27/10/08

Appello SIMM: ritirare l’emendamento che modifica l’art. 35 del T.U.! Un atto inutile e dannoso anzi pericoloso

Società Italiana di Medicina delle Migrazioni
S.I.M.M.
PRESIDENTE: DR. SALVATORE GERACI (ROMA)
DIREZIONE E SEGRETERIA
VIA MARSALA, 103 00185 ROMA
tel 06.445.47.91 fax 06.445.70.95
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Appello SIMM: ritirare l’emendamento che modifica l’art. 35 del T.U.!
Un atto inutile e dannoso anzi pericoloso.

Nell’ambito della discussione in Senato del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” (atto 733), in commissione congiunta Giustizia ed Affari Costituzionali, è stato depositato da quattro senatori ed una senatrice della Lega Nord un emendamento che mina radicalmente uno dei principi base della politica sanitaria nei confronti dei cittadini stranieri nel nostro paese e cioè la garanzia di accessibilità ai servizi per la componente irregolare e clandestina.
Sono previste due modifiche al comma 4 e comma 6, e l’abrogazione del comma 5 dell’articolo 35 del Decreto Legislativo 286 del 1998 (Testo Unico sull’immigrazione).
Partiamo dal comma 5, la cui cancellazione è di estrema gravità: esso infatti attualmente prevede che “l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
Questa disposizione normativa è presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, attraverso l’art. 13, proposto da una vasta area della società civile, del decreto legge n. 489/95, più volte reiterato, voluto ed approvato dal centro destra anche con i voti della Lega. La “logica” della norma non è solo quella di “aiutare/curare l’immigrato irregolare” (per altro deontologicamente assolutamente corretta!) ma in particolare di tutelare la collettività come prevede l’articolo 32 della Costituzione; il rischio di segnalazione e/o denuncia contestuale alla prestazione sanitaria, creerebbe una barriera insormontabile per l’accesso e spingerebbe ad una “clandestinità sanitaria” pericolosa per l’individuo ma anche per la popolazione laddove possano esserci malattie trasmissibili.
Ormai esiste una significativa documentazione sul tema, compresa la posizione della Federazione degli ordini dei medici italiani, di alcune Società scientifiche e dei Ministri della sanità europei ... che sottolineano l’indispensabilità di questa impostazione per garantire concretamente la salute per tutti (è assolutamente intuitivo come le malattie non facciano distinzione di etnia, status giuridico o colore della pelle). L’effetto della cancellazione di questo comma vanificherebbe il lavoro fatto negli ultimi 13 anni che ha prodotto importanti successi nell’ambito sanitario tra gli immigrati testimoniato ad esempio dalla riduzione dei tassi di Aids, dalla stabilizzazione di quelli relativi alla Tubercolosi, dalla riduzione degli esiti sfavorevoli negli indicatori materno infantili (basso peso alla nascita, mortalità perinatale e neonatale ...). E tutto questo con evidente effetto sul contenimento dei costi in quanto l’utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi (quando non sia impedito da problemi di accessibilità) si dimostra non solo più efficace, ma anche più “efficiente” in termini di economia sanitaria.
La modifica al comma 4 introduce invece un rischio di discrezionalità che amplificherebbe la difficoltà di accesso facendo della “barriera economica” e dell’eventuale segnalazione (in netta contrapposizione al mandato costituzionale di “cure gratuite agli indigenti”), un possibile strumento di esclusione, forse compromettendo la stessa erogazione delle prestazioni.
Il comma 6, sembra invece soltanto un aggiustamento rispetto al mutato quadro delle competenze sanitarie a seguito del processo di devoluzione.


Riteniamo pertanto inutile e dannoso il provvedimento perchè:

# spingerà all’incistamento sociale, rendendo invisibile una popolazione che sfuggirà ad ogni forma di tutela sanitaria e di contatto sociale legittimo;

# potrà produrre percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele al di fuori dei sistemi di
controllo e di verifica della sanità pubblica (rischio di aborti clandestini, gravidanze non tutelate, minori non assistiti, ...);

#creerà condizioni di salute particolarmente gravi poiché gli stranieri non accederanno ai servizi se non in situazioni di urgenza indifferibile;

#avrà ripercussione sulla salute collettiva con il rischio di diffusione di eventuali focolai di malattie trasmissibili a causa dei ritardi negli interventi e la probabile irreperibilità dei destinatari di interventi di prevenzione;

# produrrà un significativo aumento dei costi in quanto comunque le prestazioni di pronto soccorso dovranno essere garantite e le condizioni di arrivo saranno significativamente più gravi e necessiteranno di interventi più complessi e prolungati;

# spingerà molti operatori ad una “obiezione di coscienza” per il primato di scelte etiche e
deontologiche.

Riteniamo estremamente pericoloso il provvedimento poichè soprattutto in un momento di
trasformazione sociale e di sofferenza economica, questo atto va ad intaccare il cosiddetto “capitale sociale” ** della società (contrasto tra italiani e stranieri, diritti negati e nascosti, radicale differenza nella vision dell’approccio professionale) che una significativa letteratura scientifica definisce condizione per una deriva nel conflitto sociale (le cui prime avvisaglie stiamo già vivendo negli ultimi tempi).
Come medici ed operatori sanitari ci appelliamo perchè piuttosto che logiche di partito prevalga, alla luce delle evidenze tecnico scientifiche e di consolidate politiche sanitarie, un approccio intelligente e concreto di sanità pubblica come è già avvenuto nel 1995.

Il Consiglio di Presidenza della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni


** Per “capitale sociale” si intende la fiducia, le norme che regolano la convivenza e le relazioni interpersonali, formali e informali, essenziali per il funzionamento dell’organizzazione sociale.

L’adesione di medici e operatori sanitari del Friuli V.G. all’appello della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni S.I.M.M.

COMUNICATO STAMPA

L’adesione di medici e operatori sanitari del Friuli V.G. all’appello della
Società Italiana di Medicina delle Migrazioni S.I.M.M.
per ritirare l’emendamento che modifica l’art. 35 del T.U. sull’immigrazione.

Anche per molti medici e operatori sanitari e sociali del FRIULI VG modificare o abrogare alcune disposizioni contenute nell’art 35 del testo unico sull’immigrazione è un atto inutile e dannoso.

Nell’ambito della discussione in Senato del cosiddetto “Pacchetto Sicurezza” è stato depositato da alcuni esponenti della Lega Nord un emendamento che cerca di cancellare uno dei principi fondamentali della politica di tutela della salute collettiva e cioè la possibilità per tutti gli immigrati, anche se irregolari, di accedere ai servizi sanitari in caso di bisogno.

I medici e gli operatori sanitari e sociali sono in particolare preoccupati dalla proposta di abrogare il comma 5 dell’articolo 35 del Testo Unico sull’immigrazione, che prevede che l’accesso alle strutture sanitarie (sia ospedaliere, sia territoriali) da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”.
Questa norma presente nell’ordinamento italiano già dal 1995, pemette non solo di “aiutare/curare l’immigrato irregolare” (dovere imprescindibile del medico!) ma anche di tutelare la collettività come prevede la Costituzione; il rischio di segnalazione creerebbe una paura insormontabile per l’accesso e spingerebbe ad una “clandestinità sanitaria” pericolosa per l’individuo ma anche per tutta la popolazione in generale (si pensi al rischio di diffusione delle malattie infettive se non tempestivamente diagnosticate !)
E’ assolutamente evidente –sottolineano i medici - come le malattie non facciano distinzione di status giuridico né di etnia o colore della pelle. Togliere a qualcuno la possibilità di curarsi, vanificherebbe il lavoro fatto negli ultimi 13 anni che ha prodotto importanti successi nell’ambito sanitario come ad esempio la riduzione dei tassi di Aids e di Tubercolosi, il miglioramento degli indicatori di salute materno infantili. Inoltre si deve sottolineare che l’utilizzo tempestivo e appropriato dei servizi e delle cure produce un evidente contenimento dei costi e contribuisce ad evitare più complessi e costosi provvedimenti di prevenzione e sanità pubblica.
Gli operatori che hanno sottoscritto l’appello della SIMM ritengono quindi inutile e dannoso modificare l’articolo 35, evidenziando una serie di pericoli per la salute di tutta la comunità regionale, quali:
# il rischio di rendere invisibile una popolazione che sfuggirà ad ogni forma di tutela sanitaria e di controllo sociale
# la nascita di percorsi sanitari ed organizzazioni sanitarie parallele e clandestine fuori dal controllo della sanità pubblica
# il ricorso ai servizi solo in condizioni di grave urgenza
# il rischio di diffusione di malattie infettive
In nome del primato dei doveri etici e deontologici, saremo comunque costretti a scegliere di “disobbedire” ad una legge ingiusta : ci appelliamo perchè piuttosto che logiche di partito prevalga, alla luce delle evidenze tecnico scientifiche e di consolidate politiche sanitarie, un approccio intelligente e concreto di sanità pubblica come è già avvenuto nel 1995.



aderisce anche la “ASSOCIAZIONE MEDIATORI DI COMUNITA’ – ONLUS “ , Udine
1. Guglielmo Pitzalis, medico, medicina sociale,dipartimento di prevenzione, Udine
2. Rosalia Maria Da Riol,pediatra, neonatologia, A.O.U., Udine
3. Driussi Silvia, ginecologa, consultorio familiare, Udine
4. Ennia Salvador, assistente sanitaria, consultorio familiare, Udine
5. Bidassi Paola, ostetrica, consultorio familiare, Udine
6. Claudia Zuliani, medico del lavoro, dipartimento di prevenzione., Udine
7. Barbara Alessandrini, medico del lavoro, dipartimento di prevenzione , Udine
8. Paolo Monte,medico, medicina sociale, dipartimento di prevenzione, Udine
9. Valentina Brussi, medico, medicina sociale, dipartimento di prevenzione, Udine
10. Daniela Gnesutta, medico, medicina sociale, dipartimento di prevenzione, Udine
11. Agnoletto Anna Paola, medico, distretto sanitario , Udine
12. Anna Beltrame, medico, clinica malattie infettive, A.O.U., Udine
13. Irma Guzman, vicepresidente l'associazione femminile “ La Tela “, Udine
14. Najada Hakiraj , mediatrice culturale, Udine
15. Maria Cristina Novelli , sociologa, sos comunicazione URP Ass 4, Udine
16. Nadia Urli, tutor , corso di laurea in infermieristica , facoltà di medicina, Udine
17. Elisabetta Mauro, psicologa e psicoterapeuta transculturale, Udine
18. Maurizio Ingegneri , associazione “Vicini di Casa”, Udine
19. Maria Teresa Ghiraldo, assistente sanitaria , dipartimento di prevenzione , Udine
20. Maria Francesca Zamaro , infermiera A.O.U. , Udine
21. Renato Cantoni ,direttore centro di accoglienza “ Casa Dell’Immacolata “ , Udine
22. Daniela Tomada ,assistente sanitaria , medicina sociale , dipartimento di prevenzione, Udine
23. Marinella Menotti , assistente sanitaria , medicina sociale , dipartimento di prevenzione , Udine
24. Daniela Sebastianutto , assistente sanitaria , medicina sociale , dipartimento di prevenzione , Udine
25. Licia Battigelli , assistente sanitaria , medicina sociale, dipartimento di prevenzione , Udine
26. Fulvia Sostero , assistente amministrativa, medicina sociale dipartimento di prevenzione , Udine
27. Maria Grazia Milillo, assistente sanitaria, direzione sanitaria, ospedale di S. Daniele
28. Paolo Pischiutti, medico del lavoro, dipartimento di prevenzione, ASS 3, Alto Friuli
29. Andrea Buiatti, medico psichiatra del dipartimento di salute mentale ,ASS 3, Alto Friuli
30. Emanuela Zamparo, medico, direttore dipartimento di prevenzione, ASS 6, Pordenone
31. Elena Caccamo ,operatrice SERT, A.S.S. n. 6 , Pordenone
32. Rossana Casadio, consigliere comunale, Sacile
33. Maria Giovanna Casu, master immigrazione Ca Foscari, Venezia
34. Daniela Gerin ,ginecologa , Trieste
35. Claudio Germani, medico pediatra, Trieste
36. Lorenzo Monasta, epidemiologo, Trieste
37. Aldo Skabar, medico , Trieste
38. Fabia Pirrotta , ostetrica ,Trieste
39. Anna Rita Campedel , ostetrica , Trieste
40. Claudia Sfetez, ostetrica , Trieste
41. Marco Rabusin, pediatra , Trieste
42. Lorenzo Monasta, epidemiologo , Trieste
43. Marcella Montico , bio-statistica , Trieste
44. Giuliana Pitacco , caposala ,Trieste
45. Claudia Carletti, nutrizionista , Trieste
46. Marino Andolina ,pedriatra oncologo , Trieste
47. Vittoria Sola ,pediatra ,Trieste
48. Annamaria Cortese ,ostetrica , Trieste
49. Adriano Cattaneo , epidemiologo , Trieste
50. Irmengarda Schojer , ginecologa , Trieste
51. Sofia Quinterno , medico ,Trieste
52. Benedetto Capodieci , psichiatra ,Trieste

21/10/08

A Natale…Regalati un pozzo! Un pozzo per Afatahan - Nord Benin

Avete mai provato a rimanere un giorno d’estate senza bere acqua? Quella sensazione continua disecco in gola e sulla lingua? Bene, provate a moltiplicare questa sensazione per giorni interi e per mesi e capirete in parte quello che intendo. Avete mai visto le pance dei bimbi africani sui vari documentari choc alla televisione? Per eliminare quelle immagini, basterebbe un minimo d’acqua pulita.
Afatahan è un villaggio di alcune migliaia di persone sperduto nella savana, a 10 km da Djougou nel nord del Benin: in tutta la zona
c’è solo un pozzo poco profondo dove si verifica carenza d’acqua da febbraio a giugno. Le persone che arrivano fin qui da chilometri di distanza, passano la notte nei pressi del pozzo per essere tra le prime ad usufruire dell’acqua, prima che il pozzo si esaurisca durante il giorno.
Abbiamo deciso, con l’aiuto di una turista responsabile che finanzierà lo scavo per un secondo pozzo in zona, i cercare i fondi necessari per rendere quest’ultimo più sicuro e profondo, evitando cioè che gli animali arrivino a contaminare l’acqua con i loro bisogni. Servono urgentemente almeno 2000 euro.
Questo pozzo servirà a togliere la sete ad almeno 5000 persone e a fare in modo che le donne e i bambini non debbano percorrere decine di chilometri per procurarsi l’acqua necessaria per sopravvivere.
Pur rientrando nell’area del Sahel, al nord del Benin non vengono riconosciuti gli aiuti internazionali e questo contribuisce a toglier voce e visibilità a questa fascia del paese. Nel villaggio di Afatahan mai nessun volontario e mai nessuna ong ha messo piede, è un villaggio ormai dato per “perso”: le richieste della popolazione cadono nel vuoto. Noi invece crediamo che tutti gli uomini, indipendentemente da dove nascano, abbiano la stessa dignità e lo stesso diritto a vivere!
Acqua pulita significa meno malattie e meno mortalità infantile, significa per le donne impostare la loro vita nei villaggi in modo differente (coltivazione di ortaggi, più tempo per organizzarsi, ecc) e quindi auto-sviluppo. È indispensabile cominciare i lavori subito prima che arrivi la stagione secca!!
Vi chiediamo quindi di partecipare ad una corsa contro il tempo..perché non pensare di fare e farvi come regalo di Natale un pozzo per Afatahan? Perché non brindare al 2009 con dell’acqua pulita? Responsabili della costruzione del pozzo saranno gli abitanti stessi del villaggio, coordinati da Justine Houndè. Responsabile del finanziamento e della riuscita del progetto “un pozzo per Afatahan”, sarà la Ong “Ensemble pour grandir – La maison de Joie a Ouidah”.


Per aiutarci potete fare un’offerta qui: c/c 11233/V – Banca Antonveneta – Filiale di Faenza n° 460 – ABI: 05040 – CAB: 23700 – CIN : R –
specificando come causale: progetto “La Maison de la Joie a Ouidah – un pozzo per Afatahan”


Oppure contattateci direttamente:

Flavio Nadiani tel 0564/668164 flavio.nadiani@alice.it

Simona Apuzzo cell.339/2403500 altrove1976@libero.it

www.webalice.it/flavio.nadiani

blog: Africa Benin il turismo responsabile myblog..it

A tutti coloro che ci sosterranno verrà inviata una foto del pozzo e l’invito a venirlo a
visitare personalmente.

“Non possiamo fare grandi cose su questa terra,
solo piccole cose con grande amore”
(Madre Teresa di Calcutta)

Grazie e a tutti!

07/10/08

Chi usa carte false è un comunista vero....

Aiuto!

spiegatemane il significato!

Ministro Tremonti!
ma che minchia dici!

Per favore!
qualcuno me lo spieghi...

grazie!

(ANSA) - LUSSEMBURGO, 7 OTT - "Chi usa carte false dimostra di essere un comunista vero": così il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, replica a Walter Veltroni e a Pierluigi Bersani, che hanno accusato il ministro di voler introdurre nel 2003 i mutui ipotecari in Italia. (ANSA)

E Tremonti si mette a frignare... Peccato che quello che dice Bersani sia tutto vero!!!

La conferenza stampa è stata trasmessa integralmente da Gr Parlamento.