02/03/09

La seconda battaglia contro il NUCLEARE

CultCorner.info condivide e si associa alla SECONDA BATTAGLIA CONTRO IL NUCLEARE: a seguire tutti i contatti e le informazioni e tutto quel che ti serve per spiegare perchè siamo CONTRO: [ fonte: www.jacopofo.com ]

Lanciamo una campagna contro il nucleare in Italia!
Non lasciarti travolgere dalla fessacchiaggine.
Questi sono pericolosi veramente.
Ed è anche una battaglia divertente perchè questa la vinciamo di sicuro.
Abbiamo dalla nostra parte il 70% degli italiani. Voglio poi ridere quando dovranno annunciare DOVE le voglio fare sté quattro centrali francesi che Berlusconi ha fatto l'accordo con Sarkozy e l'Enel.
Alla fine non se ne farà niente e saranno solo soldi buttati.

4 centrali nucleari in Italia. Ma sono francesi...

E ora voglio ridere quando si scopre dove dovranno essere costruite queste 4 centrali.... Le vuoi vicine a casa tua? Ma sono di nuovo tipo... Non ti devi preoccupare... Non ti fidi di Sarkozy?

Berlusconi ha firmato un accordo con Sarkozy per 4 centrali nucleari francesi costruite in Italia. Una follia in collaborazione con Enel.
Saranno pronte fra 20 anni. La crisi energetica sta già scoppiando (solo la crisi economica ci sta dando una boccata d'aria. Non ci serve energia fra 20 anni, Ci serve ora.
Qui di seguito pubblico due approfondimenti sul nucleare con una serie di notizie che i media si guardano bene dal diffondere.
Si tratta di un grande lavoro di ricerca per il quale devo ringraziare Laura Maluccelli, grande amica e straordinaria ricercatrice.
Leggi solo se hai voglia di farti rizzare i capelli in testa.
La storia del nucleare e 100 volte più folle di quel che credi. [fonte]

E DOVE LE FANNO STE' CENTRALI NUCLEARI?
ECCO DOVE LE FANNO!

(ripubblico l'articolo sullo studio lanciato mesi fa da Roggiolani, i disegni sono relativi a quella campagna, clicca per ingrandirli)

Ma gll’italiani sono lenti e aspetteranno per incazzarsi quando vedranno muoversi la macchina nucleare sotto casa loro. Basta un solo discorso per dire quanto progetto questo sia folle. I dati ce li dà Repubblica di qualche giorno fa, in un articolo che finge di essere imparziale e ci presenta il piano della Edison per 5-10 centrali nucleari sparse per il paese. Una vera follia. Vediamo perché. Innanzi tutto se si partisse immediatamente a costruirle entrerebbero in funzione (secondo i tecnici Edison) nel 2019. Se ciò si avverasse sarebbe la prima volta in Italia che un’opera viene realizzata nel tempo previsto. Ma poniamo pure che ci riescano sarebbe una realizzazione tardiva visto che la crisi energetica e gli alti costi del petrolio stroncheranno l’economia italiana entro 5 anni se non si troveranno delle soluzioni. Ma al di là di questo, la spesa prevista da Edison per 10 centrali è di 40 miliardi di euro (ottantamila miliardi di lire) con un costo di 2 mila euro a kilowat. Ma con 2 mila euro a kilowatt posso installare le turbine a acqua di nuova generazione che lavorano spinte dalla alta e dalla bassa marea o dalla corrente dei fiumi. Cioè non hanno bisogno di cascate. Ogni singola turbina produce 1 kilowatt di potenza e ha un diametro di 120 centimetri. Quindi è piccola e può essere installata sul fondo di un corso d’acqua senza interferire con la navigazione. E queste turbine potremmo iniziare a installarle da domani mattina e si ripagherebbero con l’energia prodotta prima che le centrali nucleari possano entrare in funzione. Ma l’articolo di Repubblica ci informa anche che Moody’s, la nota agenzia di rating (cioè quelli che valutano l’affidabilità di un investimento) ha stimato che il prezzo reale di una centrale nucleare arriverebbe a 4 mila euro per ogni kilowatt di potenza, mentre il prezzo attuale di un kilowatt prodotto con l’eolico è intorno ai 3 mila euro. Inoltre bisognerebbe calcolare che nei prossimi anni i prezzi di idrico e eolico continueranno a calare grazie alla massificazione dei sistemi di produzione e alle nuove tecnologie che stanno per arrivare sul mercato. E si calcola che tra 3-4 anni il solare dovrebbe diventare conveniente rispetto al nucleare anche senza finanziamenti pubblici. Infine nel costo del nucleare non è conteggiata la spesa per stoccare per decine di millenni le scorie radioattive che in mano dei terroristi si trasformerebbero in bombe atomiche sporche (composte da esplosivo convenzionale e scorie che vengono sparse nell’atmosfera dalla deflagrazione). Infine, se ci fossero ancora dubbi potremmo aggiungere che l’uranio, che alimeta le centrali nucleari, è agli sgoccioli: nei prossimi anni sarà sempre più raro e più caro. In sintesi oggi costruire centrali nucleari è pericoloso, stupido e soprattutto anti economico. Sinceramente non credo che alla fine riusciranno a farle. Credo però che riusciranno a spendere un mare di soldi nel tentativo di farlo. [fonte]

Vedi qui altre info sulla localizzazione delle centrali. (con mappe e spiegazione dei criteri utilizzati per individuare i possibili siti che Berlusconi sceglierà.

TUTTI I PROBLEMI DEL NUCLEARE:
PERCHE' E' UNA FOLLIA.
(Da "salvare l'ambiente conviene!" Edizioni Nuovi Mondi Media-jacopo fo)

E CI RIPARLANO DI NUCLEARE...
Sono trascorsi oltre 20 anni dal referendum
che, nel 1987, bocciò l’uso del nucleare in Italia.
Nonostante gli anni, le ragioni sollevate dal NO
risultano ancora assai attuali: lo smaltimento
delle scorie, la scarsa quantità di uranio disponibile,
la pericolosità dimostrata da molteplici avvenimenti,
gli astronomici costi che comporta...
I problemi sono rimasti, nessuno è stato risolto.
Ciononostante, nel periodo 1992-2005, dei fondi
per la ricerca e lo sviluppo, l’11% è stato destinato
alle fonti rinnovabili nel loro insieme mentre il
nucleare ha assorbito oltre il 58%.4
62
Come riporta lo studioso Marco Cedolin: secondo
le stime correnti, la quantità di tutto l’uranio
estraibile è nell’ordine dei 3,5 milioni di tonnellate.
Dal momento che il consumo attuale è di 70.000
tonnellate/anno (per coprire solo il 6% della
domanda globale di energia primaria), basteranno
50 anni per esaurire tali scorte (considerando che ci
vogliono almeno 10-12 anni per costru i re una centrale
nucleare). Se ci fosse un “ritorno al nucleare”
l’esaurimento della risorsa sarebbe, però, ancora
più rapido: appena pochi anni.
Gli operatori del mercato dell’uranio sanno benissimo che diventerà tra non molto una merce rara. anche un dato quantomeno strano rispetto
al nucleare: in questi ultimi quattro anni, il prezzo
dell’uranio è salito di circa 20 volte, senza che ci
sia stato alcun aumento della richiesta.
Allo sviluppo dei reattori di IV generazione
(che, secondo i ricercatori, dovrebbe avvenire nel
2030) è affidato il compito di superare questi limiti:
tre delle sei filiere studiate sono reattori veloci
al plutonio e, tra queste, quella più avanti nello
sviluppo è raff reddata con sodio liquido. Il
Superphénix, un reattore veloce al plutonio raffreddato
con sodio liquido, è stato il più grande
fallimento industriale della storia: 13.000 miliardi
di lire per un ventennio (a partire dagli anni
Ottanta), a cui si devono aggiungere 2,1 miliardi
di euro (stimati dalla Corte dei Conti francese per
63
lo smantellamento). Dopo 54 mesi, Superphénix è
stato chiuso nel 1994 per i continui incidenti. I cittadini
italiani non lo sanno ma hanno pagato,
attraverso Enel, il 33% di questa folle spesa.
Le scorie nucleari si possono dividere in diverse
categorie in base al loro stato (solido, liquido o
gassoso), dal potenziale di radioattività in esse
contenuto e dalla durata nel tempo della loro
pericolosità. Sostanzialmente i rifiuti radioattivi si
dividono in tre gruppi:
• le scorie a bassa attività costituite da carta, stracci,
indumenti, guanti, soprascarpe, filtri liquidi.
Un tipico reattore nucleare ne produce annualmente
circa 200 metri cubi (mc);
• le scorie a media attività, costituite dagli scarti di
lavorazione, da liquidi, dalle resine di ioni derivanti
dalle centrali nucleari, dagli impianti di
riprocessamento e dai centri di ricerca. Un tipico
reattore nucleare ne produce circa 100 mc
l’anno;
• le scorie ad alta attività, costituite dal combustibile
nucleare irraggiato e dalle scorie primarie
del riprocessamento, derivanti unicamente dalle
centrali nucleari e dagli impianti di riprocessamento.
Un tipico reattore nucleare ne produce
annualmente circa 30 tonnellate che corrispondono
una volta riprocessate a 4 mc di materiale.
Le scorie a bassa e media attività resteranno
pericolose per centinaia d’anni (circa 300) quelle ad
alta attività, che pur costituendo il 3% del volume
totale rappresentano da sole il 95% della radioattività
complessiva, manterranno la loro carica mortale
per molte migliaia di anni (fino a 250.000 anni).
Periodi lunghissimi, che vanno molto al di là non
solo dell’arco di una vita umana, ma anche della
possibile durata di una “civiltà” e perfino della storia
dell’esistenza umana così per come la conosciamo.
Questi dati dovrebbero bastare da soli a darci
la dimensione dell’incommensurabile grandezza
del problema con il quale ci stiamo confrontando e
dell’assoluta impossibilità della tecnologia scientifica
attuale (e con tutta probabilità anche futura) di
smaltire in qualche maniera l’enorme carico di
materiale radioattivo che anno dopo anno si sta
accumulando (come conseguenza dell’attività delle
oltre 400 centrali nucleari disseminate sul pianeta).
Ogni anno queste centrali, presenti in 31 nazioni,
producono migliaia di tonnellate di scorie.5
Anche nel caso (improbabile) di una perfetta
tenuta delle strutture di stoccaggio per tutto l’arco
di tempo, subentrerebbe comunque l’altissimo
rischio di eventi imponderabili quali guerre, terremoti,
alluvioni e incidenti di vario genere, la cui
possibilità in un periodo così lungo e per come
stanno adesso le cose nel mondo, risulta tutt’altro
che remota.
Le mappe che indicano i depositi esistenti nel
mondo riguardano quasi esclusivamente i rifiuti
nucleari a bassa radioattività e viene spontaneo
domandarsi cosa ne sia stato delle scorie ad alta
radioattività.
In realtà, per custodire i rifiuti nucleari ad alta
radioattività non è stato fatto assolutamente
UN PALAZZO DI PIÙ DI SESSANTA PIANI DI PAURE ATOMICHE
LA MAPPA DEGLI 80.000 METRI CUBI DI SCORIE NUCLEARI IN ITALIA
nulla. O meglio, tutto il gotha della tecnologia
mondiale ha dimostrato di non avere assolutamente
né i mezzi né tanto meno le conoscenze tecnico/
scientifiche per affrontare un problema che
travalica di gran lunga le capacità operative dell’essere
umano, qualunque siano le competenze
tecniche raggiunte. “Rapportarsi con periodi di
tempo il cui ordine è quello delle ere geologiche
significa abbandonare ogni stilla di realismo, per
rifugiarsi fra le pieghe dell’utopia, dell’incoscienza
e della pazzia. Nulla e nessuno potrà mai prevedere
le mutazioni di ogni genere che riguarderanno
il pianeta nei prossimi 100/200.000 anni, né
individuare luoghi o spazi adatti a stipare in sicurezza
le scorie ad alta radioattività in un futuro
tanto lontano”.6
In attesa di una soluzione che mai potrà essere
trovata, le 440 centrali nucleari di cui è costellato
il pianeta lavorano a pieno regime e i rifiuti ad
alta radioattività vengono semplicemente stoccati
in depositi “di fortuna” in attesa di un trasferimento
definitivo che non avverrà mai. Il
Dipartimento dell’Energia (DOE) americano, per
risolvere (in realtà, si tratta piuttosto di “rammendare”)
il problema delle scorie nucleari, impiegherà
dai 70 ai 100 anni, spendendo dai 200 ai
1.000 miliardi di dollari. Con tutta probabilità,
quando il deposito sarà terminato, e cioè non
prima del 2015, la quantità di nuove scorie accumulatesi
nel corso degli anni (al ritmo di 2.300
tonnellate annue) richiederà immediatamente la
costruzione di un nuovo deposito. Inoltre, studi
scientifici effettuati da commissioni non governative
hanno dimostrato che, nel lungo periodo,
sarà impossibile impedire le infiltrazioni delle
acque sotterranee nel deposito.
L’attuale stato di conservazione delle scorie nei
vari paesi è spesso estremamente precario e anche
le più elementari norme di sicurezza non sono
neppure prese in considerazione, costituendo la
potenziale occasione per incidenti di gravità
anche superiore rispetto a quello di Chernobyl.
Questo non avviene solo nei paesi meno sviluppati
e nell’est europeo, ma anche in Europa e
negli Stati Uniti che, dal punto di vista tecnologico,
rappresentano una delle realtà fra le più avanzate
al mondo. Diciamo pure che il problema è
ovunque irrisolvibile, pensate che persino l’uranio
usato nel 1942 da Enrico Fermi è ancora in
attesa di una sistemazione finale.
La “banda dell’atomo” (Berlusconi, Bush,
Sarkozy e compagnia atomica) che, anche in
Italia, sta tentando di riproporsi con la promessa
di energia a buon mercato può solo fingere che i
rifiuti radioattivi non esistano, poiché qualunque
tentativo serio di smaltimento degli stessi, avrebbe
dei costi esorbitanti (a fronte di ben scarsa resa)
e li metterebbe inevitabilmente fuori dai giochi. Il
pericolo più grave, posto nell’immediato, è quello
che alcune organizzazioni (molte delle quali private)
fra quelle che gestiscono le centrali e il loro
contenuto scelgano la strada più semplice e decidano
di far “sparire” le proprie scorie, magari in
fondo al mare o interrandole in vecchie cave e gallerie
in disuso, confidando nel fatto che difficilmente
un simile crimine ecologico verrebbe alla
luce in tempi brevi.
Il rapporto dell’Italia con le proprie scorie
nucleari è esemplificativo. Nel nostro paese tutto
ciò che oggi riguarda il nucleare fa capo alla
Società Gestione Impianti Nucleari S.p.S.
(SOGIN) istituita nel 1999, che ha incorporato
tutte le stru t t u re e le competenze che prima
appartenevano all’Enel nell’ambito del nucleare.
Presidente della SOGIN è il generale Carlo Jean
che, nel febbraio 2003, ha così quantificato i rifiuti
radioattivi presenti in Italia: circa 50.000 metri
cubi (mc) di scorie radioattive a bassa e media
radioattività, circa 8.000 mc di scorie radioattive
ad alta radioattività, 62 tonnellate di combustibile
irraggiato, oltre a ospedali, acciaierie, impianti
petrolchimici e così via che producono circa 500
tonnellate di rifiuti radioattivi ogni anno.

Dal 1989 in poi il cittadino italiano ha iniziato a
pagare, attraverso un’addizionale sulle bollette
Enel, i cosiddetti “oneri nucleari” destinati in un
primo tempo a compensare l’Enel e le altre società
collegate per le perdite conseguenti alla dismissione
delle centrali. Dal 2001 fino al 2021 gli oneri
sono stati destinati alla SOGIN e finalizzati alla
messa in sicurezza degli 80.000 mc di scorie radioattive
frutto dell’attività nucleare. Alla data del
2021 i cittadini avranno pagato attraverso addizionali
sulla bolletta Enel la cifra astronomica di
11 miliardi di euro.

[fonte]

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