30/04/09

[Aquila] l'ospedale crollato come cartapesta costruito dalla Impregilo

Indovinate da chi è stato costruito il nuovo ospedale dell'Aquila venuto giù come fosse di cartapesta?
Impregilo! Si, sempre lei (l'azienda di Caltagirone, suocero del segretario UDC Casini)
La stessa che ha causato l'emergenza rifiuti a Napoli.
La stessa che è riuscita a incrementare esponenazialmente le spese per i lavori della TAV con i quali ha causato danni ambientali enormi.
La stessa che lavora sulla Salerno-Reggio Calabria
e proprio in questi giorni ha chiesto e ottenuto un prolungamento della consegna dei lavori di altri tre anni, ottenendo ovviamente altri fondi.


La stessa che ha vinto l'appalto per la costruzione del Ponte di Messina.
La stessa che dovrà costruire sul nostro territorio le centrali nucleari.
La stessa i cui vertici sono stati indagati a tutto spiano.


E' l'Impregilo che ha costruito l'ospedale San Salvatore dell'Aquila caduto come se fosse di cartapesta.


Chi diavolo è questa società dall'enorme potere che sta devastando la nostra terra?


Anche questa volta nessuno parlerà di lei?
Anche questa volta la passerà liscia?


PS: Se per qualcuno non fosse sufficiente basta andare sul sito dell'Impregilo e ricercare "Ospedale" per leggere.

24/04/09

Ora e sempre

1945, 2009, italia
25 aprile
venerdì 24 aprile, dalle ore 17.00,
COMMEMORAZIONE IN BORGO VILLALTA,
Udine sabato 25 aprile, dalle ore 9.30 in Piazza Primo Maggio a Udine, CORTEO DELLA GIORNATA DELLA LIBERAZIONE
"La grande differenza tra i valori proclamati e i valori reali della società, l'omologazione, fanno pensare veramente a una società totalitaria. Quello che importerà nel futuro sarà il comportamento della più grande forza mai conosciuta: la massa omologata dei consumatori, la stragrande maggioranza degli esseri umani, non più l'ingegno delle élites culturali o l'attività dei politici.

L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto.

Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l'Italia: si tratta dunque di un'omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre.

Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare".

Pier Paolo Pasolini, 1962

22/04/09

All’opinione pubblica e a tutti coloro che mostrano interesse per la questione kurda - Popolo Kurdo - 4

Koma Civakên Kurdistan Peoples` Confederation of Kurdistan

In Turchia recentemente si sono svolte le elezioni comunali, segnate da un’intensa campagna elettorale come se si trattasse di elezioni per il Parlamento Nazionale.

Nella regione del Kurdistan le elezioni sono state seguite con grande interesse e vi era grande attesa per i risultati che hanno visto la vittoria della linea patriottico-democratica. Tutti gli ambienti politici e la stampa sia quella nazionale che internazionale, sia quella di partito che quella indipendente hanno avuto modo di constatare come il popolo kurdo rifiuti la politica verso i Kurdi dello Stato turco e del governo dell’AKP. Ed è stato chiaramente fatto riferimento al fatto che la questione kurda non può essere risolta ignorando Abdullah Öcalan, il PKK e il DTP. In seguito ai risultati elettorali è emersa nell’opinione pubblica straniera l’aspettativa che la questione kurda dovesse essere risolta facendo ricorso ad una nuova politica orientata decisamente ad individuare delle soluzioni.

Nonostante il clima repressivo nel periodo elettorale e i continui controlli della parte kurda è stata manifesta la volontà della popolazione kurda; in tutte le città, grandi e piccole del Kurdistan, si è assistito alla netta avanzata ed al successo del DTP. La popolazione kurda ha espresso votando per il DTP la sua volontà per una soluzione democratica della questione kurda. Se si vuole considerare la popolazione kurda una parte della popolazione della Turchia, i decisori politici in Turchia devono assumersi la responsabilità di considerare la volontà e le richieste della parte kurda. Tradurre tutto questo in fatti politici concreti è un imperativo morale e politico per uno Stato che ha la pretesa di essere uno Stato di diritto.

Le elezioni hanno fatto capire che la questione della democraticizzazione della Turchia e la questione kurda possono essere risolte per via democratica. I popoli della Turchia hanno conferito attraverso le elezioni ai decisori politici e principalmente all’AKP questo compito. Il popolo kurdo ha festeggiato il Newroz con gli slogan “Libertà per l’identità”, Libertà per Abdullah Öcalan, “ Autonomia democratica”. Il DTP ha formulato chiaramente questi slogan nella sua campagna elettorale e principalmente quello dell’“Autonomia democratica”. E che il popolo abbia espresso il suo consenso a questo programma è una grossa responsabilità anche per il nostro movimento.

Il movimento di liberazione kurdo ha sempre cercato di assumersi le proprie responsabilità e di rendere possibile una soluzione democratica, quando ha visto un clima politico favorevole e delle buone basi di partenza. Dal dicembre 2008 sino al 29 marzo 2009, data delle elezioni, ha assunto la posizione di rifiuto dei combattimenti dimostrando in questo modo che in Turchia è necessaria una soluzione politica e che è possibile lo svolgimento delle elezioni in un clima sereno, opponendosi così a coloro che non vogliono la soluzione della questione kurda ma solo guerra e repressione.

Che sino al 29 marzo non vi sono stati combattimenti è il risultato dell’atteggiamento del nostro movimento. E che in linea di massima anche l’esercito turco si sia adeguato a questa situazione ha fatto scaturire una situazione non conflittuale che tutti avevano auspicato e poi avvertito in Turchia. Per la prima volta si è pensato che un clima non conflittuale potesse mettere in moto un processo per una soluzione della questione kurda.

Il nostro movimento ha preso la decisione di proseguire in questo clima non conflittuale sino all’1. Giugno per offrire l’opportunità di una politica tesa alla soluzione della questione. La popolazione ha dato questo incarico alle forze politiche di tutti gli schieramenti. Anche il nostro presidente, detenuto in un carcere per una sola persona sull’isola di Imrali che si batte con risolutezza per la pace e per una soluzione democratica ha appoggiato la nostra scelta. La via è libera per un nuovo corso nel quale si può tracciare una politica democratica per una soluzione democratica.

E’ significativo e ci fa riflettere il fatto che proprio nella giornata in cui Abdullah Öcalan ha dichiarato il suo appoggio a questo nuovo corso, l’esercito turco abbia intrapreso operazioni militari a Sirnak e Dersim che hanno procurato pesanti perdite per l’esercito stesso. E’ difficile dare una giustificazione a queste operazioni militari, proprio dopo le elezioni che avevano dischiuso nuove possibilità e aspettative per una politica democratica. Allo stesso modo, le decisioni assunte dalle potenze che hanno preso parte all’incontro trilaterale a Baghdad non contribuiscono al processo di pace, anzi al contrario distruggono il clima positivo. Il massiccio dispiegamento di unità militari vicino al confine, la costruzione di nuove postazioni militari e i diversi preparativi alla guerra ignorano il clima positivo e spingono verso una soluzione di guerra e liquidatori.

Sia il prosieguo dei piani liquidatori a livello internazionale , sia, da dopo le elezioni, il crescente atteggiamento delle forze di sicurezza statali, l’ingiustificabile assassinio di due Kurdi a Halfeti, il gran numero di arresti e le operazioni militari non favoriscono un clima favorevole alla soluzione della questione. Marchiare il PKK come terrorista da coraggio a quelle forze che hanno come obiettivo il non voler risolvere la questione e trovare una via politica.

E’ oramai chiaro che, attraverso le quasi trentennali e continue operazioni militari, con una politica di repressione e violenza non si risolvono i problemi.

Non serve a nessuno il non voler risolvere la questione kurda, nemmeno alla Turchia. Gli interessi della Turchia e dei paesi della regione richiedono una soluzione politico-democratica della questione kurda, possibile solo attraverso il dialogo. A partire da questa considerazione dovrebbero la Turchia e i paesi della regione occuparsi della questione kurda e appoggiare con decisione la soluzione democratica per la quale si batte il nostro movimento. Se l’esercito turco fa in modo che non vi siano combattimenti e i decisori politici manifestano la loro volontà per una soluzione e per il dialogo, a breve si può rendere possibile la soluzione della questione kurda.

Il nostro movimento si aspetta che tutte le parti sociali s’impegnino con decisione per l’opzione democratica. E’ necessario che i responsabili in Turchia e le potenze internazionali sostengano il dialogo e gli sforzi per una soluzione democratica.

Pensiamo che la prevista Conferenza Nazionale del Kurdistan possa fornire il suo contributo per una soluzione democratica e pacifica della questione kurda. La Conferenza potrà creare il clima positivo per una soluzione , andando a definire le condizioni per una situazione senza più combattimenti. La Conferenza potrà facilitare il passaggio da una situazione senza più combattimenti ad una soluzione duratura che obbliga al rispetto le parti coinvolte.

Il DTP ha posto le sue richieste davanti all’opinione pubblica interna ed internazionale. “Libertà per l’identità”, Libertà per Abdullah Öcalan” e “Autonomia democratica”. E’ un progetto che è stato approvato chiaramente dalla popolazione kurda e che deve essere tradotto in una via democratica e politica. Non è più possibile intraprendere dei passi nella questione kurda senza parlare con i rappresentanti del popolo kurdo. Questi rappresentanti hanno chiaramente gettato le basi per una soluzione della questione. E anche più chiaramente è emerso dal risultato elettorale che la via più realistica è una soluzione nell’ambito di un’autonomia democratica e il dialogo con Abdullah Öcalan. Il movimento di liberazione crede che la questione possa essere risolta con il dialogo, con i metodi pacifici econ posizioni ragionevoli. E per rendere possibile tutto questo abbiamo preso la decisione di prorogare all’1. Giugno lo stop a ogni forma di combattimento. Se non vi saranno attacchi dei militari turchi e se non si userà questo periodo per assestare colpi al movimento di liberazione per liquidarlo, tradurremo in realtà concreta la nostra decisione di stop alle armi. Siamo disposti già da subito a voler sottoscrivere un progetto per la soluzione della questione.

Invochiamo lo Stato turco e tutte le forze coinvolte che si battono per la pace e la democrazia ad un’assunzione di responsabilità affinché vi sia un prosieguo di questo processo, fornendo, così, in questo modo, il nostro contributo per una soluzione.

Invitiamo l’opinione pubblica kurda e tutte le formazioni presenti in Kurdistan ad agire in modo fedele a questi principi e a fare di tutto affinché questo processo conduca ad una soluzione democratica. Invitiamo le potenze internazionali e quelle della regione, prima di tutte gli USA ad assumersi le loro responsabilità per favorire una soluzione pacifica della questione kurda.

12. Aprile 2009

La Direzione del Consiglio esecutivo del KCK






foto di E. Novajra

Una pericolosa operazione contro il DTP! - Popolo Kurdo - 3

Alle cinque di questa mattina (ndr.14/04/09) la polizia ha avviato in 13 province una grossa operazione contro il nostro partito, il DTP. Più di 70 esponenti, dirigenti e attivisti, compresi i tre vice-presidenti del nostro partito sono in stato di detenzione. Anche un canale televisivo e la sede dell’Unione delle Municipalità del sud-est sono stati bersaglio della polizia. L’operazione è ancora in corso, e non sappiamo quando si concluderà.

Tutti concordano con noi che alle ultime elezioni del 29 marzo 2009 la nostra è stata una vittoria schiacciante. Nonostante le numerose violazioni, le pressioni e i brogli, abbiamo quasi raddoppiato il numero di amministrazioni locali (da 56 a 98), siamo stati il primo partito nelle 10 province del sud-est della Turchia. Avremmo potuto vincere molte più province se ci fossero state delle elezioni democratiche e giuste.

Dopo questi risultati molta gente in Turchia ha cominciato a discutere della questione kurda e a chiedere al governo di avviare un dialogo con il DTP per una soluzione pacifica. Quando il Sig. Obama ha visitato la Turchia, ha avuto un incontro con il leader del nostro partito il Sig. Ahmet Turk, e ha detto che dovrebbe trovarsi una soluzione pacifica alla questione kurda in Turchia.

Dall’altra parte, abbiamo ascoltato dichiarazioni molto pericolose da parte di funzionari dello stato a seguito del nostro successo alle elezioni. Il Primo Ministro Sig. Erdogan ha detto che questi risultati dimostrano che le politiche basate sull’offerta di servizi ed opportunità economiche non hanno ottenuto successo, mentre le politiche basate sull’etnia hanno ottenuto voti! Il vice premier Cemil Cicek ha detto, in una delle sue dichiarazioni, “il DTP ha esteso il suo successo fino ai bordi dell’Anatolia, questa è una grande minaccia per l’unità nazionale. Lo stato deve valutare questo e dovrebbe prendere le precauzioni necessarie!” Il Capo di stato maggiore ha poi dichiarato che stanno valutando i risultati delle elezioni amministrative e i risultati del sud-est sono motivo di preoccupazione!

Guardando a queste dichiarazioni, possiamo facilmente dire che questa operazione è un’operazione di carattere politico, e rappresenta un colpo alla nostra lotta pacifica e democratica. Non sarà soltanto un colpo alla nostra lotta, ma alla democrazia, ai diritti umani e alla libertà di organizzazione in Turchia. Non servirà in nessuno modo all’adesione della Turchia all’Unione europea.

Facciamo appello all’opinione pubblica internazionale e nazionale di prendere una chiara posizione contro questo pericolo, questo attacco anti-democratico al nostro partito e alle istituzioni democratiche in Turchia.

Distinti saluti,

Fayik YAGIZAY

Rappresentante europeo del DTP

Bruxelles, 14 Aprile 2009

*foto di E.Novajra

Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo - 2


16 aprile 2009 - Comunicato

TURCHIA: ARRESTI DI MASSA E REPRESSIONE DOPO LA VITTORIA ELETTORALE DEL DTP (Partito della Società Democratica) NEL KURDISTAN TURCO.


Continua la repressione turca in Kurdistan! Il 14 aprile la polizia ha avviato simultaneamente in 13 province del sud est della Turchia una massiccia operazione contro il DTP (Partito della Società democratica).
Nell’ambito di una vasta operazione di polizia, ancora in corso e per la quale non si riesce a prevedere la conclusione, più di 70 esponenti, dirigenti e attivisti, compresi i tre vice-presidenti del DTP sono in stato di detenzione. Anche un canale televisivo, Gun TV, e la sede dell’Unione delle Municipalità del sud-est sono stati bersaglio della polizia e perquisite.
L’operazione, condotta dalle forze di sicurezza turche contro il DTP all’indomani della sua clamorosa vittoria elettorale affermandosi come primo partito nelle 10 province del sud-est della Turchia, rappresenta un duro colpo alle aspirazioni di pace e di democrazia della popolazione kurda e non solo.
Come ha sottolineato Il parlamentare del DTP Selahattin Demirtas “…gli arresti sono una reazione al successo del DTP alle elezioni locali, ed è chiaro che non è una coincidenza che l’operazione arrivi a cosi breve distanza dal voto”.


Gli arresti e le intimidazioni contro gli esponenti del DTP e di molti attivisti seguono di pochi giorni l’uccisione di due giovani studenti ad Amara (Omerli) nel corso di una pacifica manifestazione per il presidente Ocalan, e la feroce repressione, ancora in atto, ad Agri, teatro di brogli elettorali a discapito del DTP, come testimoniato anche dai numerosi osservatori internazionali presenti in Kurdistan, lo scorso mese di marzo - compresi quelli appartenenti alla delegazione italiana promossa dalla Rete di solidarietà con il popolo kurdo.

Azadya te azadya me ye - La tua libertà è la nostra libertà - è lo slogan del popolo kurdo gridato nei Newroz e durante le manifestazioni pacifiche di cui siamo stati testimoni.
Il simbolo della lotta e dell’unità kurda, Abdullah Ocalan, è rinchiuso nel carcere di Imrali – la Guantanamo europea – in uno stato di totale isolamento dal febbraio del 1999 nell’indifferenza di tutti. Il popolo kurdo, che ne chiede la liberazione, cerca il dialogo e si batte in ogni luogo per una soluzione pacifica del conflitto, ma la Turchia continua a rispondere solo con l’uso di violenza e spietatezza. Solo due giorni fa, in segno di buona volontà e a favore della soluzione pacifica della questione kurda, con un comunicato circolato anche in Europa, il movimento kurdo ha dichiarato il prolungamento del cessate il fuoco unilaterale fino al 1 giugno 2009.

Gli stessi esponenti politici del DTP all’indomani delle elezioni hanno fissato tra i punti da rivolgere al governo centrale di rivedere le leggi antiterrorismo e le procedure per la chiusura dei partiti, ma anche di riconoscere il PKK e il suo leader Ocalan come interlocutori legittimi per affrontare e risolvere la questione kurda.
Nella sua dichiarazione ad Ankara il DTP ha sottolineato anche che “le elezioni amministrative (del 29 marzo scorso, ndr) hanno mostrato con forza che questa situazione non può essere risolta senza prendere in considerazione il DTP, il PKK e Ocalan” e che “adesso ci sono grosse aspettative per una soluzione del problema kurdo con politiche nuove”.
Noi tutti europei, che conosciamo ed amiamo il popolo kurdo, speravamo che con i negoziati per l’entrata nell’Unione europea la Turchia attuasse le leggi per il rispetto dei diritti umani delle minoranze, ed abolisse il famigerato articolo 301 del Codice penale, che tiene in carcere migliaia di persone, violando ogni forma di libertà di espressione ed associazione vigente in Europa.

A distanza di anni non è cambiato nulla! Il Governo italiano e l’UE continuano a dimostrare disinteresse per il popolo kurdo e per il leader Abdullah Ocalan, al quale l’Italia ha riconosciuto l’asilo politico nell’ottobre del 1999; continuano ad avallare la repressione turca con la vendita di armi e con il finanziamento di megadighe che porteranno solo distruzione e povertà in Kurdistan. Le incursioni militari continuano quotidiane così come le uccisioni e gli arresti anche di minori. Ne siamo stati testimoni quest’anno, come negli anni scorsi, durante le nostre visite alle organizzazioni politiche e associative kurde nel sud-est della Turchia, che si battono senza sosta per la democrazia e l’affermazione dello stato di diritto.
La Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo si appella affinché:
le Commissioni Esteri di Camera e Senato chiedano al Governo di riferire immediatamente sugli arresti che in Turchia hanno subito politici, avvocati e militanti del DTP; e la società civile italiana ed europea prenda posizione contro questo ennesimo attacco antidemocratico nei confronti del DTP, riconosciuto come suo rappresentante politico dal popolo kurdo, e a tutte le istituzione democratiche della Turchia.
Azadya te azadya me ye - La tua libertà è la nostra libertà
Questo è lo slogan che facciamo nostro, sosteniamo e rilanciamo!
Esprimiamo solidarietà al popolo kurdo, sottolineando come la violazione sistematica dei diritti umani allontani la Turchia dall’Europa e chiediamo di ricercare una soluzione politica del conflitto sin da ora, per fermare la guerra strisciante che da più di vent’anni insanguina il destino dei popoli kurdo e turco. La pace e la democrazia in Medio Oriente rappresentano l’affermazione dei diritti universali per tutti!
16 aprile 2009 - Rete italiana di solidarietà con il popolo kurdo

www.newroz2009.blogspot.com
www.newrozpirozbe.it

*foto di E.Novajra

SOLIDARIETA' ALLA LOTTA PACIFICA E DEMOCRATICA DELLA POPOLAZIONE CURDA - Popolo Kurdo - 1


COMUNICATO STAMPA FIOM NAZIONALE – UFFICIO INTERNAZIONALE

SOLIDARIETA' ALLA LOTTA PACIFICA E DEMOCRATICA DELLA POPOLAZIONE CURDA

Più di 70 esponenti della società civile e politica curda, molti dei quali amministratori eletti nelle recenti elezioni del 29 marzo in Turchia, sono stati arrestati dalla polizia turca a partire dal mattino del 15 aprile. Tra loro anche alcuni dirigenti del partito DTP (Partito della società democratica) che ha ottenuto una grande vittoria elettorale. Anche un canale televisivo e la sede delle Municipalità del sud est sono state prese di mira dalla polizia. Le operazioni sono ancora in corso.

Questa azione, palesemente rivolta contro la società civile impegnata in una lotta pacifica e democratica per far valere i diritti della popolazione curda in Turchia, fa seguito a dichiarazioni del Governo contro i risultati elettorali e quindi contro la strada democratica e non violenta che si sta affermando nelle provincie curde. Essa rappresenta una forte minaccia a questo processo, diritti della popolazione curda e alle stesse Istituzioni democratiche curde.

La Fiom, che ha partecipato alla delegazione di osservatori internazionali recatasi in Turchia in occasione delle elezioni amministrative, esprime la propria ferma condanna a questa operazione poliziesca e richiede che gli arrestati vengano immediatamente rilasciati.

Esprime la propria solidarietà agli arrestati e a tutti coloro che sono impegnati nella affermazione pacifica dei diritti e della democrazia in Turchia.

Non è accettabile che uno Stato, come la Turchia, che intende entrare nella Unione Europea, effettui violazioni dei diritti e del processo democratica in questo modo.

La Fiom si è espressa a favore dell'importanza dell'accesso della Turchia alla Unione Europea, ma intende ribadire che questo processo rischia di essere fortemente danneggiato dalla violazione di diritti sociali, civili e politici della popolazione curda e turca da parte del Governo Turco.

Pertanto si impegna a continuare, con le iniziative necessarie, nel sostegno e nella solidarietà alla lotta pacifica e democratica per tutti i diritti della popolazione curda, per le libertà politiche e sindacali, per la libertà di informazione.

17 aprile 2009

Federazione Impiegati Operai Metallurgici nazionale

Ufficio internazionale

corso Trieste, 36 - 00198 Roma - tel. +39 06 852621 - fax +39 06 85303079

www.fiom.cgil.it


*foto di Eugenio Novajra

11/04/09

CANTI MIGRANTI

Giunse un torpedone sgangherato che fermò rumorosamente fischiando, come fosse una nave. Nel silenzio del porto il rumore riverberò fin sul mare piatto e chiotto di mistero. Ne discesero un numeroso gruppo di straccioni (così parvero ai pochi presenti), che estrassero dalle fiancate i bagagli. Finita l’operazione la corriera si allontanò e l’ammasso grigio di anime ristette in attesa muta e assorta.

Non passarono due minuti che un altro torpedone scaricò una varietà di grigio più scura ancora, una macchia da potersi definire nera. Questi altri senz’altro più rumorosi, comunque contenuti. Terminata l’attività di scarico, anch’essi sostarono in silenzio.

I rumori stridenti e frammentari del porto echeggiavano come discosti, remoti, con rifrazioni che andavano a frangersi sull’orizzonte minaccioso di nubi e rari guizzi di luci palesanti l’alba.

I due gruppi di migranti si fronteggiavano senza interesse, scrutandosi indolenti e sonnacchiosi in attesa degli imbarchi. Qualcuno sedette sulle valigie, altri iniziarono a conversare e i bambini giocarono a rincorrersi inseguiti dagli sguardi attenti e indulgenti degli adulti. Poche le parole, solo il tacere dell’attesa.

Come per magia dal primo gruppo si levò un canto incomprensibile agli altri. Cominciò un uomo alto che, alzando una mano, invitò gli altri a seguirlo. Parole lente, dal vago significato di preghiera, parole che non ebbero bisogno di traduzione tanto erano intuibili:

“Se tu vens cà sù ta' cretis,
là che lôr mi àn soterât,
al è un splàz plen di stelutis:
dal miò sanc 'l è stât bagnât…”

Cantarono composti e fermi con gli occhi bassi che rialzarono solo alla fine incontrando gli sguardi sorridenti degli altri.

Breve fu il silenzio, finché un altro canto si levò dal secondo gruppo, e anche questo parve a tutti una preghiera, forse ancora più intensa della prima, forse triste, ma che l’impegno e lo slancio del coro resero quasi festoso:

“Vitti ‘na crozza supra ‘nu cannuni,
fui curiusu e ci vozi spiari,
idda m’arrispunniu cu gran duluri,
muriri senza toccu di campani…”

Alla fine ci fu anche un battimani che coinvolse tutti e qualcuno aprì incomprensibili dissertazioni sulla musica dall’una e dall’altra parte.

Poi una giovane donna dall’aria timida e severa attraversò la banchina e senza parole offrì una piccola cesta di limoni ad una vecchia che per accettarla volle il conforto dei compagni. Allora un giovane aprì la valigia e ne estrasse una bottiglia di vino che andò a consegnare.

“Questo vino buono, fatto in casa… in casa, fatto dalla mia famiglia.”

Non seppe se avevano inteso, comunque le mani accolsero il dono e strinsero quelle del giovane. Ci fu un via vai di doni breve e laconico, quasi fossero tutti complici di una stentata rivoluzione culturale.

Un bambino sollevò lo sguardo al genitore:

“Pai, in ce lenghe cjàntino?”

L’uomo sorrise incerto.

“No’ ài capît. ‘O crôt che a’ son taliàns…”
“Taliàns? E parcè no ài capît nùje?”
“E tu? Tu as cjantât par talian? E lôr an capît lis tôs peràules?”

Il piccolo considerò quanto detto dal padre, ma non ne fu soddisfatto, comunque riosservò il gruppo e valutò quanto fossero brutti, come fossero vestiti male e avessero qualcosa di inquietante nei volti… al bambino parvero facce di galera, soprattutto i maschi, con le barbe non rasate e quei coltelli che estraevano per tagliare il pane. Le femmine invece erano solo più… scure (e qualcuna aveva anche la barba) e i bambini più chiassosi. Ma simpatici. Tanto che avrebbe voluto giocarci insieme, ma qualcosa glielo impedì. Sentì che non erano come lui, che forse avrebbe avuto difficoltà a… No, non seppe rispondersi, ma capì che in loro qualcosa non andava.

“Pai, a’ son bruts e plui sporcs di nô.”

L’uomo scrutò con più attenzione la massa umana di fronte.

“No pizzul, a’ son dome pùars.”

Il bambino sorrise e come rivolto al mare si dichiarò felice di non appartenere a quella gente.

“Pai, ‘o sin fortunâs.”

Anche l’uomo sorrise e gli accarezzò il capo.

Dedicato agli intolleranti e ai supponenti...

Rocco Burtone

08/04/09

Altro terremoto, altro scandalo...

Forse i terremoti non sono prevedibili, ma i furti, gli inganni e lo sfruttamento dei disastri ecologici o naturali, quelli si.
Ora potete guardare bene la mappa di pericolosità sismica nella nostra bell'Italia, guardatela bene (ingranditela) e poi intraprendete un viaggio di meditazione su quel che ci viene detto, promesso, garantito dai nostri politici, ma prima vi voglio ricordare la cronologia storica delle tragedie sismiche che ha stravolto la vita di molti in Italia:

Lista di terremoti italiani


puoi leggere anche qui

fatto?
bene, ora provate a pensare a:
  • progetto della costruzione del ponte ad arcata unica sullo stretto di Messina
  • progetto per la costruzione delle centrali nucleari
  • il decreto legge che ridisegna le regole dell'edilizia privata
  • ..e alla PREVENZIONE PORCA PUTTANA!!!



Grazie Beppe!

Vi consiglio di guardare anche:
  1. Abruzzo: mancato allarme e tragedia - Marco Travaglio

  2. Beppe Grillo al Parlamento Europeo (1 aprile 2009)

  3. CENSURATO DALLE TV ITALIANE!GUARDALO TUTTO,ILLUMINANTE!1/5

Non si può continuare a rimandare, nemmeno delegare ai soliti politici
la programmazione del nostro futuro.