31/01/08

I figli di Sandra e Clemente Mastella

I figli di Sandra e Clemente .

Storia di un giornale di partito e di una "bella famiglia come le altre", raccontata dal Direttore del Corriere d'Italia, Mauro Montanari
Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più. Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur. L'Udeur, in quanto partito votato dall'1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico. Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa cinquemila copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano al collega Marco Lillo dell'Espresso, che ha fatto un'inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un'altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: "Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!". A che serve allora -direte voi- un giorna-le come quello? Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa. Ogni anno Il Campanile incassa un milione e 331mila euro.
E che farà di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita intera di lavoro? insisterete ancora voi. Che fara?

Anzitutto l'editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40mila euro all'anno. Sapete con chi? Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all'Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete. Che c'entra? Se è bravo. non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche. Ma andiamo avanti.

Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98mila euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell'ordine. Tra l'altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di Formula Uno di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull'aereo di Stato? L'esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva! Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d'aereo (con allegato soggiorno) l'editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell'Udeur. Siamo nell'aprile del 2006. Da allora -assicura l'editore- non ci sono più stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile.

Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l'inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui!

Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine. Infatti Il Campanile ha speso 141mila euro per rappresentanza e 22mila euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta.
Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per duemila euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico. Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l'angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto? Al giornale Il C ampanile, che sta a Roma. Miracoli dell'ubiquità.

La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l'Inail, e a quanto è stata affittata all'editore, Clemente Mastella. Chi l'ha comprata, chiedete?
Due giovani immobiliaristi d'assalto: Pellegrino ed Elio Mastella.

Mauro Montanari-Corriere d'Italia/News ITALIA PRESS



Le sacrosante parole di Travaglio sulla Mastella family

VIAGGIO TRA I RIFIUTI TOSSICI

30/01/08

Lo psiconano minaccia la marcia su Roma !

29 Gennaio 2008 Blog di Beppe Grillo

La Gita su Roma

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Lo psiconano minaccia la marcia su Roma se non si vota subito con la legge porcata che fece approvare in tutta fretta nel 2006. La legge mantenuta in vita allegramente per due anni dal centro sinistra TOGLIE al cittadino il voto di preferenza. Vuol dire, ad esempio, che Cuffaro e Cirino Pomicino possono essere eletti senatori da Casini e da Berlusconi e i cittadini possono solo stare a guardare.
Testa d’asfalto non le manda a dire sul rinvio delle elezioni: "Milioni di italiani si riverserebbero a Roma per chiederle”. Bossi ha rincarato la dose: “Se non si va al voto facciamo la rivoluzione. Ci mancano un po' di armi, ma prima o poi quelle le troviamo”. Qualche simpatizzante gli ha inviato dei proiettili calibro 38, così si porta avanti con le munizioni. In un Paese normale queste persone sarebbero almeno agli arresti domiciliari.
Il probabile futuro capo del governo, del quale abbiamo perso il numero di prescrizioni, ha un paio di processi aperti. Uno per corruzione in atti giudiziari insieme all'avvocato David Mills che dovrebbe concludersi ad aprile. Straordinaria coincidenza con le elezioni anticipate. E per il quale rischia sei anni di carcere. Un altro per presunti fondi neri relativi ai diritti tv di Mediaset. In nessuna democrazia del mondo una persona potrebbe candidarsi premier con due processi a carico. Pensate a Obama o a Hilary accusati di corruzione. Ho il sospetto che l’Italia non sia più, da tempo, una democrazia, ma una dittatura morbida.
Alla marcia su Roma va data una risposta ferma e implacabile. Italiani!!!!!!!!!!
Tutti alla “Gita su Roma”. Se lo psiconano suonerà le sue trombe, noi suoneremo le nostre campane. In caso di marcia organizzerò una gita turistica di massa nella Città Eterna. Il percorso si snoderà attraverso le sedi di partito. Un’occasione irripetibile per vedere dal vivo i ruderi della politica. E fotografare i nostri dipendenti. Un evento da raccontare ai nipoti. Meglio della caduta del Muro di Berlino. Italiani!!!!!!!!!

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Postato da Beppe Grillo alle 12:06 in
dal Blog di Beppe Grillo

Politici Nostrani - "Sono scandalizzata dai parlamentari"

Signori parlamentari, grazie per l'esempio!
Ho guardato giorni fa alla televisione per un poco, le dichiarazioni di voto dei gruppi paralamentari per il voto di fiducia al governo. Sono scandalizzata!
Tranne gli appartenenti al gruppo che stava parlando, nessuno prestava attenzione, più di una volta il presidente Bertinotti ha dovuto richiamare all'ordine. Chi contestava ad alta voce le dichiarazioni, chi si faceva i fatti suoi al telefono, chi leggeva il giornale, per il resto tutti chiaccheravano fra di loro, senza prestare la minima attenzione a chi stava facendo in quel momento la dichiarazione di voto del suo gruppo politico, lo stesso presidente del Consiglio, quando non conferiva con qualcuno, scriveva tranquillamente per i fatti suoi. Senza contare che molti seggi si presentavano desolatamente vuoti, in un contesto che avrebbe dovuto interessare da vicino tutti i nostri rappresentanti.
Dov'è finito il rispetto?
I ragazzi cui a scuola vengono sequestrati i telefonini(cosa più che giusta comunque) cosa devono pensare della classe politica che pretende di governare l'Italia? Perchè i ragazzi a scuola dovrebbero prestare attenzione alle lezioni e avere rispetto per insegnanti e compagni se le più alte cariche istituzionali, che percepiscono migliaia di euro strappati dalle nostre ormai vuote tasche, non sono in grado di fare lo stesso? Signori parlamentari, più dell'insegnamento, vale l'esempio! E voi ne date uno bene squallido.
Se vi difetta a questo modo un minimo di buona educazione, come possiamo pensare di mettere nelle vostre mani la direzione del Paese?
Per le prossime elezioni (che, non so quando, ma prima o poi ci saranno) sarebbe opportuno che gli aspiranti alle cariche di governo presentassero un certificato di buona condotta, anche se non hanno i requisiti per governare (come fin qui è successo), almeno non darebbero un cattivo esempio ai giovani e non darebbero al Paese un'immagine ancor più squallida che ha fatto 'monnezzopoli.
E.Z. Monfalcone da Posta dei lettori de Il Messaggero Veneto del 27/01/2008

29/01/08

VISIONI - calibro 9 : MARIJUANA AL DISTRIBUTORE, HOLLYWOOD PARTY, PREMIO NONINO 2008, ROBERT CAPA, SOS PER FILMCRITICA

da Il Manifesto del 27 gennaio 2008

Il primo distributore automatico di marijuana entrerà in funzione la prossima settimana in California. Simile a un distributore per bibite con una tastiera numerica e una fessura per ritirare il prodotto, ha come particolarità il possesso di un apposito tesserino, rilasciato a chi deve ritirare il prodotto per uso terapeutico. Il tesserino si ottiene recandosi al centro autorizzato per la vendita di prodotti erboristici di Los Angeles dopo aver depositato le impronte digitali e alcuni documenti firmati. Il tesserino rilasciato, simile a una carta di credito darà diritto a ritirare con un codice segreto il quantitativo di marijuana previsto dalla terapia. Il centro prevede che i distributori saranno sistemati poi in tutta la California.
HOLLYWOOD PARTY
Da domani la trasmissione «Hollywood Party» in onda tutte le sere su Rai Radio tre alle ore 19 si sposta a Torino dove Steve Della Casa trasmetterà dal Museo del Cinema fino al 1 febbraio, alla presenza del pubblico, con numerosi ospiti tra cui il regista Davide Ferrario, Luciana Litizzetto e il musicista dei Subsonica Boosta. Nella prima puntata sono ospiti i padroni di casa Alessandro Casazza, presidente de Museo e Alberto Barbera direttore del Museo nazionale del cinema.
PREMIO NONINO 2008
Il premio Nonino 2008, è stato ritirato ieri dallo scrittore irlandese William Trevor («Internazionale Nonino»), dalla diplomatica palestinese Leila Shahid («A un maestro del nostro tempo»), dalla Maison des jurnalistes di Parigi (Nonino 2008) e dal narratore vietnamita Nguyen Huy Thiep («Risit d'aur»)
ROBERT CAPA
Sono state scoperte tre valigie segrete di Robert Capa, universalmente considerato il più grande fotografo di guerra del XX secolo. Erano custodite in un luogo imprecisato di Città del Messico, tra i possedimenti di un ex diplomatico messicano che aveva combattuto ai tempi del generale Pancho Villa. Nelle tre valigie sono contenuti migliaia di negativi di fotografie che Robert Capa scattò durante la Guerra Civile spagnola prima di di lasciare l'Europa per trasferirsi in America nel 1939.
SOS PER FILMCRITICA
La rivista Filmcritica che a gennaio compie 59 anni, si trova in stato di emergenza data la difficoltà di una capillare distribuzione, ed è costretta ad aprire una campagna speciale per raggiungere «Cento nuovi abbonati». Per aderire inviare la somma di 45 euro al conto corrente postale 86856556 intestato a Edoardo Bruno, via dei Lillà 1, 00060 Sacrofano (Roma).

Finalmente l'utopia della musica liberamente scaricabile dal web si sta realizzando, le prime proposte in arrivo...

Ci domandavamo qualche tempo fa se lo scontro duro e puro contro la pirateria informatica da parte della major discografiche fosse davvero l’unica strada percorribile, ebbene, sembra proprio che delle novità in tal senso si stiano concretizzando.
La possibilità di poter scaricare brani musicali gratuitamente su Internet, senza subire balzelli Siae o sovrapprezzi delle case discografiche può diventare una realtà?
Forse si, e nella maniera più semplice e classica, con un modello di business per chi offre il servizio che dovrebbe accontentare tutti: quello classico della condivisione degli introiti pubblicitari.

Sembra quasi banale, ma finora nessuno ci aveva pensato, il risultato si chiama Qtrax, un nuovo servizio online di file-sharing che consente agli utenti di scaricare gratuitamente brani musicali, tale servizio promette che per il proprio lancio metterà a disposizione 25-30 milioni di tracce protette da copyright grazie al sostegno delle più grandi etichette discografiche.
Il servizio gratuito sarà finanziato grazie ai profitti della pubblicità, che Qtrax dividerà con le compagnie musicali. I dirigenti di Qtrax dicono che la tecnologia per la gestione dei diritti digitali consentirà di contare il numero di volte che il brano viene ascoltato, per ricompensare in modo equo gli artisti e i detentori dei diritti, senza restrizioni d'uso da parte dei consumatori. Per garantire la serietà del servizio, la società si è impegnata a fondo nel garantire che il suo network sia priva di spyware o adware, annoso problema (per gli utenti) della gran parte di reti peer-to-peer.
Altro passo fondamentale fatto dalla Qtrax è stato la stipula di accordi con tutte e quattro le maggiori compagnie discografiche: Universal Music, Sony Bmg Music Entertainment, Warner Music ed Emi. Per utilizzare il servizio gli utenti dovranno scaricare il software di Qtrax (www.qtrax.com), a onor del vero, attualmente non risulta ancora possibile scaricare il programma, ma sembra che tale possibilità sia imminente.
Le notizie positive in tal senso non sono finite, infatti, Qtrax non è l’unica iniziativa degna di nota nel settore, infatti, pochi giorni fa le major hanno detto sì alla musica gratis in streaming su Last.fm (www.lastfm.it), il servizio on-demand gratuito che funziona come social network… ma questa è un’altra storia…

27/01/08

Da Sahar Khalifah scorci sulla storia palestinese

In «Primavera di fuoco», appena uscito per Giunti, la scrittrice palestinese descrive due fratelli che si ritrovano su fronti opposti sullo sfondo della seconda intifada
di Monica Ruocco

La centralità delle donne palestinesi nella formazione dell'identità nazionale, e il loro prezioso ruolo di custodi della memoria storica di un popolo sono gli elementi alla base del romanzo Primavera di fuoco della scrittrice Sahar Khalifah, che esce in questi giorni per Giunti nella coinvolgente traduzione di Leila Mattar (pp. 333, euro 14,50) Alla fine del libro la scrittrice dichiara la propria riconoscenza alle donne di un quartiere della vecchia Nablus - città che fa da sfondo alle vicende narrate - che «hanno spalancato le loro memorie come finestre» regalandole racconti «colmi di particolari e di sentimenti profondi». Ma da parte sua Sahar Khalifah, le donne palestinesi le conosce molto bene.
È stata infatti proprio lei a fondare nel 1989, dopo avere conseguito negli Stati Uniti un dottorato in Women's Studies, il primo centro di ricerche sulla condizione femminile nei Territori Occupati. Alla sede di Nablus (la città dove la scrittrice è nata nel 1941) se ne sono poi aggiunte altre due, a Gaza (nel '91) e ad Amman (nel '94). La sua carriera letteraria era invece iniziata subito dopo il 1967, con la pubblicazione di un romanzo, Non saremo più le vostre schiave (Lan na'ud giawari lakum, 1972), considerato il primo testo palestinese ad affrontare apertamente temi legati alla questione femminile. Un impegno sociale e politico che, di pari passo con quello letterario, ha portato Khalifah - insignita nel 2006 del premio Mahfuz per la narrativa al Cairo - a diventare l'autore palestinese più tradotto dopo Mahmud Darwish.
Ideale seguito di Terra di fichi d'India (Jouvence 1996) e La porta della piazza (Jouvence 1994), Primavera di fuoco è ambientato nel 2002 nel pieno della seconda intifada quando i Territori Occupati erano sconvolti dagli attacchi israeliani a Nablus, dall'assedio alla Muqata, residenza di Arafat e sede dell'Autorità palestinese a Ramallah, e dalla costruzione del Muro. Sahar Khalifah racconta le vicende di una famiglia che vive nel campo profughi di 'Ein al-Murgian e, anche qui, seguendo una abituale strategia narrativa della scrittrice, i protagonisti del romanzo si ritrovano su fronti opposti. Se in Terra di Fichi d'India i due cugini rappresentavano il conflitto tra i palestinesi della diaspora e quelli costretti a convivere con gli occupanti, e nella Porta della piazza Sahar Khalifah riproduceva il dualismo tra uomini e donne durante la prima intifada, Primavera di fuoco ruota intorno al rapporto di due fratelli che rappresentano la nuova realtà sociale della Palestina: entrambi vorrebbero trovare riscatto dall'occupazione nell'arte, Magid nella musica e Ahmad nella pittura e nella fotografia, ma si ritrovano coinvolti, forse loro malgrado, nella resistenza. Magid, che sognava di diventare una star al pari dei cantanti egiziani, viene ferito in uno scontro a fuoco e troverà rifugio nella residenza di Arafat durante l'assedio mentre Ahmad, in seguito a varie disavventure, conoscerà il carcere e dovrà affrontare l'occupante.
Sahar Khalifah non ritrae però in in modo schematico né i protagonisti (intensi in particolare gli incontri tra Ahmad e Mira, una giovane israeliana figlia di coloni), né gli altri personaggi, resi sempre con realismo e partecipazione. L'attenzione della scrittrice alle sfumature e ai dettagli riesce a dare vita a uno scenario complesso. Complesso come il territorio palestinese che, dal punto di vista geografico, pare «una camicia fatta a brandelli: il colletto qui e la manica laggiù», oppure come il suo popolo che comprende «un contadino di Tubas, un beduino di Khan Yunis, un intellettuale di Ramallah, uno che dice una parola in arabo e una in inglese, e poi ragazze che giocano in pantaloncini corti e spose avvolte in tuniche e veli». Dal lato israeliano il miscuglio appare altrettanto ricco: «un colono canadese, altri che arrivano da Parigi, Roma, Londra, e poi dalla Bulgaria e dalla Romania, neri che vengono dall'Abissinia e dall'Etiopia». Su tutti irrompe la storia: da una parte gli israeliani che occupano, o meglio rioccupano i Territori palestinesi e, dall'altra parte, l'establishment corrotto dell'Autorità e i vari gruppi più o meno armati che si contendono il potere e costringono i palestinesi a combattere una doppia occupazione, esterna e interna. Le vite di Magid e Ahmad si incrociano con quelle delle donne, inermi di fronte a quelle ruspe che, come bestie mitologiche, sprofondano nelle viscere della terra sradicando gli ulivi e divorando ogni cosa. Alle ruspe si oppongono anche i pacifisti israeliani e stranieri, ed è chiaro l'omaggio a Rachel Corrie, la pacifista americana uccisa da un bulldozer israeliano.
Fin dai suoi primi romanzi, Sahar Khalifah persegue fermamente lo scopo di registrare con scrupolo e sincerità i diversi periodi della storia palestinese. In Primavera di fuoco questa cronaca assume una connotazione estremamente realistica grazie al carattere colloquiale della parola scritta e alla misteriosa voce narrante che, forse, appartiene a uno dei personaggi della scrittrice o alle donne della vecchia Nablus. E la saga continua: al-Mirath, «L'eredità», il romanzo che Sahar Khalifah ha scritto dopo gli accordi di Oslo, è in preparazione presso la casa editrice Ilisso di Nuoro.

Rapporto Eurispes: Italia e italiani poveri


di Maurizio Galvani da Il Manifesto pg.9 del 26/01/08

L'ultimo rapporto Eurispes fa un'analisi «spietata» della società italiana. Come già hanno fatto altri istituti di ricerca o di statistica - quali il Censis e l'Istat - descrive «un'Italia sempre più povera nella quale due famiglie su tre non arrivano alla fine del mese; raddoppiano dal 5% al 10% le famiglie che ricorrono ai prestiti personali e solo il 13,6% riesce a risparmiare qualcosa».
Si delinea una nazione di consumatori oculati che fanno lunghe file davanti ai supermercati per comprare prodotti di qualità ma di basso costo, sempre più comprano a rate «frigoriferi, televisori, abbigliamento». L'uso della carta di credito non è più un optional e ci si fa sempre più ricorso, la vendita a saldi è anticipata o si «corre» al discount per fare la spesa.
Nelle sei sezioni tematiche, il rapporto analizza il distacco tra la politica e cittadini (cosa sempre più ovvia e più scontata!), la richiesta di sicurezza che nasce dalla impressione comune di essere esposti al crimine, la preoccupazione per il futuro che si associa «alla crisi dei subprime e dei mutui facili che ha intaccato la convinzione tutta italiana della stabilità finanziaria».
Eurispes scopre con un certo ritardo la categoria dei nuovi poveri, «i working poors», ovvero coloro che hanno un'occupazione ma «hanno un tenore di vita simile al disoccupato». Per arrivare alla fine del mese svolgono il doppio lavoro (6 milioni) per integrare il reddito fino ad almeno 1.330 euro mensili. Tra i già poveri e quelli che rischiano di diventarlo in Italia si contano 5,1 milioni di nuclei famigliari per un numero complessivo di 15 milioni di individui.
«Il Bel paese (come viene comunemente chiamata l'Italia) attraversa - secondo il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara - un periodo difficile sia dal punto di vista della legalità, della situazione politica, ambientale e delle comunicazioni». Stanno sempre «peggio» i cittadini ed emerge un quadro allarmante di una nazione dove si lavora sottopagati e nel sommerso.
Venti milioni di lavoratori sarebbe il numero dei sottopagati e quel che risalta di più è che «in Italia si guadagna il 10% in meno dei tedeschi, il 20% in meno degli inglesi e il 25% meno dei francesi. Esplode il settore del sommerso che ha raggiunto quota 549 miliardi euro. L'economia sommersa e quella al nero sono diventate nel corso dell'anno la metà della ricchezza prodotta in Italia: secondo l'Eurispes si tratta di almeno 549 miliardi di euro nel 2007, una cifra che equivale ai Pil di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messi insiemi.
Non è compito dell'istituto di ricerca lanciare formule o programmi, certo la fotografia consegnata ieri è uno scatto impietoso del paese. «Nel 2006, il trend negativo dell'Italia si è ulteriormente accentuato occupando la penultima posizione tra i paesi europei - per quanto riguarda redditi e retribuzioni - superiore solo al Portogallo».

24/01/08

L'accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici

127 euro in più
Ma si perde un sabato

L'accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici (1 milione e mezzo di lavoratori) è stato siglato domenica scorsa e prevede l'aumento di 127 euro spalmati su 30 mesi. I 127 euro saranno divisi in tre tranches: 60 euro il primo gennaio 2008, 37 il primo gennaio 2009 e gli ultimi 30 l'1 settembre 2009.
La rivalutazione della retribuzione destinata ai lavoratori che non hanno un contratto aziendale è di 260 euro, e cioè 20 euro mensili per 13 mesi su base annua. L'«una tantum» di 300 euro - comprensiva dell'indennità di «vacanza contrattuale» già erogata (33 euro) - a copertura del periodo dal 1° luglio 2007 ad oggi, sarà versata a marzo.
Il sabato. L'intesa prevede la possibilità per le aziende di «comandare» un sabato di straordinario in più: le aziende oltre i 200 dipendenti passano così da quattro a cinque (40 ore) sabati disponibili, mentre le aziende fino a 200 lavoratori passano da cinque a sei (48 ore su base annua). Per quanto riguarda il permesso annuo retribuito (Par) è previsto lo spostamento di un Par nell'anno successivo, salvo la monetizzazione richiesta dai lavoratori.
Sul fronte precarietà, è stato definito a 44 mesi il limite del lavoro a tempo determinato.
Il referendum. L'ipotesi di accordo, come è tradizione per i metalmeccanici, sarà sottoposta al voto di tutti i lavoratori. Domani si terrà a Roma l'Assemblea dei 500, che calendarizzerà i tempi del referendum. Nei giorni successivi partiranno le assemblee in tutti i luoghi di lavoro.

da Il Manifesto pag.8 del 22/01/2008

"... ma per favore! ci manca solo che possano venire a casa nostra a trombarci la moglie! scusate ma questo accordo mi sembra così ridicolo!"

22/01/08

cultcorner visita terrorpilot e trova.... (video Ceu - muletto)

Berlusconi non è così sicuro della caduta di Prodi, e voi?
22 Gennaio 2008 alle 20:18

swampthing

“Non c’è altra possibilità per il governo che dare le dimissioni. Altrimenti sarebbe travolto da un movimento popolare irresistibile”.
Lo ha detto il leader di FI, Berlusconi secondo il quale “Napolitano è stato chiarissimo: in altre occasioni ha detto che per la fiducia lui considera necessario il voto politico con l’esclusione dei senatori a vita”.
[televideo]

Dare le dimissioni? Berlusconi si è già fatto due conti e ha capito che Prodi non cade manco stavolta. Le regole sono chiare: finché non viene sfiduciato, il governo rimane in carica.
Come primo atto del probabile dopo Mastella, metterei all’ordine del giorno un invito alla magistratura a compiere il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno.
Poi legge elettorale e legge sul conflitto d’interessi. E finalmente si potrà andare a votare.
Che ne dite?

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>centra o non centra questo video? .. a voi il commento!



.. nei prossimi giorni i risultati di un inchiesta
sul "contentino" ai metalmeccanici.

18/01/08

Moratoria sull’aborto: di nuovo si attaccano le donne








post by mary 8 gen 2008 13.19
Soggetto: Moratoria sull’aborto: di nuovo si attaccano le donne-
Corpo: ricevo questo messaggio e molto volentieri lo inoltro!

Movimento femminista proletario rivoluzionario

Il nuovo anno è appena iniziato ed ecco che ricompare sulla scena, ma in realtà non ne era mai uscito, il cardinale Ruini che naturalmente a nome della Santa Chiesa Cattolica non ha perso tempo ad elargire la piena benedizione all’appello per la moratoria dell’aborto, lanciata da Giuliano Ferrara dalle pagine del quotidiano “Il foglio”

Solo alcuni mesi fa “terroriste dal volto umano” sono state definite dalla chiesa di Ratzinger/Ruini/Bagnasco le donne che ricorrono all’aborto, oggi perfino esecutrici della pena capitale che lo squadrista mediatico Ferrara identifica con l’interruzione di gravidanza.

“ …Visto il risultato felice ottenuto riguardo alla pena di morte…” la logica conseguenza per il cardinale Ruini è chiedere ora con sollecitudine una moratoria sull’aborto “…quantomeno per stimolare, risvegliare le coscienze di tutti, aiutare a rendersi conto che il bambino in seno alla madre è un essere umano e la sua soppressione è inevitabilmente la soppressione di un essere umano”. Moratoria come uno stimolo per “l’applicazione integrale” della legge 194, se si dice che sia una “legge che intende difendere la vita”. (da Repubblica.it del 01/01/2008).

E sul piano politico mentre da un lato il coordinatore di Forza Italia Bondi plaude alle parole di monsignor Ruini e annuncia una mozione parlamentare per rivedere le linee guida della legge 194, dall’altro arriva anche la tempestiva benedizione della senatrice Binetti del Partito Democratico che si è detta pronta, allo scopo di rivedere la legge sull’aborto, a votare anche con Fi affermando che “nel Pd e in parlamento siamo in più di quanti si creda a ritenere indispensabile la rivisitazione della legge 194” (da Repubblica .it del 02/01/2008).

Si rimette in moto nel nostro paese il fronte antiabortista che rivendicando adesso a gran voce una moratoria dell’aborto, dietro il “premuroso” messaggio mediatico della nuova coppia Ferrara/Ruini, su nessuna allusione da parte loro ad un’eventuale cancellazione della 194 bensì alla sua piena applicazione lavorando per incentivare politiche che sostengano le donne nella maternità, mira a raggiungere in realtà il suo vero obiettivo: più restrizione all’attuazione della 194 per quanto riguarda la libera decisione della donne di interrompere la gravidanza, di nuovo all’attacco contro il diritto di aborto puntando ad esaltare in realtà quelle parti della 194 che già ora penalizzano le donne per legittimare ancora di più l’uso/abuso dell’obiezione di coscienza o la presenza nei consultori dei “volontari” cattolici all’interno dell’iter, già difficile, di scelta della donna.

Tutto ciò non è affatto casuale o isolato

Il terreno su cui nasce questa proposta, è quello su cui precedentemente è stata concepita e poi approvata la vergognosa legge 40 per la quale la donna vale meno di un embrione, è quello sulla base del quale si volevano imporre i consultori confessionali, si è approvato un provvedimento regionale di stampo medievale come quello della sepoltura dei feti in Lombardia, si è cercato e si cerca di impedire alle donne non solo l’uso della pillola RU486, ma addirittura della pillola non abortiva del giorno dopo, è il terreno sulla base del quale lo Stato borghese che non deve disporre della vita in generale (vedi la moratoria della pena di morte), deve invece poter disporre del corpo e delle vita delle donne decidendo al posto loro, è il terreno fertile per una maggiore ripresa del maschilismo per il quale si sviluppa sempre più violenza contro le donne in diverse forme, è il terreno nel quale si vuole sotterrare e far marcire per sempre il diritto delle donne alla libera scelta in tema di maternità che simbolicamente ha rappresentato e rappresenta le dure lotte dei decenni passati, la conquista di diritti irrinunciabili, l’affermazione del protagonismo delle donne e praticamente l’uscita dalla barbarie degli aborti clandestini e della criminalizzazione del diritto di aborto.

E’ il terreno sociale su cui la borghesia capitalista dei cosiddetti paesi civili riversa e sparge continuamente l’humus oscurantista, da moderno medioevo contro le donne come una delle basi ideologiche e politiche determinanti per lo sviluppo di un moderno fascismo necessario a mantenere il suo potere economico e politico, un potere che attraverso le politiche reazionarie e antipopolari dei propri governi, dal centrodestra all’attuale governo Prodi di falsa sinistra con la partecipazione attiva della Chiesa Cattolica, si concretizza in un doppio attacco contro le donne per frenarne il cammino di emancipazione, in particolare contro le donne più disagiate e sfruttate.

Si rafforza sempre più attraverso le politiche familiste la concezione della “sacra famiglia” e del ruolo di subordinazione in essa della donna, si incentivano il “ritorno a casa” o “i mezzi lavori” per le donne con gli ipocriti provvedimenti di stampo fascista, i vari bonus bebè, per la dote dei figli fino alla maggiore età e via dicendo, quando poi ancora oggi si muore di parto negli ospedali pubblici in cui a causa dei continui tagli alla sanità l’assistenza è sempre più carente, si scaricano sul lavoro di cura delle donne all’interno delle pareti domestiche i costi di uno stato sociale che non c’è, i costi della carenza di adeguati servizi sociali, di asili, di scuole, è sempre più difficile arrivare a fine mese in un paese dove il tasso di occupazione femminile è tra i più bassi dell’Europa mentre i governi hanno continuato a riversare ingenti risorse per le missioni di guerra imperialista, come in Iraq o in Afghanistan, in cui a fronte dei tanti bambini uccisi e massacrati la difesa della “sacralità della vita” non ha avuto più alcun valore.

Diventa allora assolutamente necessario contrastare sul piano ideologico e pratico questa offensiva contro il diritto di aborto.

In questo senso l’assemblea nazionale delle donne che si terrà a Roma il 12 gennaio, dopo la grande e combattiva manifestazione del 24 novembre scorso contro la violenza sessuale, come momento di incontro/confronto, di valutazione collettiva del corteo, di dibattito, per continuare in un percorso di lotta, può essere una prima occasione significativa anche per la ripresa di questa lotta come altro aspetto determinante insieme a quello della violenza sessuale contro l’attacco generale alle condizioni di vita delle donne.

17/01/08

Promo Baza'art nuovo blog dedicato alla promozione degli artisti proposti da cultcorner.info


PROMO B@z@@rt è il nome del nuovo blog che cultcorner.info dedica a tutti gli artisti scelti dal team del sito, proposti da Voi o dagli artisti che ne faranno richiesta.

"Apripista" l'artista udinese Carlo Marzuttini, gia ospite della ArtPage, seguiranno gli altri artisti già presenti sul sito principale scelti da ArtPage e Musici, inserendo di volta in volta gli artisti nuovi che con gran piacere ospiteremo.

Gli artisti saranno divisi in ART-categorie che col tempo aggiungeremo: scultura (già presente), pittura, musica, letteratura, fotografia, arte-artigianato, webdesign etc.

Inviateci la richiesta con un primo contatto attraverso la pagina CONTATTO del sito madre, in seguito, verrete contattati e potrete inviare il materiale fotografico i testi per la presentazione e gli eventuali collegamenti web, specificando a quele categoria si vuole essere inseriti consigliandone, eventualmente, anche di nuove.

Quattro soluzioni per il rebus - rifiuti

da Il manifesto del 15/01/08 pg.18

Il piano del governo non risolve nulla, ma «ricicla» solo vecchie ricette che hanno fallito. Con il rischio che tutto finisca in ordine pubblico. Invece una via d’uscita è possibile.
Guido Viale

E’difficile aspettarsi un risultato dal piano del governo per i rifiuti della Campania. Perché in quel piano non c’è niente di nuovo. I punti «qualificanti» sono: 1) Raccolta differenziata. E’ una prescrizione già contenuta in una legge dello stato del 1997, che i commissari non hanno mai attuato.
Il piano non indica le misure per cui questa volta dovrebbe riuscire, ma solo scadenze per il suo avvio. 2) Conferimento ad altre regioni «volonterose » delle centomila e più tonnellate di rifiuti che ingombrano le strade campane. Anche questo è già stato chiesto e fatto in altri periodi. E’ ovvio che in mancanza di garanzie che la storia non abbia a ripetersi le difficoltà frapposte dalle altre regioni crescono. 3) Utilizzo immediato di quattro discariche – o cinque, se verrà inclusa Pianura – già indicate dal precedente commissario Bertolaso e tre delle quali sono già state oggetto di mobilitazioni popolari contro la loro apertura; perché sature o in siti inadatti. Non risulta che Regione, Province o commissari abbiano mai effettuato una mappatura del territorio campano per individuare siti compatibili con questa funzione. Si è sempre cercato di utilizzare i siti già compromessi (gravando su popolazioni la cui salute è stata distrutta da queste servitù), nonostante che indicazioni su siti adatti dal punto di vista geologico e idrologico siano state a suo tempo fornite a Bertolaso da alcuni geologi che queste indagini le avevano svolte per proprio conto. 4) Apertura «nel medio termine» di tre inceneritori: sono quello di Acerra, in costruzione da quattro anni e in programma da dieci, che non sarà pronto prima del 2009 e quello di Santa Maria la Fossa, a soli quindici chilometri dal primo (anch’esso in programma da dieci anni). Anche qui vale il principio di insediare gli impianti più inquinanti nei territori più compromessi; con l’aggravante che in questo caso la decisione sui siti è stata delegata all’impresa aggiudicataria della costruzione e della gestione degli impianti.
Il terzo inceneritore verrà localizzato a Salerno, città il cui sindaco si è da tempo dichiarato disponibile a ospitarlo, anche se il sito non è stato ancora indicato e la mobilitazione popolare contro questa decisione sta già montando. Ma l’apertura dei due nuovi inceneritori, posto che si facciano, non potrà avvenire prima di tre-quattro anni. E nel frattempo?

Ridurre, riciclare, recuperare, smaltire. Nulla dice il piano del governo circa i cinque milioni di «ecoballe» accumulate ai piedi dei sette impianti di tritovagliatura (i cosiddetti Cdr) e infarcite di rifiuti tossici infilati più o meno clandestinamente dalla camorra. Tutti i Cdr sono attualmente fermi; per guasti tecnici, o per decreto della magistratura, o per mancanza di spazio dove stoccare la «produzione». Si tratta di un’altra ecobomba di dimensioni planetarie, che se venisse smaltita nel megainceneritore di Acerra, se entrerà in funzione, lo terrebbe occupato per non meno di 5-7 anni, mentre in attesa dei nuovi inceneritori si accumulerà un numero quasi uguale di altre ecoballe. Che cosa bisogna fare, allora? Bisogna attuare in modo drastico le priorità dell’Ue, della normativa nazionale e di quella regionale.
Primo: ridurre; secondo: riciclare; terzo: recuperare solo quello che non è possibile riciclare; quarto: smaltire solo quello che non è in alcun modo recuperabile. E in emergenza queste regole vanno attuate con misure straordinarie.
Ridurre: ogni giorno la Campania produce 6-7000 tonnellate di nuovi rifiuti urbani. Anche se altre regioni italiane accetteranno di assorbire quelli ammonticchiati per le
strade, tra quindici giorni saremo punto a capo. Tra un mese e mezzo sarà stata riempita completamente la discarica di Serre – l’unica oggi aperta in Campania – e per aprirne altre il commissario si sentirà autorizzato a usare gli stessi sistemi adottati a Genova.
Il 40% in peso di quei rifiuti è composto da imballaggi; un altro 10% da altri prodotti usa e getta. Si tratta in massima parte di vetro, plastica, carta e cartone, che in volume
occupano in discarica oltre il 60 e nei cassonetti fino al 90% dello spazio disponibile. Il resto è composto quasi esclusivamente da materiale organico (avanzi di cucina), inerti e rifiuti ingombranti (mobili e elettrodomestici depositati accanto ai cumuli di rifiuti perché non ci sono centri e servizi di raccolta ad hoc). Bisogna fermare questo flusso. Se si allaga la casa, prima di asciugare il pavimento e strizzare gli strofinacci occorre chiudere i rubinetti. E la Campania è «allagata» dai rifiuti.
Ma come fare? Va proibita la vendita dei prodotti usa e getta fino al lontano ritorno a una lontana «normalità». Per lo meno di quelli più ingombranti: i pannolini possono
essere sostituiti con prodotti lavabili di concezione moderna: sono più economici e igienici per chi li usa e molto meno costosi per chi li deve smaltire. Un comune li può addirittura regalare a chi ne ha bisogno – come si comincia fare a Reggio Emilia e in altre città – con la sicurezza di risparmiare sullo smaltimento.
Lo stesso vale per le stoviglie usa e getta. I comuni devono proibirle emettere a disposizione - a pagamento - di chi le usa abitualmente, cioèmense e fast food, servizi mobili di lavaggio: si possono organizzare in pochi giorni, in attesa che le utenze si dotino delle necessarie strutture. Vanno bloccati all’uscita dalla catena distributiva tutte le bibite in vuoti a perdere, acqua minerale compresa, se non nei territori dove l’acqua del rubinetto non è potabile. E’meglio questo «sacrificio» o continuare a vivere tra cumuli di rifiuti? Vanno eliminati gli imballaggi superflui, in attesa che i distributori si dotino di servizi logistici in grado di garantire l’utilizzo esclusivo di vuoti a rendere e di dispenser per la vendita di prodotti sfusi, come ormai fanno molte catene distributive nel nord e nel centro Europa, ma anche alcune catene italiane.
Ma che cosa si può fare nell’immediato? Si devono spacchettare alle casse dei supermercati e ai banchi dei negozi i prodotti acquistati, in modo che gli imballaggi superflui vengano immediatamente convogliati verso gli impianti di riciclaggio. A Natale, con la campagna «Disimballiamoci» Legambiente aiuta i consumatori volenterosi a sbarazzarsi degli imballaggi superflui presidiando con i suoi volontari le uscite dei supermercati. In Campania la stessa cosa va resa obbligatoria, impegnando in questa funzione alcune migliaia dei lavoratori finora addetti a una inesistente raccolta differenziata. E spiegando alla popolazione che questo è l’unico modo per liberarsi dai cumuli di rifiuti sotto casa e dalla necessità di aprire ogni giorno nuove discariche. Naturalmente per farlo ci vuole personale formato (rapidamente), consultato e aggiornato (quotidianamente) per avere il polso delle risposte della popolazione.
Uscire dalla monnezza non è utopia.
E’ una proposta folle? Può sembrare.Ma è più folle questa proposta o il comportamento di governatori, amministratori e commissari che per 14 anni hanno lasciato incancrenire la situazione fino a questo punto? D’altronde è una proposta che va nella direzione in cui simuove un numero crescente di amministrazioni nei contesti più «civili» dell’Europa e degli Stati Uniti: dalla Silicon Valley al Canada, dall’Austria all’Olanda, dalla Germania alla Nuova Zelanda. Napoli e la Campania potrebbero approfittare dell’emergenza per superare in un colpo solo il gap tra la posizioneinfima che occupano oggi e i primi posti a livello mondiale. Esattamente come12 anni fa Milano, sommersa dai rifiuti, aveva saputo superare l’emergenza mettendo a punto in pochi mesi un modello poi ripreso da molte città europee.
Anche la raccolta differenziata (per la quale la legge prescrive l’obiettivo del 65% entro cinque anni), se da un lato si avvantaggerebbe molto di poter operare su flussi di rifiuti già liberati dalla maggior parte degli imballaggi superflui e dei prodotti usa e getta, richiede comunque una mobilitazione straordinaria che i comuni che hanno già raggiunto questo obiettivo ben conoscono. La raccolta deve essere fatta porta a porta; il personale che la fa deve essere formato e investito di una responsabilità che richiede una elevata professionalità: quella di imparare a conoscere il territorio attraverso i rifiuti prodotti; di dialogare con la popolazione; di individuare i problemi e proporre soluzioni. L’addetto alla raccolta differenziata porta a porta non è più un facchino ma un lavoratore front-line.
Serve un grande lavoro con la persone, ma i risultati poi arrivano: non c’è un solo abitante dei comuni che fanno bene la raccolta differenziata che vorrebbe tornare indietro. Naturalmente ci vogliono impianti per trattare le frazioni raccolte. Nell’immediato si potrà ricorrere ad altre regioni, che riceveranno i materiali riciclabili della Campania più volentieri dei suoi rifiuti indifferenziati.Mabisognerà individuare in fretta i siti e costruire gli impianti - soprattutto quelli di compostaggio - nella regione. Possono essere accolti meglio di una discarica o di un inceneritore. In fin dei conti si tratta di fare un patto con la popolazione: meno impianti inquinanti di smaltimento finale in cambio di più impegno nel ridurre e riciclare i rifiuti. Infine, molta parte
del territorio campano dispone di condizioni adeguate per promuovere il compostaggio domestico, magari distribuendo gratuitamente compostatori, istruzioni per l’uso e assistenza tecnica continua a chi vuole provarci e riducendo così in misura consistente il conferimento di rifiuto organico.
Se l’obiettivo del 65% verrà raggiunto, quando saranno pronti (se saranno pronti) i due nuovi inceneritori, i rifiuti campani da smaltire si saranno ridotti a un terzo di quelli
attuali; e se sarà attivata una politica drastica di riduzione, come quella proposta qui, a molto meno di un quarto. Il «combustibile derivato dai rifiuti» prodotto da un impianto
a norma èmeno della metà del materiale immesso: cioè la metà della capacità dell’inceneritore di Acerra. E a quel punto, a che cosa serviranno gli altri due inceneritori? Si rischierà, in Campania come in tutta Italia, di ritrovarsi nella situazione della Germania, che, dopo aver avviato una vera raccolta differenziata si ritrova con un eccesso di capacità di smaltimento, cioè di inceneritori e di discariche. E’ per questo infatti che la Germania accoglie così volentieri i rifiuti campani: per tenere in funzione impianti che altrimenti non potrebbero ammortizzare. Se invece non si ritiene perseguibile l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, perché è stata fatta una legge che prescrive quest’obiettivo, confermando un’analoga norma del governo Berlusconi,
che fissava l’obiettivo al 60% al 2011? Resta il problema delle bombe ecologiche di cui il piano del governo non si occupa: i milioni di tonnellate di rifiuti tossici nascosti in discariche, clandestine e non, e i milioni di ecoballe che a norma di legge non potranno essere affidate a nessun inceneritore. Qui è improcrastinabile un piano di bonifica di ampio respiro e di portata nazionale, soprattutto per la quantità di risorse sia finanziarie che tecniche e umane da mobilitare. Costerà sicuramente molto di più dei due miliardi di euro che il commissario ha sperperato nel corso di quindici anni e dovrà essere messo a carico delle finanze dell’intero paese. Perché là, nelle fosse, nelle cave, nei pascoli e nelle discariche di tanta parte della Campania – e verosimilmente della Calabria e della Puglia – sono seppelliti i rifiuti di cui si è liberato a basso costo per decenni tutto il sistema industriale del paese. Ed è giusto che a pagare sia tutto il paese.

Questa è la vera Sapienza

Pubblicato da Pino Tortorelli su SBLOOB
16 Gennaio 2008 12:52 PM CST
I sapientini Alla facoltà di Fisica della Sapienza questa è stata una “settimana anticlericale” che ha previsto anche una sarcastica (e nelle intenzioni blasfema) via crucis dentro la città universitaria con studenti travestiti da preti in atteggiamenti che manifestano la loro omofobia e misoginia, e che dovrebbe culminare con una manifestazione di protesta convocata per le nove del mattino del 17 sotto la statua della Minerva, per difenderla, dicono i sapientini, dal “Papa inquisitore”.

Ai sapientini consiglio l’acquisto del Sapientino originale, il gioco educativo che da 40 anni fa crescere i bambini di tutto il mondo. Così potranno impegnare il loro tempo libero in qualcosa di costruttivo, e imparare a non imbavagliare le persone.

15/01/08

la campagna di M'Illumino di Meno 2008 è ufficialmente iniziata!


Messaggio da Caterpillar - martedì 15 gennaio 2008 19.14

Cari amici di Caterpillar sparsi per l’Italia e per il mondo,
la campagna di M'Illumino di Meno 2008 è ufficialmente iniziata!
Come potete veder dal nostro sito, quest'anno le adesioni saranno visibili su una mappa del mondo.
La vostra trasmissione radiofonica preferita vi chiede di diffondere il verbo nelle vostre università, luoghi di lavoro, quartieri di domicilio, parrocchie, associazioni e dovunque riusciate ad arrivare!
Mi raccomando, aderite e fate aderire i vostri amici e colleghi: potete aiutarci a ricevere migliaia di adesioni da tutte le province d’Italia e a piantare bandierine in tutte le nazioni del mondo!
Se ne avete la possibilità, inoltre, cercate di fare aderire anche le istituzioni (municipi, scuole, università, biblioteche...) con cui avete a che fare. Chiaramente lo spegnimento del15 di febbraio non può incidere sui consumi globali, ma forse può incuriosire e sensibilizzare sul tema del risparmio energetico e dare l'occasione per un dibattito... o semplicemente per un'ennesima "puttanade", come direbbe Cirri, in nome di Caterpillar!
Dal nostro sito www.caterueb.rai.it è già possibile aderire nella sezione M’illumino di meno. Lì troverete anche tutto il materiale necessario a diffondere l’iniziativa.
Un abbraccio a tutti e grazie fin da ora per l’aiuto

La Redazione di Caterpillar
visita www.radio.rai.it

M’ILLUMINO DI MENO 2008
Giornata Internazionale del Risparmio Energetico

>> IL DECALOGO DI CATERPILLAR

14/01/08

Scandalo Italia: la classe politica che ci governa...


Povera Italia, non ci resta che... ridere
Il nostro paese è universalmente considerato un eccellente incubatore di creativi, di ogni genere e fattura: designer, stilisti, artisti, ecc. L’elenco sarebbe senz’altro molto lungo ma, a mio avviso, c’è una categoria che merita una particolare menzione: quella dei comici.
Qui, infatti, essi trovano terreno ideale per crescere e moltiplicarsi pressoché all’infinito;
l’enorme quantità di spunti che i nostri politici sono in grado di produrre quotidianamente, basterebbe già da sola a “nutrirli” a dovere con materiale a sufficienza per tutti.
A tutti i livelli e in tutte le posizioni occupate, la classe politica che ci governa (stiamo parlando di diverse migliaia di persone, anche se i veri danni sono quelli al vertice a farli), sembra prevalentemente governata da un unico e universalmente condiviso imperativo: mantenere la poltrona, tanto faticosamente conquistata e poi... godersela il più a
lungo possibile.
Dopo aver stabilito, con delle leggi fatte da loro stessi, l’entità del lauto rimborso per il loro prezioso contributo prestato a favore della collettività (meglio stendere un “impietoso” velo si silenzio sui compensi dei politici, ormai li conoscono tutti, ma non è mai successo nulla che li potesse far diminuire), devono aver stabilito, evidentemente di
comune accordo, che anche il personale che li accudisce ossequiosamente merita un simile trattamento, una sorte di cupola di secondo livello che sembra avvolgere silenziosamente e doratamente tutti coloro che hanno l’immensa fortuna di lavorare nei palazzi parlamentari.
E’ estremamente interessante, ma forse il termine più giusto sarebbe irritante, notare che all’interno di questi prestigiosi palazzi, sede delle assemblee legislative e luogo di lavoro per le più importanti cariche istituzionali del nostro paese, la legge in vigore su tutto il resto del territorio nazionale, qui venga dichiaratamente evitata, quasi rimbalzasse sulla misteriosa cupola che sembra avvolgere lei e tutti coloro che vi lavorano all’interno.
Un esempio? Potevate chiedermene anche una decina...
Sembra stiano decidendo, a gran fatica e solo oggi, di proporre (già solo proporre…) ai loro agguerriti sindacati interni da spostare l’età pensionabile a 53 anni, sicuramente un notevole sacrificio, se il resto del paese non dovesse
aspettare i 65 e oltre.
L’entità della pensione? Pari fino al 90% dell’ultima busta paga, percentuale molto al di sopra di tutti gli altri “comuni” lavoratori italiani.
E qui arriviamo al punto dolente dell’intera questione: ma a quanto corrisponde lo stipendio
di questi preziosissimi collaboratori? Facendo un’onesta e decorosa proporzione, direi che una media di tre, quattromila euro possano essere più che sufficienti, uniti a una corposa dose di benefit (biglietti gratuiti, viaggi, ecc.).
Se già questo vi sembra molto, allora vi consiglio di mettervi seduti e pronti al peggio:
nel 2006 il Corriere fece scoppiare uno scandalo pubblicando la scoperta che un dipendente medio guadagnava ben 118mila euro l’anno, un soffio meno di diecimila euro al mese...
Una esagerazione - direte voi - fortuna che qualcuno se ne è accorto e ha denunciato il tutto ponendo fine a questa vergogna e ripristinando la normalità.
No, purtroppo, sembra proprio che questa sia la normalità, almeno in un paese come il nostro in cui tutto sembra andare alla rovescia: infatti, oggi a distanza di poco più di un solo anno lo stipendio medio è addirittura aumentato arrivando a superare quota 131mila, cioè 13mila euro in più, nonostante lo scandalo ancora “fresco di stampa”.
Qualcun’altro, ancora speranzoso nel sistema, potrebbe pensare che il numero medio dei dipendenti sia diminuito, per far calare la spesa complessiva. Ovviamente no, anzi è decisamente aumentato, passando nel giro di dieci anni da 884 a 1.053. Quando un imprenditore (e oggi il mercato vorrebbe che tutti fossero degli imprenditori con i doveri dei dipendenti) che lavora giorno e notte per mandare avanti la propria azienda, si vede divorare il proprio guadagno da un fisco insaziabile, rischiando in ogni momento di finire nelle allettanti trappole preparate con l’avallo istituzionale dagli istituti di credito, sapere che anche un semplice usciere guadagna cifre da capogiro, decisamente ingiustificabili, sembra proprio difficile non farsi venire l’ulcera.
Qualcuno direbbe: “non ci resta che riderci sopra...” da qui lo straordinario sviluppo e diffusione della categoria dei comici, autentica valvola di sfogo della nostra, insana, società. Basterebbe solo avere un minimo di senso della realtà per evitare degli autentici paradossi, ma i politici
(Strassoldo docet) hanno ampiamente dimostrato di esserne completamente privi. E a noi non resta che piangere… dalle risate.
Gino Soccio
dal mensile FRIULINEWS.IT
dicembre 2007 pag.22

13/01/08

CultCorner.info "sposa" UBUNTU filosofia

Da meno di una settimana Cultcorner.info ha sposato la filosofia Software Free e Open Source di UBUNTU.
Stiamo prendendo domestichezza col sistema e quindi sarà possibile qualche ritardo con aggiornamenti e grafica, ma anche no visto la semplicità del sistema stesso; grande !
.. riportiamo qualche notizia a riguardo:

Il nostro lavoro su Ubuntu è guidato da una filosofia sulla libertà del software che ci auguriamo possa diffondere e portarne i benefici ad ogni parte del globo.

Software Free e Open Source

Ubuntu è un progetto guidato da comunità per creare un sistema operativo ed una serie completa di applicazioni con l'uso del software Free e Open Source. Nel cuore della Filosofia Ubuntu sulla libertà del software, risiedono i seguenti ideali:

  1. Ogni utente di computer deve avere la libertà di eseguire, copiare, distribuire, studiare, condividere, modificare e migliorare il proprio software per qualunque scopo, senza dover pagare diritti di licenza.
  2. Ogni utente deve poter usare il proprio software nella lingua di propria scelta.
  3. A ciascun utente deve essere data l'opportunità di usare il software, anche se affetto da handicap.


La nostra filosofia è riflessa nel software che viene prodotto e incluso nella nostra distribuzione. Per questo i termini di licenza del software che viene distribuito sono ponderati sulla nostra filosofia, usando la "Ubuntu Licence Policy".

Quando installate Ubuntu, quasi tutto il software installato riscontra questi ideali, e la comunità sta lavorando affinché ogni singola parte di software di cui avete bisogno sia disponibile sotto la licenza che offre queste libertà. Attualmente, specifiche eccezioni vengono effettuate per qualche "driver" disponibile solo nel formato binario, senza il quale molti computer non sarebbero in grado di completare l'installazione di Ubuntu. Questi vengono posizionati in una sezione "restricted" del nostro sistema, che rende banale la loro rimozione qualora non ne aveste bisogno.

Per maggiori informazioni sulle linee guida per la licenza sui vari componenti del sistema Ubuntu, visitate questa pagina.

Free Software

In Ubuntu il termine "free" in Free Software è principalmente usato con riferimento alla libertà e non al prezzo - sebbene siamo impegnati a distribuire gratuitamente Ubuntu. La cosa più importante di Ubuntu non è la sua disponibilità gratuita, ma che esso conferisce all'utente i diritti della libertà del software. Sono queste libertà che consentono alla comunità Ubuntu di crescere, condividendo le esperienze collettive per migliorare Ubuntu e renderlo adatto all'uso in nuovi Paesi ed in nuove industrie.

Citando il testo "What is Free Software" della "Free Software Foundation", le libertà al centro del Free Software sono definite come segue:

  • La libertà di eseguire il programma, per ogni scopo.
  • La libertà di studiare come lavora il programma, ed adattarlo alle proprie esigenze.
  • La libertà di ridistribuire copie per aiutare gli altri.
  • La libertà di migliorare il programma, e rilasciare le proprie modifiche al pubblico, per offrirne i benefici a tutti,


Il Free Software è stato un coerente movimento per oltre due decenni. Questo movimento ha prodotto milioni di linee di codice, documentazione e una vibrante comunità della quale Ubuntu è fiera di far parte.

Open Source

Open Source è un termine coniato nel 1998 per rimuovere l'ambiguità della parola inglese "free". L'Open Source Initiative ha descritto il software open souce nella Open Source Definition. L'Open Source continua a crescere ed a riscuotere ampi riconoscimenti.

Ubuntu è felice di chiamarsi Open Source. Mentre alcuni si riferiscono al Free e Open Source come movimenti in competizione con diversi fini, noi non vediamo distinzioni o incompatibilità tra i due. Ubuntu è fiera di includere membri che si identificano in entrambi i settori Free e Open Source.

Il futuro del software libero.
Sui vostri laptop, desktop e server.
Adesso.

Scarica adesso

DICHIARAZIONI DEL MINISTRO AUSTRALIANO PETER COSTELLO sui problemi della immigrazione.


post by marywan domenica 13 gennaio 2008

Interessante la chiarezza senza i "distinguo" fumosi tipica dei nostri politici, ma anche senza i toni beceri di qualche altro.


DICHIARAZIONI DEL MINISTRO AUSTRALIANO PETER COSTELLO sui problemi della immigrazione.

“QUESTO E’ CIO’ CHE DEVONO FARE TUTTI I PAESI”

Non sono contrario all’immigrazione, e non ho niente contro coloro
che cercano una vita migliore venendo in Australia.

Tuttavia ci sono questioni che coloro che recentemente sono
arrivati nel nostro paese, ed a quanto sembra anche qualcuno dei nostri concittadini nati qui, devono capire.
L’idea che l’Australia deve essere una comunità multiculturale è
servita soltanto a dissolvere la nostra sovranità ed il sentimento di identità nazionale.
Come australiani, abbiamo la nostra cultura, la
nostra società, la nostra lingua ed il nostro modo di vivere.
Questa cultura è nata e cresciuta durante più di due secoli di lotte,
processi e vittorie da parte dei milioni di uomini e donne che hanno cercato la libertà di questo paese. Noi parliamo l’inglese, non il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, il russo o qualsiasi altra lingua.

Perciò, se desiderate far parte della nostra società, imparatela lingua!

La maggioranza degli australiani crede in Dio. Non si tratta soltanto di un affare privato di qualche cristiano fondamentalista di destra, ma vi è un dato di fatto certo ed incontrovertibile: uomini e donne cristiani hanno fondato questa nazione su principi cristiani, e questo è chiaramente documentato nella nostra storia. Questo dovrebbe essere scritto sui muri delle nostre scuole. Se il nostro Dio vi offende, allora vi consiglio di prendere in considerazione la decisione di scegliere un’altra parte del mondo per mettere su casa, perché Dio è parte della nostra cultura. Accetteremo le vostre opinioni religiose, e non vi faremo domande, però daremo per scontato che anche voi accettate le nostre e cercherete di vivere in pace ed armonia con noi.

Se la Croce vi offende, o vi molesta, o non vi piace, allora dovrete pensare seriamente di andarvene da qualche altra parte.

Siamo orgogliosi della nostra cultura e non pensiamo minimamente di cambiarla, ed i problemi del vostro paese di origine non devono essere trasferiti sul nostro.
Cercate di capire che potete praticare la vostra cultura, ma non
dovete assolutamente obbligare gli altri a farlo.
Questo è il nostro paese, la nostra terra, il nostro modo di vivere, e
vi offriamo la possibilità di viverci al meglio.

Ma se voi cominciate a lamentarvi, a piagnucolare, e non accettate
la nostra bandiera, il nostro giuramento, i nostri impegni, le nostre credenze cristiane, o il nostro modo di vivere, vi dico con la massima franchezza che potete far uso di questa nostra grande libertà di cui godiamo in Australia:

Il diritto di andarvene. Se non siete felici qui, allora andatevene. Nessuno vi ha obbligato a venire nel nostro paese. Voi avete chiesto di vivere qui: ed allora accettate il paese che avete scelto. Se non lo fate, andatevene! Vi abbiamo accolto ed aperto le porte del nostro paese; se non volete essere cittadini come tutti in questo paese, allora tornate al paese da cui siete partiti!

Questo è il dovere di ogni nazione,
questo è il dovere di ogni immigrante.

07/01/08

Rifiuti - immondizia .4

La ricetta del Wwf
Una «terapia d'urto» contro gli scarti

Quello di questi giorni «è il frutto di una strategia dell'emergenza creata ad arte per arrivare a soluzioni estreme, quali l'incenerimento, soluzioni già decise in partenza perché in grado di garantire l'affare rifiuti». Lo afferma il Wwf ricordando che il 14 gennaio si apre il maxi-processo sulla gestione dei rifiuti in cui Wwf sarà parte civile. Si tratta del «primo processo sulla gestione politica centrale e regionale dell' emergenza rifiuti in Campania» e vede 28 imputati «tra cui i massimi responsabili delle strutture di commissariamento dei rifiuti e delle imprese che hanno gestito i rifiuti in Campania negli ultimi anni». L'associazione propone poi una terapia d'urto in 6 mosse: 1) divieto di utilizzo di materiali non riciclabili per almeno 3 mesi; 2) divieto di materiali monouso per almeno 3 mesi; 3) divisione della parte secca-umida dei rifiuti, per utilizzare al meglio la parte organica; 4) raccolta porta a porta; 5) funzionamento degli impianti di compostaggio pronti; 6) piano straordinario di raccolta cartoni e imballaggi.

Rifiuti - immondizia .3

Nuova Zelanda
Come fare la guerra ai rifiuti

La Nuova Zelanda dal 2002 ha adottato un piano nazionale nominato «Zero Waste» con lo scopo di ridurre la produzione di rifiuti, l'impiego di energia e di materie, lo spreco e l'inefficienza. Nel giro di pochi anni la raccolta differenziata è decollata, la quantità di rifiuti è diminuita, sono stati creati posti di lavoro ed è stata istituita un'accademia per studiare casi di produzione sostenibile e formare manager, tecnici e specialisti del marketing. Analoga l'esperienza dell'Oregon (Usa) dove è stata creata la «Zero Waste Alliance», associazione pubblico-privata gestita dal governatore insieme a ecologisti, imprese produttrici e ricercatori.

Rifiuti - immondizia .2

Pacifico Un oceano di scorie

La plastica che uccide
Dopo 10 anni di osservazione delle correnti oceaniche nel Pacifico, la Algalita Marine Research Foundation (Amrf) ha pubblicato uno studio sconvolgente: i rifiuti provenienti dalle coste e dai litorali fluttuano per anni spinti dalle correnti e si raggruppano in due larghe zone soprannominate «la placca dei rifiuti del Pacifico dell'est» e «la placca dei rifiuti del Pacifico dell'ovest».
Si tratta di una massa di immondizia che si è triplicata nel giro di venti anni e ha raggiunto i 3,43 milioni di chilometri quadrati (un terzo della superficie dell'Europa) per un peso di 3,5 milioni di tonnellate. I rifiuti organici sono sempre stati decomposti dai microrganismi del mare, ma con l'arrivo della plastica la situazione è degenerata: oggi costituisce il 90% dei rifiuti che galleggiano nell'oceano. Secondo una stima Onu, su un tratto di mare di 2,5 km2 per una profondità di 30 metri si trovano in media 46 mila pezzi di materia plastica: in alcuni punti la plastica è superiore al plancton. Greenpeace sostiene che su 100 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno il 10% finisce nell'oceano, e di questo il 10% affonda mentre il resto galleggia spinto dalle correnti (perché scompaia del tutto occorrono da 500 a 1.000 anni). L'inquinamento da plastica, secondo l'associazione ambientalista, provoca la morte di 1 milione di uccelli e di 100 mila mammiferi marini. Rimedi? Quasi nessuno. Secondo Marcus Eriksen, direttore dell'Armf, «possiamo solo cercare di ridurre il danno...».

Rifiuti - immondizia .1

Decalogo per riemergere dall' immondizia
L'obiettivo rivoluzionario è Zero waste, rifiuti zero. E si raggiunge riorganizzando l'intero sistema di produzione e consumo. Una vita senza scarti, per andare oltre la raccolta differenziata e il riciclaggio
Marinella Correggia

La rivoluzione a partire dai rifiuti solidi urbani? Si può (si potrebbe),a prenderli come occasione per riorganizzare l'intero sistema di produzione e consumo. L'Obiettivo zero waste («rifiuti zero»), proposto da una rete internazionale coordinata dal docente di chimica statunitense Peter Connet e alla quale aderiscono molte città del mondo, annulla lo pseudodilemma «inceneritore o discarica». Non per nulla la declinazione italiana di Zero waste, la Rete nazionale rifiuti zero, promuove fra l'altro un digiuno a catena contro gli inceneritori al quale da molto tempo partecipano attivisti di Trento e provincia, Roma e Lazio, Genova e Forlì.
Zero waste va oltre perfino la pur indispensabile raccolta differenziata più riciclaggio. I rifiuti, infatti, si annullano a monte, in un'interazione di ruoli e responsabilità fra i vari attori e livelli: legislatore nazionale, industria e distribuzione, istituzioni locali (e ce ne sono molte di virtuose), cittadini. Le pratiche delle comunità, quali il riuso, la riparazione, il riciclaggio e il compostaggio vanno collegate con le pratiche industriali, che le leggi devono incentivare ma anche rendere obbligatorie: dall'eliminazione delle sostanze tossiche alla riprogettazione degli imballaggi e dei prodotti. Delle merci va considerato l'intero ciclo di vita, per cercare le inefficienze a ogni stadio.
Vivere senza scarti
- Apposite leggi dovrebbero proibire o almeno disincentivare gli usa e getta (imballaggi sostituibili bottega/casa - si pensi agli shopper, di qualunque materiale - od oggetti monouso). Proibire anche gli oggetti che non si possono riciclare o riusare facilmente. Rendere obbligatorio il riporto di imballaggi e prodotti alla fine della loro vita utile, con obbligo del produttore di riprenderseli e gestirli (responsabilità industriale).
- «Se una comunità non può riutilizzare, riparare, riciclare o compostare un dato oggetto o materiale, allora le industrie non dovrebbero produrli», sostiene Zero Waste. Come scrive il professor Giorgio Nebbia, merceologo e ambientalista, «la salvezza può essere cercata soltanto nelle azioni della prima R (riduzione): sia diminuzione della massa dei rifiuti, sia progettazione di merci con minori rifiuti nella produzione e dopo l'uso».
- Almeno nei casi di emergenze locali, perché non vietare il maggior numero possibili di imballaggi?
- Ci vorrebbe un premio non solo per i comuni ricicloni ma anche per quelli che riescono ad abbattere a monte il rifiuto pro capite prodotto sul proprio territorio, non solo a raccoglierlo e riciclarlo meglio (ci sono sempre perdite di energia e materiali anche nel miglior riciclaggio).
- E a quando la promozione di feste nazionali e locali senza alcun usa e getta, nemmeno riciclabile?
- Il rapporto diretto produttore-consumatore, gli acquisti vicini e la riduzione dei passaggi commerciali sono un modo per ridurre anche i rifiuti da imballaggi e da contenitori. I gruppi d'acquisto ne sono un buon esempio e alcuni enti locali cominciano a favorirli.
- Quanto ai cittadini, dovrebbero essere incentivati a ridurre a monte i materiali che escono da casa come scarto, e dunque quelli che entrano. Cambiando le abitudini di acquisto. Ecco alcuni esempi. Per i materiali organici, in attesa del servizio comunale (da pretendere!), si può anche fare il compostaggio sul balcone - almeno i più bravi - o nel giardino condominiale con le compostiere; in alcuni comuni per chi lo fa è prevista una riduzione della tariffa. E si possono anche minimizzare gli scarti di cucina con gustosi inaspettati risultati (usare le bucce se bio, non avanzare cibo ecc.). Per l'inorganico, evitare gli usa e getta, non comprare cose di facile rottura, non seguire le mode, cambiare le abitudini di consumo: bere acqua del rubinetto, far la spesa con le buste di tela, comprare materie prime anziché bottigliame lattiname scatolame (l'onnipresente passata di pomodoro, è facilissimo e rapido farla in casa riciclando le bottiglie di vetro anno per anno!). Si può vivere senza pattumiera, insomma.
Uso e riuso, che cultura!
- Scuole e istituzioni possono fare un'opera di educazione dei cittadini all'uso e al riuso per uscire dalla inciviltà dell'usa e getta, non solo degli oggetti e imballaggi monouso «per vocazione» ma anche di quelli che, pur durevoli, sono gettati via prematuramente anzi quasi subito.
- Occorrerebbero incentivi anche economici per allungare la vita agli oggetti.
- Molti posti di lavoro si possono promuovere senza usare altre materie prime, solo pescando nel giacimento del già esistente, che può essere rivenduto, rigenerato, riadattato senza trasformazioni industriali tipo il riciclaggio (si pensi alle sartorie che confezionano o aggiustano abiti con stoffe già esistenti).
- Alcuni enti locali e associazioni o cooperative intercettano gli oggetti prima del cassonetto e ne permettono il prelievo da parte di chi ne ha bisogno attraverso apposite isole ecologiche o riciclerie.
Differenziare per riciclare
- Insieme all'adozione dei sistemi di raccolta differenziata più efficienti (in Italia, il porta a porta), il passaggio alla tariffazione a peso e una considerazione separata dei rifiuti delle famiglie rispetto a quelli degli esercizi commerciali responsabilizzano gli utenti.
- Le vecchie discariche dovrebbero diventare ecoparchi industriali per il recupero e riciclaggio (ovviamente la premessa è che funzioni il circuito raccolta differenziata/riciclaggio, che crea posti di lavoro).
- Gli oggetti con materiali riciclati devono poi avere uno sbocco di mercato. Un modo per favorirlo è l'applicazione della normativa per gli acquisti pubblici verdi (e riciclati), ancora disattesa da molti enti pubblici.
Lo screening del residuo
Dopo tutte le cautele, il residuo che rimane deve essere stabilizzato e smaltito in loco ma soprattutto scrutinato attentamente: per eliminarlo in quanto errore di progettazione, fabbricazione o consumo nel ciclo di vita del prodotto. Zero Waste suggerisce inoltre alle comunità che adottano la strategia Rifiuti zero di stabilire l'anno entro il quale non si dovranno più inviare rifiuti alla discarica «transitoria». Così il cambiamento di mentalità ha tempo di svilupparsi.

Dario Fo: «Beati gli schiavi»

da Il Manifesto del 4 gennaio 2008 pag.5 di Loris Campetti
Ai funerali di Giuseppe L'operaio ha meno valore, meno tutela, meno diritti che nella schiavitù, o nei Comuni. Perché al centro non c'è più l'uomo ma il profitto
Loris Campetti
«Diceva Bertolt Brecht che quando uno schiavo si libera dalla schiavitù e diventa un operaio perde i diritti che aveva. Come schiavo era tutelato, gli veniva garantito un abito, persino una moglie gli veniva trovata. Da operaio perde di valore, di peso, perde diritti. Catullo diceva che allo schiavo bisognava dare allegrezza, ilarità, sennò avrebbe intristito le stanze del potere». Il premio Nobel Dario Fo ha partecipato ieri ai funerali di Giuseppe Demasi, la terza vittima della strage targata ThyssenKrupp, insieme alla sua compagna Franca Rame. Parlare con lui di morti sul lavoro costringe a modificare gli attrezzi del lavoro giornalistico, ripescando categorie troppo velocemente abbandonate nell'interpretazione della realtà. Sembra un paradosso quello messo in scena da Dario Fo: lo schiavo antico era più rispettato e tutelato dell'operaio moderno. Eppure ha un fondo di verità, perché «la nostra società ha messo al centro il profitto. L'interesse per il profitto viene prima di tutto, prima della vita dei lavoratori».
Perché hai deciso di partecipare ai funerali di Giuseppe, la settima vittima della strage consumata alla Thyssenkrupp?
Sono andato perché ho avuto una lunga frequentazione con le lotte operaie a Torino e Milano, alla Fiat e nelle piccole aziende. Sette operai uccisi, ci pensi? Ricordo una canzone, «Morire per campare» dentro lo spettacolo «Ci ragiono e canto» che raccontava dei poveri operai del sud costretti a salire a Milano e a Torino e per tirare avanti mettevano a rischio la propria vita.
Cosa hai provato al funerale?
Sconvolgente. Una chiesa fredda, completamente impregnata di corpi, gente semplice, operai, volti e mani di chi sa cos'è il lavoro. Con Franca abbiamo abbracciato tante persone, compagni di lavoro, parenti, amici. Un operaio mi ha detto che i padroni pagano le multe per il mancato rispetto delle leggi sulla sicurezza, ma se ne fregano, perché le multe costano molto meno che tenere a regola gli impianti. E un altro mi ha detto: almeno ci pagassero il prezzo pagato per un bue. Mi è tornato alla mente quell'industriale del milanese che ha cosparso di benzina e poi bruciato un operaio rumeno che rivendicava i suoi diritti, il prezzo pattuito. E' stato in galera solo qualche anno, quel padrone. Il cardinale Poletto ha fatto un discorso corretto in cui si ribadiva il rispetto per la persona umana che viene prima della produzione e del profitto.
Siamo nel terzo millennio e si muore sul lavoro come ai tempi dei padroni del vapore.
Noi abbiamo rimesso in piedo lo spettacolo «Non si paga, non si paga» e un importante critico di Repubblica ci ha criticato, accusandoci di non esserci accorti che il mondo è cambiato. Ma i tempi sono cambiati davvero? E come sono cambiati? Dire che oggi siamo più avanti sulla sicurezza è una grande balla. Ci sono degli Statuti tra la fine del 1100 e il 1200, per esempio in Toscana, da cui emerge una grande attenzione alla tutela dei lavoratori che oggi diremmo dell'impiantistica, impegnati nella costruzione di torri, palazzi, chiese. L'inizio dei lavori veniva dato dal maestro della pietra del comune che dava il via solo dopo accurato controlli. Era sua la responsabilità prima di eventuali disastri, poi veniva quella della persona per cui l'opera veniva edificata e l'imprendtore edile era l'ultimo responsabile. Per il semplice fatto che dare la responsabilità della sicurezza al padrone vuol dire lasciare mano libera alla corruzione, perché il padrone ha interesse solo al profitto. Come mi diceva quell'operaio, preferisce pagare le multe che garantire la sicurezza. Con la nascita dell'Umanesimo l'individuo, e non il profitto, era messo al primo posto. Persino la massoneria, alle sue origini, metteva al centro il lavoratore, la vita dell'operaio: masson è il muratore.
L'Italia ha il triste primato degli infortuni sul lavoro.
Ti faccio un esempio. Ho lavorato due mesi in Finlandia per mettere in scena uno spettacolo; sai che durante le prove erano sempre presenti i vigili del fuoco? Da noi il servizio antincendio c'è solo durante gli spettacoli.
Pensi davvero che le condizioni dello schiavo fossero migliori di quelle dell'operaio?
Ti ricordi la canzone «Ho visto un re»?
Come no: il re, il vescovo, il ricco, tutti che avevano perso qualche privilegio e piangevano, chi sul cavallo e chi nel vino, chi mordeva la mano del sacrestano. Solo il «vilan», un contadino, ridacchiava... un altro paradosso?
«Che sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale, diventan tristi se noi piangiam». Dove chedi che abbia pescato queste parole, se non dallo studio di Bertold Brecht e dagli scritti di Catullo? Allo schiavo bisogna dare allegrezza, ilarità, per evitare che le sue lacrime possano intristire le stanze del potere. Oggi gli operai non valgono neppure il prezzo di un bue, perché al centro della storia non c'è l'uomo, c'è il profitto.