01/06/09

VIGILI CONTRO I BONGHISTI GRAZIE A TOSI - MUSICA STOP a Verona

Un'ordinanza del sindaco leghista vieta l'utilizzo di strumenti musicali in piazza. Polizia municipale e carabinieri in assetto antisommossa contro gli studenti che si ritrovano la sera a piazza dei Signori. Multe, proteste e due fermi. E tante polemiche

L'ultima ordinanza del sindaco Flavio Tosi (7 maggio 2009 n. 39), che vieta l'utilizzo di strumenti musicali e sonori negli spazi pubblici aperti dopo le 22, ha mietuto le prime vittime. La sera del mercoledì, da più di un anno, gli studenti, universitari residenti e fuori sede, qualche liceale, si ritrovano nella centralissima piazza dei Signori, per i veronesi piazza Dante, con il monumento al sommo poeta che fu ospite degli Scaligeri. I ragazzi e le ragazze suonano, cantano, parlano, giocano a freesbee, disegnano col gesso per terra. Molti turisti si fermano, scambiano quattro chiacchiere, socializzano. Un modo per stare insieme fuori dal circuito commerciale di discoteche e bar, a due passi da piazza delle Erbe, dove invece infuriano gli "spritzettari" della Verona bene con i Suv parcheggiati a bordo marciapiede. In piazza Dante anche le "birrette" sono autoctone e la vendita va a finanziare il mercoledì successivo. Da quando è in vigore l'ordinanza è comparso anche uno striscione che viene steso a terra "Si vive di accordi non di ordinanze" - recita innocuamente - ma è sufficiente per vedere funzionari della Digos aggirarsi tra i giovani.

Mercoledì scorso la polizia municipale decide di mostrare i muscoli e intervenire per far rispettare l'ultimo simpatico divieto. Quattro automobili degli ex vigili urbani con motori accesi e fari puntati sul centinaio di ragazzi e ragazze presenti, funzionari della questura e carabinieri presidiano la piazza fin dalle 23. Nel frattempo alcuni gipponi della polizia sono visti stazionare nei pressi del ponte Navi, a due minuti dal luogo di ritrovo. I vigili comminano le prime multe da 100 euro a due giovanissimi "bonghisti". La protesta si accende subito, con gruppi di ragazzi a circondare le pattuglie chiedendo spiegazioni, mentre qualcuno, ironicamente, fa bolle di sapone vicino alle macchine della polizia locale. Si inizia ad organizzare una colletta tra le persone presenti per pagare le contravvenzioni. Si respira un'aria incerta, c'è tensione ma anche l'intenzione di non prendersela più di tanto. Improvvisamente, guidati dal vicecomandante Lorenzo Grella, gli agenti della municipale puntano un chitarrista, circondato da alcuni amici, che ha cominciato a strimpellare in sordina. Gli chiedono i documenti, il tono è aggressivo. Un amico si mette in mezzo, il rischio vero, a parte la multa, è il sequestro della chitarra. Viene afferrato per la maglietta, strattonato e portato verso le auto delle forze dell'ordine. Lui grida: «Se mi levate le mani di dosso vi dò i documenti», intorno i ragazzi e le ragazze urlano tentando di strapparlo alle mani della polizia. Improvvisamente si materializzano agenti e carabinieri con caschi, manganelli e giubbotti antiproiettile. Un altro giovane, intervenuto per salvare l'amico, viene letteralmente assalito e trascinato in un'automobile, altri, tra cui alcune ragazze, sono spinte via con forza. Qualcuno cade, altri si raggruppano: «Vergogna, vergogna», gridano. Alcune ragazze piangono, si scambiano sguardi disperati e increduli. Lo scenario, con le dovute proporzioni, ricorda il G8 di Genova. Mentre i due ragazzi vengono portati via a sirene spiegate, si forma un corteo spontaneo che percorre le strade del centro storico e, al grido di «Verona libera, liberi tutti subito» raggiunge la questura, presidiata da polizia e carabinieri. Le ripetute richieste di informazioni sul luogo in cui sono stati portati i due studenti cadono nel nulla. Alle 3 del mattino i due giovani vengono rilasciati, denunciati per resistenza aggravata. Da loro si apprende che sono stati identificati non in questura ma al comando della polizia locale. Uno dei due deve ricorrere alle cure dei sanitari, ha un occhio nero, numerose lesioni sul dorso e un'area del capo completamente senza capelli.
Due ore di vuoto dello stato di diritto, sostituito a Verona dal volere del sindaco-podestà, con le spalle coperte dall'amico Maroni e dal suo pacchetto-sicurezza. Del resto, siamo in tempo di elezioni. Se alle amministrative del 2007 il sindaco Tosi si pavoneggiava per la sua schiacciante vittoria dichiarando che la condanna sua e dei suoi sodali per propaganda razzista era servita a raccogliere voti - l'inchiesta partì da una denuncia delle associazioni antirazziste per una campagna promossa dalla Lega contro gli zingari - qualcosa si doveva trovare per accontentare il grande ventre leghista alla vigilia delle elezioni europee e provinciali. Cosa c'è di meglio di un centinaio di universitari capelloni, forse comunisti, sicuramente un po' freak?
Una vicenda tutto sommato molto triste, che però stavolta potrebbe rivelarsi un boomerang. Persino il centrosinistra, solitamente tiepido, se non muto, di fronte alle politiche repressive e autoritarie portate avanti da questa amministrazione, si decide ad alzare la testa. Nella seduta del consiglio comunale di giovedì la capogruppo del Partito democratico Stefania Sartori chiede informazioni al presidente del consiglio comunale sul fattaccio di piazza Dante, mentre un gruppo di giovani di Generazione democratica assiste dal loggione distribuendo volantini di protesta. Venerdì mattina una delegazione composta da rappresentanti di Sinistra e Libertà, Pdci e Rifondazione si reca in prefettura a chiedere conto dell'accaduto al viceprefetto vicario facente funzione (la carica prefettizia è vacante da qualche mese). Tra l'altro, gli esponenti dei partiti della sinistra fanno osservare come «l'azione repressiva dell'altra notte, ingiusta ed inaccettabile, sia anche costata molto. La polizia di Stato - dicono - si lamenta per non avere i soldi della benzina per le volanti, perfino per fare le fotocopie e perde tempo e denaro non per contrastare la criminalità ma per multare, reprimere e bastonare ragazze e ragazzi inermi che vogliono frequentare e vivere uno spazio che è stato costruito anche per loro».
Intanto fioccano i comunicati. Sinistra Critica, il circolo Pink e gli attivisti dell'ex csoa la Chimica, sgomberato e raso al suolo pochi mesi dopo l'elezione di Flavio Tosi, dichiarano: «Comportamenti usuali in tutte le città europee diventano un "problema di degrado e ordine pubblico" per il sindaco Tosi. Disturba il potere la socialità libera di coloro che vivono e si ritrovano senza bisogno di permessi, che stanno normalmente in piazza, per animare e rendere più accogliente e calda questa città. Ma è proprio questa normalità che è considerata sovversiva, nella città che si erge a capitale del delirio securitario». E ancora, sull'evidente differenza di trattamento della socialità di piazza e sulla collaborazione polizia municipale-questura: «A quando, sindaco Tosi e vicecomandante Grella, una bella irruzione in piazza Erbe, con tanto di celerini e di manganelli? A quando, signor Questore, un atteggiamento responsabile, che prenda le distanze dalle esigenze belluine di un sindaco despota?». Domande che forse non avranno risposta, se non quella dettata alle agenzie dal sindaco in oggetto: «Suonare oltre una certa ora - commenta Tosi - reca disturbo ai cittadini, tant'è vero che, chi voglia farlo, deve per legge chiedere l'autorizzazione dell'Amministrazione comunale che, secondo l'opportunità, può concederla oppure negarla. I bonghisti sanzionati e i loro amici, purtroppo, oltre a non avere rispetto per il sonno dei veronesi non l'hanno nemmeno per le forze dell'ordine, che ringrazio invece per il loro operato». Ordine e legalità, risposte che nulla tolgono agli inquietanti interrogativi posti da Graziano Perini e Fiorenzo Fasoli, rispettivamente segretari provinciali di Pdci e Prc: «Cosa ci facevano in piazza dei Signori - domandano e si domandano - le più alte cariche della polizia, come il vicequestore ed il vice capo della Digos, assieme ad un bel numero di poliziotti? Come mai numerose testimonianze, individuano nel comportamento del vice capo dei vigili la scintilla che ha poi acceso lo scontro? Come si spiega che alla prima reazione siano immediatamente intervenuti, in forze, i poliziotti con tanto di caschi e manganelli? Il fatto era forse preordinato? Il dubbio, in questo caso, è ben più concreto di una semplice ipotesi». E ancora, ricordando le numerose aggressioni di stampo neofascista fino all'omicidio, un anno fa, di Nicola Tommasoli: «Come mai in questa città ci sono spesso agguati, aggressioni personali, perfino uccisioni e questi fenomeni ben più gravi e problematici non vengono contrastati con la stessa decisione? Qual è la politica di questa amministrazione nei confronti delle istanze giovanili? Dove sono le proposte concrete?». La risposta è di nuovo nelle parole dei movimenti: «La realtà - dicono - è che Tosi e la sua giunta fascista stanno legittimando la violenza. Le ordinanze altro non sono che una riscrittura "moderna" delle leggi razziali, il risultato di tutto ciò è l'abbassamento della soglia di tolleranza e l'inasprimento della violenza squadrista e istituzionale. Nel barbaro assassinio di Nicola Tommasoli e nel pestaggio celerino di piazza Dante ritroviamo la stessa matrice ideologica fascista e intollerante. Oggi come ieri Tosi ne è il mandante morale e politico». Per contrastare questa deriva allarmante e pericolosa, gli studenti, i gruppi, le associazioni, i partiti della sinistra daranno vita oggi pomeriggio alle 17 ad un presidio assordante, rumoroso e creativo nella piazza teatro delle violenze.
Per finire, come in tutte le storie che si rispettino, c'è anche una una canzone, perché questa disgraziata città ha, nonostante tutto, i suoi menestrelli.

Qui nella mia Verona
terra di amori e di bandiere
una chitarra suona ...
rispondon mille capi neri.

Le fotografie, i video girati mercoledì sera, le testimonianze si trovano sul sito vietatalavita.noblogs.org

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