14/07/09

Polvere DI MONFALCONE - vedova all'amianto

di Angelo Ferracuti - MONFALCONE (TRIESTE)

Ritorno di uno scrittore nei luoghi dove l'asbestosi continua a mietere vittime. I picchi più alti di mortalità previsti nel 2020. Alla vigilia dell'apertura del maxiprocesso contro la Fincantieri per la morte di 39 operai
A Monfalcone è meglio arrivare dall'interno, passando per Aquleia, antica città magica e porto romano. Arrivando dall'autostrada conviene uscire a Palmanova e inoltrarsi per questa lingua d'asfalto che come una forbice affilata taglia in due un territorio ricco di faggete rigogliose e campi. Quello che ti colpisce arrivato all'asburgica Grado è il colore del cielo, che sembra blu cobalto e l'acqua che ti accoglie è dello stesso colore, così tutto diventa più largo, lucente e ventoso, e superato il ponte sull'Isonzo sembra di essere già in un altro territorio. Da queste parti arrivai la seconda volta cinque anni fa, qui iniziò il mio viaggio nell'Italia del lavoro, che finì nel libro Le risorse umane, due anni a caccia di storie dal nord al sud di questo paese che arretra, omogeneo solo per nuovo sfruttamento e nuove schiavitù, e sempre qui sono tornato più volte perché amo questi luoghi, e soprattutto la gente che ci abita, schiva e allo stesso tempo rocciosa come il Carso, criniera di collina montagnosa a pochi passi dal mare e a un tiro di schioppo da Nuova Gorica. Ma la prima volta fu ancora precedente, invitato a scrivere un reportage in loco da Mauro Covacich. Ero attratto dai luoghi e le memorie della prima grande guerra, e per due giorni ostinato camminai su questi sentieri a caccia di trincee, lapidi che spuntavano come funghi dalla terra pietrosa e croci di ferro arrugginite. Poi, invece, in zona Cesarini raccontai la storia di un pugile, Stefano Zoff, Il Rocky di Monfalcone, come lo soprannominai, che quando conquistò il titolo di campione del mondo dei pesi leggeri, atterrato all'aeroporto di Ronchi dei Legionari di ritorno da Las Vegas non trovò nessuno a fargli festa. Fu in quella occasione che sentii parlare per la prima volta di morti di amianto alla Fincantieri. Si trattava di operai, tubisti, saldatori, isolatori, impiegati, ma anche delle donne addette alla pulizia della mensa, persino delle mogli che avevano lavato le tute da lavoro dei mariti. Tutti avevano inalato quella maledetta polvere. Non c'era una famiglia che non contasse tra la cerchia dei parenti un malato di asbestosi, o col carcinoma ai polmoni, non avesse visto una di queste persone soffrire per mesi e poi morire straziata per soffocamento. La cosa che mi colpì di più era che di questa tragedia non ne parlava nessuno. Anche in città c'era una rimozione fortissima. Una storia che ricordava La peste di Albert Camus, aveva la stessa irreale assurdità.
Qui incontrai la signora Nardi, dell'Associazione esposti, e il dottor Bianchi, l'epidemiologo che denunciò il fenomeno da un punto di vista medico e subì un isolamento vergognoso, come il dottor Manson ne La cittadella di Cronin, e poi l'ex isolatore termico Duilio Castelli, che è ancora vivo nonostante abbia i polmoni impestati di placche pleuriche, che da anni segue le storie umane dei colpiti, fa assistenza all'ospedale. Proprio lui, seduto su una tomba del cimitero di San Canzian d'Isonzo, mi raccontò la strana storia che quando uno dei suoi compagni se ne stava per andare all'altro mondo, lui vedeva la morte arrivare, e una figura fantasmatica nera con una falce luminosa che posava la sua mano sulla spalla del morente.
Sto tornando a Monfalcone dopo cinque anni, è una bella giornata di sole. Mi hanno invitato a un festival, Onde mediterranee, credo dovrò parlare di luoghi, ma anche di scrittura dal vero, quella dei San Tommaso che vogliono toccare con mano, vanno a vedere, e annusano come scriveva Walser. A Panzano, nella cittadella operaia, è tutto come sempre, al baretto un prosecco tira l'altro, ma gli operai bengalesi sono aumentati, la comunità ora è una città nella città, però un corpo separato, se ne vedono molti per strada, hanno aperto delle attività. Alloggio in un hotel centralissimo, il Lombardia, però gestito da napoletani.
Il pomeriggio incontro il giovane storico Enrico Bullian, ha scritto Il male che non scompare (Il ramo d'oro), ricerca che compendia (da un punto di vista scientifico, normativo, sociale ed economico) il successo della fibra killer. Con lui c'è un'altra ragazza dell'Associazione esposti, Chiara Paternoster, anche lei fresca di laurea in giurisprudenza, che segue gli aspetti legali. Ci sono interessanti novità sul fronte dei processi, il Tribunale di Gorizia, dopo cinque anni di strana inerzia, ha emesso due sentenze di condanna per omicidio colposo nei confronti di tre dirigenti della Fincantieri. «La svolta è arrivata dopo le nostre pressioni sul Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, perché cinque anni fa i processi non si facevano, quindi oltre a un problema legato alla riaffermazione di un principio di giustizia, in quanto queste persone hanno subito una lesione grave del loro diritto di sicurezza sul posto di lavoro, era addirittura negata la possibilità di vedere giudicata la cosa attraverso una sentenza».
All'epoca oltre mille fascicoli giacevano al calduccio negli armadi della Procura di Gorizia. L'associazione denunciò al Csm questa omissione, partì una inchiesta del Ministero di Grazia e Giustizia. «Intanto in Tribunale era arrivato come Procuratore generale Beniamino Deidda, che aveva un potere di controllo, il quale è da sempre sensibile ai temi della sicurezza, che si è subito interessato. Ma le cose non si sbloccavano, così un anno fa ha avocato quarantadue fascicoli, e cioè li ha fatti propri, ha costituito un pool di consulenti tecnici, e in sei mesi ha sequestrato quindicimila pagine di atti d'indagine, acquisito documenti alla Fincantieri, e così tutto è ripartito».
Pare ci sia addirittura una lettera che risale agli anni settanta, spedita dai vertici aziendali dell'allora Italcantieri ai dirigenti di Genova, dove si consiglia, tenuto conto dei tempi di incubazione della malattia, di non mettere a lavorare operai con meno di quarant'anni nei reparti dove si usa l'amianto. Una cosa agghiacciante, di una gravità inaudita, se confermata nel corso dei dibattimenti.
Le cose sono in movimento. Non solo i processi, non solo nei Tribunali. Questa storia è ora anche un corto notevole, Polvere, di Ivan Gergolet, storia di una donna «vedova dell'amianto» che per vendicarsi s'introduce nell'abitazione di colui che considera responsabile della morte del marito fingendosi badante.
Il giorno dopo incontro Mirella Bigot, che mi aveva raccontato la storia straziante e dolcissima di suo marito, e di come dentro una tragedia possano prendere posto anche sentimenti nobili come l'amore e la tenerezza. Ne rimasi molto colpito, tanto che alla fine ci abbracciammo in quel tinello rabbuiato e piangemmo. E' uscita dall'Associazione, vuole continuare da sola. Teme anche i tempi lunghi e il massacro mentale dei processi, che sono sempre un calvario per chi resta. Però è ancora molto indignata nei confronti dell'azienda. «Perché questi delinquenti sono rimasti così indifferenti?» Non si capacita. Ma allo stesso tempo è arresa, delusa. «Bisogna metabolizzare, non si può essere rabbiosi...alla fine, dopo il dolore, l'impotenza, resta la nostalgia. Il dolore è silenzio, meditazione».
La Nardi, invece, la signora Nardi, ora presidente dell'Associazione, «un'associazione dove c'è tanto dolore», come la definisce, è sempre combattiva. Biondissima e riccioluta quasi non la riconosco. Con lei c'è sua figlia Barbara. «Finalmente», mi dice, «la vita mi ha martoriata, sono stati anni difficili, ma siamo arrivati alla fine», dopo undici anni dalla scomparsa di suo marito non è però ancora pacificata. È ancora lei, arrabbiata, con l'imprinting politico della combattente: «Mi offendeva il silenzio degli altri, l'indifferenza, come se fosse normale tutto quello che stava succedendo. Questa storia mi ha insegnato che se vuoi puoi».
«Se sfogli un elenco telefonico ti accorgi che qui la popolazione è da sempre mista, i contagi etnici sono stati moltissimi», mi ha raccontato la mia amica Patrizia Giacometti, «si parlano dialetti diversissimi in un territorio di pochi chilometri, il Bisiaco, per esempio, un veneto arcaico che resiste in una zona geograficamente ben delimitata, dal Tanaro all'Isonzo, e anche dal Carso al mare, da Sagrato a Monfalcone, il triestino a Trieste, il graisano a Grado, mentre ad Aquileia parlano il friulano. I fiumi, i bracci di mare hanno fortemente influenzato la parlata locale».
Infatti, qui ti senti straniero, perché arrivarci non è facile, ed è straniero anche il mondo che abiti, tutto sembra solo appena sfiorato dagli orrori estetici. Anche se altri orrori, questo è il costo del capitale, sono in agguato. Nel 2020, infatti, si toccheranno i picchi più alti di mortalità per asbestosi. Ma è di oggi la notizia che il Tribunale di Gorizia ha accolto la richiesta delle parti civili e la Fincantieri andrà in giudizio in un maxi-processo che riguarda la morte di trentanove operai. Quegli stessi operai che «costruirono le stelle del mare, li uccise la polvere, li tradì il profitto» come recita la frase dello scrittore Massimo Carlotto, che sta nel monumento a loro dedicato a pochi metri dai cantieri navali.

10/07/09

Un angelo chiamato Niki - dall'omonimo blog

NIKI APRILE GATTI .....IL G8....L'ORGOGLIO....LA VERGOGNA

VERITA' GRIDA FORTE IL TUO NOME !!!






"YES, WE CAMP"

sulla collina di Roio.(L'Aquila)











Foto di famiglia allargata anche a Egitto, Messico, Sudafrica, India, Brasile e Cina per gli otto Grandi, al termine della loro sessione di lavoro questa mattina all'Aquila. Davanti a uno scenario di finte montagne innevate, i leader hanno scherzato fra loro aspettando il premier canadese, Stephen Harper, ultimo a presentarsi dopo Barack Obama che, poco prima, era stato accolto dagli altri leader con un applauso. Scattata la foto, per i 14 leader inizia la colazione di lavoro estesa alle organizzazioni Aie, Banca Mondiale, Fondo monetario internazionale, Ilo, Ocse, Omc e Onu per discutere delle fonti future della crescita economica globale














Quattro consiglieri comunali dell'Aquila si sono incatenati a una ringhiera di un palazzo nei pressi di piazza d'Armi per protestare contro il decreto legge sul terremoto. Si tratta di Enrico Perilli (Prc), di Francesco Valentini (Pd), Luigi D'Eramo (La Destra) e di Luigi Faccia (L'Aquila Città Unita - lista civica)



Leggo sul blog 6 Aprile :"...Cellulari sotto controllo o fuori uso del tutto, niente internet, divieto di uscire dalle tendopoli, divieto di pensare e di rifiatà (respirare come diciamo noi in Abruzzo).





Perchè invece Caro Onorevole Berlusconi, non fate un bel pranzo nelle tendopoli??
Perchè non mostra la realtà a questi "Grandi"??
Realtà così diversa dalla bellissima Caserma di Coppito.....


Tutti i permessi chiesti dagli Aquilani sono stati negati dalla questura. Per gli Aquilani non c'è spazio in questo G8...... Perchè???




Poi sa Onorevole, cosa diceva
Karl Popper???
"Lo stato di civiltà di un paese si riconosce dallo stato delle sue carceri!"

E allora sa io cosa farei? Organizzerei con questi "grandi"
una bella visita al Carcere di Sollicciano a Firenze, così
farei vedere loro il "nostro" stato di civiltà....
Sa forse Lei Onorevole è stato troppo occupato in questi giorni, ma sa cosa è successo???
Qualcosa di "incredibile"...... 20 giorni fa è morta una detenuta di 40 anni e si parla di "omicidio"
riporto l'articolo:"..Intanto, sempre secondo il sindacato Uil Pa di polizia penitenziaria, la detenuta morta lo scorso pomeriggio nel carcere di Sollicciano, all'apparenza per un caso di soffocamento da cibo, potrebbe, invece, essere la vittima di un omicidio. "La morte della detenuta - ha affermato Eleuterio Grieco - presenta ancora aspetti oscuri rispetto ai quali le indagini tenteranno di fare piena luce. L'autopsia certamente contribuirà in modo determinante ma una delle ipotesi è che la mozzarella che ha soffocato la detenuta sia stata violentemente collocata nella gola dall'altra psicolabile ristretta nella stessa cella".
Giallo anche sulla morte del detenuto avvenuta il 24/04/2009
di Ihssane Fakhreddine(dice il garante dei detenuti Franco
Corleone, ".....è morto in circostanze che hanno dell’incredibile. Può darsi che si tratti di una morte naturale; l’autopsia ci dirà le ragioni." Questo ragazzo pare abbia lavorato o fatto provini in TV, era perfettamente integrato in Italia.......

Il 7 Luglio (mentre lì da voi fervevano gli ultimi preparativi) Presidente, è morta una ragazza di 27 anni, sì, sempre dentro a Sollicciano ed anche qui le cause sono "da accertare" (un'altra vita spezzata, un'altra famiglia distrutta...)


Non sò a Voi, ma a me tutte queste storie dentro a Sollicciano mi fanno paura..... Per cui potrebbere essere, Presidente, che una Vostra visita lì dentro potrebbe fare Chiarezza???

E Le ricordo, che è un anno che urlo, dal 24 Giugno 2008, che il mio amato Niki ,lì dentro è stato ammazzato!!!

E anche Lei Ministro Alfano, perchè non dispone un’ispezione presso l’Istituto Penitenziario di Sollicciano per capire cosa succede?? (già sollecitata da me, nella lettera al Presidente Onorevole Giorgio Napolitano?????)

Nessuna Società che si definisce "civile" e che ospita i "grandi" di tutto il mondo può tollerare tanto....!!!!

A Voi che mi leggete invece, vorrei invitarVi ad una riflessione: ogni volta che c'è un suicidio in carcere o una morte da accertare, passano giorni prima di riuscire a sapere il nome del detenuto,chiesi anche ad un giornalista una volta e mi rispose: "quando si tratta di suicidi, riserviamo sempre i nomi, anche per una forma di rispetto per la famiglia..." Quando passa un pò di tempo poi su internet si trovano, infatti io non sono riuscita a trovare il nome di questa ragazza di 27 anni. Ebbene, secondo Voi, a me, perchè questa "forma di rispetto" non è stata riservata, visto che "loro" dicono essere stato un suicidio??? Il giorno dopo Niki era su tutti i giornali nazionali e locali..... con tanto di nome e cognome e.....FOTO SEGNALETICA..PERCHE'??




TI AMO NIKI
SHALOM
MAMMA

Raffaele Nogaro, un «diavolo amico dei marxisti»

di Luca Kocci
altra italia
Diavolo DI UN VESCOVO
Oggi (domenica 5 luglio 2009) è l'ultimo giorno di lavoro del vescovo di Caserta. Quando arrivò, fu apostrofato dalla Dc come un «diavolo amico dei marxisti». La guerra alla malapolitica e alla camorra, gli scontri con Ruini, le campagne contro la Bossi-Fini al fianco degli immigrati
Quel vescovo «è un diavolo, è amico dei marxisti, se fossi san Pietro lo manderei all'inferno». Così nel 1992 Giuseppe Santonastaso - all'epoca ras demitiano della Dc casertana, più volte sottosegretario ai Trasporti dei governi Craxi e Andreotti negli anni di tangentopoli, poi condannato sette anni e mezzo di carcere per concussione - parlava di Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, che da quando era arrivato in città denunciava la corruzione e le infiltrazioni della camorra nella politica e aveva spezzato il collateralismo Chiesa-Democrazia Cristiana.
Oggi, compiuti 75 anni e quindi obbligato alle dimissioni secondo la norma canonica, Nogaro va in pensione (al suo posto arriva il responsabile dell'otto per mille, mons. Pietro Farina, che inizia il mandato con una messa solenne e decisamente poco sobria alle ore 19 nel piazzale delle bandiere della Reggia, nell'area dell'Aeronautica militare) e, come venti anni fa, i politici di palazzo, contraddicendo l'abituale ossequio nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche, salutano con sollievo la partenza di un vescovo sempre scomodo e mai disponibile a compromessi.
La «cittadinanza emerita» gliel'hanno però conferita dal basso i cittadini, credenti e non credenti, militanti dei gruppi cattolici e del centro sociale Ex Canapificio, in una affollata manifestazione lo scorso 30 giugno, all'università: alcuni abitanti dei nove Comuni della diocesi di Caserta insieme al senegalese Mamadou Sy in rappresentanza del movimento dei migranti e dei rifugiati hanno consegnato il riconoscimento dei «cittadini sovrani» al vescovo che - si legge nella loro lettera aperta - ha messo gli ultimi e gli esclusi «al primo posto» di un episcopato «tutto teso alla difesa della vita, della salute, del territorio e delle sue risorse locali e della dignità di tutti gli esseri umani residenti nella diocesi».
Quando giunge a Caserta alla fine del 1990 - dopo otto anni a Sessa Aurunca, dove era stato mandato a fare il vescovo direttamente da casa sua, il Friuli - appare subito chiaro da che parte sta: chiede che la Giunta comunale a maggioranza democristiana - che ha appena respinto la richiesta della Caritas diocesana di uno stanziamento di 50 milioni di lire per un centro di accoglienza per immigrati - non spenda una lira per festeggiarlo, ma che ci sia una cerimonia solo religiosa. La richiesta però non viene esaudita e l'amministrazione, forse con la speranza arruolarlo fra i suoi, investe 30 milioni per salutare l'ingresso in diocesi di Nogaro, regalandogli fra l'altro una chiave della città del valore di 4 milioni.
La lettera aperta ai cristiani
Negli anni successivi non mancheranno le frizioni fra la Dc e il vescovo che critica il collateralismo della Chiesa e il dogma dell'unità dei cattolici sotto lo scudocrociato sostenuto dal cardinale Camillo Ruini, neo presidente della Conferenza episcopale italiana, e si attira attacchi e minacce di querele da parte dei notabili democristiani che vedono scalfito il loro blocco di potere e le loro clientele. In questo periodo Nogaro sostiene una coraggiosa «lettera aperta ai cristiani di Caserta» di 11 associazioni cattoliche (fra cui Azione Cattolica, Acli e Agesci) che denuncia l'uso strumentale della religione e la corruzione all'interno della Dc casertana. Dalla lettera scaturirà poi "Alleanza per Caserta nuova", lista elettorale formata dai cattolici di base e dai partiti della sinistra che nel 1993 vince le elezioni comunali, interrompendo mezzo secolo di egemonia democristiana.
Saldamente ancorato al Vangelo, il ministero episcopale di Nogaro non è spiritualistico e disincarnato ma centrato sui problemi e sui bisogni concreti delle donne e degli uomini: denuncia la malasanità, l'illegalità e la corruzione, mette sotto accusa l'abusivismo e la speculazione edilizia, è in prima linea nella difesa dell'ambiente, contro le cave e le discariche che assediano Caserta e minano la salute delle persone. E anche contro la camorra, che nel 1994 uccide don Giuseppe Diana, il prete che contrastava i boss di Casal di Principe: «Nella tua testimonianza - dirà il vescovo dopo l'omicidio di don Diana - avevo visto una Chiesa nuova, una Chiesa non più compromessa con il potere».
Il 1994 è anche l'anno della prima vittoria elettorale di Silvio Berlusconi, e Nogaro non manca di far sentire la propria voce per mettere in guardia la Chiesa dal rischio di un nuovo abbraccio mortale con Forza Italia al posto della Dc e per contrastare gli attacchi contro gli immigrati della destra di governo, neo-fascista e leghista. Ma sarà altrettanto duro e intransigente nei confronti dei governi di centro-sinistra e della legge Turco-Napolitano che introduce i Centri di permanenza temporanea, moderni lager per gli immigrati clandestini. Negli ultimi anni, poi, denuncia la «nuova apartheid» della Bossi-Fini, proclama la «disobbedienza civile» e, appena due settimane fa, scende in piazza contro il «pacchetto sicurezza» e distribuisce, insieme ai comboniani e ai centri sociali, i «permessi di soggiorno di nome di Dio».
Pacifismo e antimilitarismo
La pace e l'antimilitarismo sono gli altri punti forti dell'episcopato di Nogaro. Durante le guerre dei Balcani va in Kosovo, con il vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi e i pacifisti, per portare sostegno alle popolazioni martoriate dal conflitto. Insieme a Pax Christi - di cui, per i veti del cardinale Ruini, non sarà mai presidente - chiede la smilitarizzazione dei cappellani militari. E dopo l'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre 2001, con l'inizio della "guerra infinita" di Bush a cui si associa subito l'Italia di nuovo berlusconiana, critica i parlamentari cattolici che hanno approvato l'intervento militare in Afghanistan, scatenando le ire dell'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga che lo accusa di «presunzione dottrinale» e «arroganza autoritaria» e ne chiede la rimozione dall'incarico. Due anni dopo c'è la strage dei militari italiani a Nassiriya, in Iraq, Nogaro si dissocia dalla retorica collettiva e avverte: «Bisogna fare attenzione a non esaltare il culto dei martiri e degli eroi della patria, strumentalizzando la morte di questi nostri giovani per legittimare guerre ingiuste». E stavolta è il ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu - ma Cossiga non gli fa mancare il suo sostegno - a chiedere la cacciata del vescovo.
Negli ultimi anni, a Caserta, ancora l'impegno per la città: si schiera, anche occupandola, contro l'apertura di una nuova discarica a Lo Uttaro, un sito già inquinato da rifiuti tossici e collocato in una zona densamente popolata della città, attirandosi il pubblico rimprovero del commissario all'emergenza rifiuti Guido Bertolaso e dell'allora segretario della Cei monsignor Giuseppe Betori; dà il via e appoggia la battaglia, tutt'ora in corso, per il Macrico, una ex area militare di 33 ettari di proprietà dell'Istituto per il sostentamento del clero, a due passi dalla Reggia, che i cittadini vorrebbero trasformata in un'area verde pubblica e non data in pasto ai palazzinari.
Lontani dal potere
Se ne va oggi il vescovo Nogaro, ma ribadisce la sua visione, ancora irrealizzata, di una Chiesa lontana dal potere e vicina agli ultimi. «Il Vangelo non è più la trasparenza della Chiesa, viene compromesso da tutte le vicende politiche della Chiesa stessa» che «sembra voler essere l'autovelox della morale: sta nascosta dietro l'angolo e quando la cultura sfreccia e magari sembra violare, per eccesso di velocità, soprattutto i temi della morale - l'aborto, l'eutanasia, la fecondazione artificiale, la famiglie, le coppie di fatto, i divorziati, gli omosessuali - eleva sanzioni». È spesso una «Chiesa autoreferenziale», che «confonde facilmente i suoi fini con i suoi interessi». Vorrei invece, prosegue, «una Chiesa di frontiera, e la frontiera è fuori dal tempio, è un luogo esposto, è il luogo degli arrivi e delle partenze, dell'imprevisto e dell'inedito». Una Chiesa capace di «difendere l'uomo dal dominio incontrollato delle istituzioni e delle corporazioni, che rischiano di renderlo puro strumento della loro volontà di potenza; di allargare gli ordinamenti democratici, che esprimono la sovranità popolare, per rendere attiva sempre la libertà personale; di difendere l'uguaglianza tra gli uomini, impedire lo sfruttamento di una classe sull'altra, di un popolo su un altro e combattere apertamente l'onnipotenza del capitale e del profitto, della mafia e della camorra». E a proposito di camorra, con l'esperienza di chi la conosce da vicino, dice ancora: «Le gerarchie ecclesiastiche sono molto preoccupate di difendersi dai nemici ideologici, comunisti, laicisti di ogni genere, e sottovalutano l'inquinamento morale e civile causato dai poteri illegali. I camorristi, che pure sradicano il Vangelo dal cuore della nostra gente, negando ogni forma di amore del prossimo, diventano facilmente promotori delle iniziative della ritualità religiosa e della collettività. Proteggono un certo ordine stabilito, e quindi vengono corteggiati dalle istituzioni. E, per un falso amore di pace, la Chiesa tace».
da "Il Manifesto" del 05/07/09

09/07/09

Fermiamo luccisione di cani: abbiamo bisogno del vostro aiuto per fermare la tortura dei cani nella Korea del sud

United Dogs e Cats chiede il vostro aiuto per una causa molto importante. "Stop Killing Dogs - Fermiamo l´uccisione dei cani" - una petizione online per porre fine alle brutali torture su cani e fermare l´industria alimentare della carne di cane in Korea del sud.

Più di 2 milioni di cani vengono brutalmente uccisi in Korea del sud ogni anno. Ci sono più di 5,000 cani che ogni giorno vengono strangolati, folgorati, picchiati o bruciati a morte per la loro carne.

Stiamo aprendo una pagina dedicata alla campagna su
http://www.uniteddogs.com/stopkillingdogs dove potrete sottoscrivere la petizione e condividere il link con i vostri amici.
La petizione verrà presentata dai difensori dei diritti animali koreani (KARA) ai funzionari di governo della Korea del Sud quando raggiungeremo almeno il milione di firme raccolte o più.

Potrete leggere ulteriori informazioni sul background legale e stoico dell´industria di carne di cane nella Korea del sud nella pagina sopracitata.

Vi chiediamo aiuto per diffondere la parola a più persone possibili. Stiamo cercando volontari disponibili a distribuire volantini della campagna "Stop Killing dog - Fermiamo l´uccisione dei cani". Potete distribuirli ovunque andate - cioè negli studi veterinari, nei parchi, nei bar, o alle mostre canine. Se vuoi partecipare attivamente alla campagna per favore contattaci all´indirizzo rami.lill@uniteddogs.com e ti spediremo i volantini dai nostri uffici.

Visitate http://www.uniteddogs.com/stopkillingdogs e sottoscrivete la petizione in quanto la pressione internazionale sul governo della Korea del sud è l´unico strumento che abbiamo per migliorare la vita di milioni di cani.

Vi ringraziamo per l´aiuto,

la squadra di United Dogs e Cats

06/07/09

Armi nucleari: l'unica soluzione

Cari amici,

L'unica soluzione concreta alla crisi della proliferazione è l'eliminazione di tutte le armi atomiche a livello mondiale. firma la petizione che chiede l'azzeramento globalee porta una voce democratica e potente al summit USA-Russia della prossima settimana: Firma la petizione!

Firma la petición
Che sia nella penisola Coreana, nell'instabile Pakistan, o nell'irrequieto Medio Oriente, il rischio di attacchi nucleari di tipo militare o terroristico aumenta giorno per giorno. Eppure oggi abbiamo una delle opportunità migliori di sbarazzarci degli ordigni atomici che sarà raggiunta o persa lontano dai notiziari.

La prossima settimana a Mosca, i Presidenti Medvedev e Obama potrebbero fare la storia accordandosi per una riduzione dei rispettivi arsenali nucleari e creare le premesse per un mondo senza nucleare. Un gruppo di statisti di calibro mondiale (1) chiamato “Global Zero” ha presentato un piano in quattro tappe per ottenere questo obbiettivo e, sebbene possa sembrare incredibile, stanno convincendo le potenze nucleari che il mondo sarebbe più sicuro senza nucleare.

Ora c'è bisogno di un grido assordante dell'opinione pubblica che chieda con urgenza a Usa e Russia di fare i passi necessari per ottenere l'a zzeramento del nucleare. Clicca qui sotto per firmare la petizione e aiutaci a inviare una richiesta di azione potente. I leader di “Global Zero” la porteranno ai Presidenti Obama e Medvedev:

http://www.avaaz.org/it/time_to_global_zero

Per decenni il movimento per il disarmo ha cercato di sbarazzarci degli ordigni nucleari. Durante la guerra fredda gli sforzi dei cittadini di tutto il mondo furono fondamentali per rallentare la corsa agli armamenti, e aiutarono a scongiurare conflitti nucleari. Ma troppo spesso il loro obiettivo veniva liquidato come utopistico e improbabile.

Oggi l'alleanza delle opinioni degli esperti di sicurezza e di forze democratiche globali ha una possibilità realistica di ottenere questo obiettivo.

Lo scorso aprile Obama e Medvedev hanno dichiarato che entrambi erano determinati a raggiungere un mondo senza arm i atomiche. Ma ci vorrà uno sforzo congiunto immenso per trasformare la loro retorica in azioni.

Nel contesto di una crisi in via di peggioramento, il summit della prossima settimana rappresenta una opportunità eccezionale per il progresso dell'umanità. Spingiamo al massimo per raggiungerla.

http://www.avaaz.org/it/time_to_global_zero

Con speranza,

Luis, Alice, Ricken, Pascal, Paula, Graziela, Paul, Brett, Milena, Ben, Margaret, Raluca, Alice W, Raj e tutto il team Avaaz.

(1) Global Zero comprende ex capi di stato come Jimmy Carter e Mikhail Gorbaciov, ex ministri degli esteri e della difesa, consiglieri della sicurezza nazionale ed ex capi di forze armate. Trovate maggiori informazioni qui: http://www.globalzero.org/en/about-campaign

Fonti:

I vertici dell'AIEA av visano di una possibile nuova ondata di proliferazione nucleare
http://www.avaaz.org/nuclear_proliferation

“Global Zero” offre un piano per eliminare gli ordigni nucleari entro il 2030, AP, 29 Giugno 2009:
http://www.google.com/hostednews/ap/article/ALeqM5gSWX9EdJu8HH4xpD5AdAlSCkR_ewD994J2Q00

Putin parla di rinunciare agli armamenti nucleari, The Moscow Times, 11 giugno 2009: http://www.themoscowtimes.com/article/1010/42/378483.htm

Alzato il livello di allerta sulla Corea del Nord, BBC News
http://news.bbc.co.uk/2/hi/asia-pacific/8071175.stm

Cancellare le armi nucleari diventa realpolitik. Sei esperti di sicurezza chiedono a America e Russia di agire subito
http://www.avaaz.org/the_times_nukes

Il piano completo di “Global Zero” è disponibile qui:
http://www.globalzero.org/en/global-zero-press-release-june-29