27/08/08

LA SOLUZIONE dell'"affaire" Alitalia : Il gioco dell'oca

IL COMMENTO

Il gioco dell'oca di EUGENIO SCALFARI

LA SOLUZIONE dell'"affaire" Alitalia (che è stata formalizzata ieri) non è una bufala. Si chiama con questo termine figurato la vendita di una patacca, una truffa in piena regola. Invece la soluzione Alitalia è un'altra cosa: un imbroglio politico che cerca di far passare con una diversa apparenza e in condizioni peggiori la stessa sostanza che era stata già concordata nello scorso mese di marzo con Air France.
Insomma un'operazione d'immagine che costerà ai contribuenti italiani un miliardo di euro come minimo, più il costo sociale degli esuberi, cioè dei licenziamenti che saranno più del doppio e poco meno del triplo di quanto sarebbe avvenuto in marzo.

Cinque mesi fa l'ipotesi accettata dal capo di Air France, Jean-Cyril Spinetta, ma furiosamente osteggiata da Berlusconi, da Fini e dai sindacati, prevedeva duemila esuberi, altri quattromila dipendenti sarebbero stati parcheggiati in una società di proprietà dello Stato con la prospettiva che almeno metà di loro sarebbe stata riassorbita entro cinque anni. La società si sarebbe fusa nel gruppo Air France-Klm conservando il suo marchio, gran parte del personale e gran parte delle rotte e acquisendone altre per destinazioni internazionali. La flotta sarebbe stata rinnovata gradualmente poiché la consistenza della flotta Air France-Klm insieme agli aerei Alitalia era in grado di far fronte ai previsti incrementi di passeggeri e di merci nei prossimi anni.

All'epoca in cui queste trattative erano sul punto di chiudersi il prezzo del petrolio, già molto alto rispetto ad un anno prima, quotava 80 euro al barile. Sono stati persi cinque mesi da allora ed oggi la trattativa si è svolta con il barile di greggio a 115 euro. Alitalia era sostanzialmente fallita già cinque mesi fa ma si poteva risollevare senza commissariamento e a condizioni migliori per il Paese e per il Tesoro.

Oggi dovrà inevitabilmente passare per il commissariamento, le condizioni per la nascita della "nuova Alitalia" costeranno inevitabilmente di più alla collettività senza cambiare di un ette la sostanza: una compagnia di fittizia bandiera che si avvia a diventare una branca di un gruppo controllato e gestito da una compagnia di altra nazionalità.

A quest'operazione d'immagine partecipano una decina di imprenditori italiani e tre o quattro banche tra le quali Banca Intesa e forse Mediobanca. Non si tratta però di "capitani coraggiosi" come alcuni giornali li hanno affrettatamente chiamati. Si tratta di capitalisti che sanno il fatto loro e che hanno patteggiato il loro ingresso nel capitale di Alitalia con contropartite di notevole interesse.
Ho detto che non è una bufala ma un imbroglio. Non saprei definirlo diversamente.

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La prima constatazione (non si tratta di un'opinione ma di un fatto) è la situazione patrimoniale della "bad company" cioè della vecchia Alitalia, del vecchio e logoro osso che resterà in mano al Tesoro, cioè allo Stato, cioè a tutti noi contribuenti. Come è noto il patrimonio si compone di poste attive e di poste passive. Queste ultime ammontano nel caso Alitalia ad oltre un miliardo di euro perché tanti sono i suoi debiti. Ma in più ci saranno da gestire da cinque a seimila esuberi e forse più. Questa gestione ha un costo sociale e un costo finanziario. Quello sociale riguarda le persone e le famiglie che passeranno dallo stipendio alla Cassa integrazione e poi al licenziamento. Per di più si tratta quasi interamente di persone e famiglie concentrate a Roma, il che rende ancora più pesante l'impatto sociale della crisi.

Il costo finanziario dipenderà da eventuali "finestre" di pre-pensionamenti e dalla possibilità di alcune categorie di creditori di sottrarsi agli effetti del commissariamento pretendendo e ottenendo il pagamento integrale di quanto ad essi dovuto. Tra questi i fornitori di carburante i quali potranno adire il tribunale e ottenere una posizione privilegiata minacciando altrimenti di non rifornire la flotta Alitalia impedendone in questo modo il decollo.
C'è poi da considerare la sorte dei 300 milioni che nello scorso aprile furono conferiti dal Tesoro all'Alitalia per assicurarne la sopravvivenza. Quei soldi furono poi messi a patrimonio con la clausola che sarebbero stati restituiti al Tesoro nei tre mesi successivi all'avvenuto risanamento della società.
Saranno restituiti? Sarebbe una partita di giro, dalla "bad company" al Tesoro stesso. Quindi impraticabile perché inutile. Oppure non saranno restituiti, nel qual caso assumerebbero la natura di un aiuto di Stato e come tale impugnabile dalla Commissione europea dinanzi alla Corte di giustizia dell'Ue. Oppure ancora qualche banca o fondazione compiacente dovrebbe assumersi l'onere di rimborsare il Tesoro. Un samaritano che porti la croce. Ce ne sono in giro? Io non ne vedo. Se ci fossero sarebbero pazzi. Oppure furbi di quattro cotte che darebbero trecento per ottenere di ritorno in altri modi almeno il doppio. Staremo a vedere. Il nostro compito di giornalisti è appunto quello d'informare il pubblico. Non mancheremo di farlo.

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I capitani coraggiosi. Vorrei cominciare dal gruppo Benetton per una ragione molto semplice: il responsabile operativo della famiglia e del gruppo di Ponzano Veneto rilasciò tempo fa un'intervista assai significativa, virgolettata e rivista dall'intervistato. Il giornalista che l'intervistava affacciò il dubbio che la contropartita d'una partecipazione dei Benetton al salvataggio Alitalia fosse già stata ottenuta con le ottime condizioni alle quali lo Stato aveva rinnovato la concessione delle autostrade al gruppo di Ponzano. Ma l'intervistato replicò che no, la partita delle autostrade non aveva alcun nesso con il salvataggio dell'Alitalia; le condizioni della concessione rinnovata non erano affatto un favore ma un'equa pattuizione. E va bene, sarà certamente così.

Il caso Alitalia era invece diverso. I Benetton non hanno alcun interesse a partecipare ad una compagnia di trasporto aereo. Possono metterci qualche spicciolo se proprio serve a salvare l'immagine politica, ma il loro interesse è un altro. I Benetton sono da tempo diventati costruttori di opere pubbliche: l'attuale aeroporto di Fiumicino l'hanno fatto le loro imprese. È un sito studiato per ospitare 30 mila passeggeri al giorno. Ma ora le previsioni per i prossimi vent'anni richiedono un aeroporto da 60 mila passeggeri in transito giornaliero. Perciò bisogna ricostruire Fiumicino nell'ambito di un progetto che ne faccia un "hub" mediterraneo. Ecco: i Benetton puntano su questo obiettivo. Non sono mica molliche.

Naturalmente, se la previsione d'un aeroporto da 60 mila transiti è corretta, non c'è assolutamente nulla di male a mettere in gara l'opera pubblica. Una trattativa privata senza concorrenti sarebbe uno strappo non da poco. Ma Tremonti è capace di questo e di altro nell'ambito di una strategia di Stato-padrone e di primazia della politica.
Però c'è un altro problema che lo stesso Benetton sollevò in quell'intervista: le tariffe da applicare alle compagnie di trasporto per utilizzo dell'aeroporto e, tra queste, in particolare le tariffe della compagnia di fittizia bandiera. Mi domando se non ci sia un conflitto di interessi tra un Benetton gestore dell'aeroporto e un Benetton azionista di Alitalia.

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Di Ligresti si sanno molte cose e molte altre si intuiscono. Costruirà non so quanti milioni di metri cubi connessi (insieme alle circostanti aree) con l'Expo di Milano. Guida un gruppo gigantesco, immobiliare, finanziario, assicurativo. Sta nel sindacato di Mediobanca e come tale allunga l'occhio anche sul Corriere della Sera. Metterà una cinquantina di milioni anche in Alitalia. Per lui sono spiccioli e possono venir buoni con tanta terra al sole. E poi la sua banca di riferimento non è Intesa-Sanpaolo? È opportuno rendersi utili a chi finanzia i propri affari, accade da che mondo è mondo.

Conosco poco gli altri neo-azionisti della nuova Alitalia e quindi mi guardo bene dal formulare su di loro pensieri maliziosi. Ma una cosa va detta e vale per tutti: questi capitani coraggiosi giocano in realtà sul velluto perché hanno giustamente messo come condizione "sine qua non" la presenza nella combinazione d'un grande vettore internazionale. Poiché hanno ora accettato che i loro nomi siano resi pubblici se ne deve dedurre che l'accordo con il vettore straniero sia già stato fatto o sia comunque in avanzata trattativa.

Sappiamo che quando l'accordo sarà ufficializzato risulterà che lo "straniero" avrà il controllo azionario e la gestione della compagnia. È immaginabile e verosimile.
Secondo le informazioni che ho in proposito gran parte dei capitani coraggiosi si propongono di vendere allo "straniero" o sul mercato le loro quote azionarie quando l'accordo sarà diventato operativo. Dal che deduco che una rete di sicurezza i capitani coraggiosi ce l'hanno.
Arriva all'ultim'ora la notizia che Air France ha convocato il suo consiglio d'amministrazione per giovedì ed ha riaperto il dossier Alitalia. Spinetta chiederà anche di incontrarsi con Passera.
A pensarci bene è stato proprio un gioco dell'oca. Cinque mesi dopo torna l'ipotesi di tornare al punto di partenza in condizioni assai peggiori di prima.

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Poiché in quest'operazione compare più volte il nome di Mediobanca, converrà spendere qualche parola su questo leggendario istituto che ha movimentato la storia finanziaria d'Italia dal 1947 ad oggi attraversando anche in casa propria alcune agitate, vicende come del resto accade nelle migliori famiglie. Finora le vicende "domestiche" di piazzetta Cuccia sono sempre finite bene e ci auguriamo che sia sempre così. Non altrettanto si può dire di quelle che Mediobanca ha patrocinato. Alcune a lieto fine altre a fine triste o tristissimo, a cominciare dalla guerra chimica ai tempi della Edison e della Bastogi per arrivare alla Montedison di Cefis e a quella dei Ferruzzi e dei Gardini e per finire con Pirelli e Telecom.
Che sta accadendo adesso a Mediobanca?
È in corso uno scontro molto duro. A volerlo personalizzare i protagonisti sono tre: Geronzi, Profumo, Nagel. Il primo è il presidente del consiglio di sorveglianza di Mediobanca dopo aver guidato per molti anni il Banco di Roma che si fuse circa due anni fa con Unicredit; il secondo è l'amministratore delegato di Unicredit; il terzo è l'amministratore delegato del consiglio di gestione dell'Istituto di piazzetta Cuccia (un tempo si diceva via Filodrammatici perché Enrico Cuccia era ancora vivo).
Al momento della fusione del Banco di Roma con Unicredit si pose il problema di trovare una posizione adeguata per Cesare Geronzi che altrimenti sarebbe rimasto disoccupato. Geronzi non è uno che vada in pensione; si può tranquillamente scommettere che morirà (spero il più tardi possibile) lavorando. Banco di Roma e Unicredit possedevano circa il 9 per cento ciascuno del capitale di Mediobanca, in totale il 18 per cento, cioè la maggioranza assoluta nel patto di sindacato. A quel punto Profumo decise di vendere metà della partecipazione restando con il 9 per cento. Decise anche di affidare a Geronzi la presidenza dell'istituto ma per non essere troppo generoso optò per una "governance" duale, dando all'ex presidente del Banco di Roma la guida del consiglio di sorveglianza e insediando alla testa del consiglio di gestione il capo del management di piazzetta Cuccia, Nagel.

Un equilibrio perfetto, almeno sulla carta. Ma non era pensabile che Geronzi si contentasse a lungo di fare il padre nobile. Passato poco più di un anno è entrato infatti in agitazione chiedendo che la governance di Mediobanca tornasse dal sistema duale a quello "monale" e rivendicandone la presidenza operativa.
Profumo non è d'accordo ma è molto prudente, anche lui ha i suoi guai e non da poco. Nagel non è d'accordo neppure lui, ma Geronzi è in maggioranza nel sindacato e nell'assemblea degli azionisti. Dalla sua parte c'è Mediolanum, Ligresti, Generali, i francesi, insomma il grosso degli azionisti. Soprattutto ha l'appoggio politico di Berlusconi.

Ma Nagel e Profumo sono tuttora contrari. Se decideranno di battersi possono raggruppare un terzo dei voti nel sindacato azionario: una minoranza di blocco che riproporrebbe una conduzione duale all'interno di una "governance" unificata.
Infine c'è un'ultima incognita. Geronzi è stato rinviato a giudizio e addirittura condannato in primo grado per alcuni reati di cospicua gravità in materia finanziaria e bancaria. In tempi normali tutto ciò avrebbe determinato automaticamente le dimissioni del rappresentante legale di una banca e in tal senso esiste da tempo una circolare di indirizzo della Banca d'Italia. Ma oggi, lo sappiamo, non siamo in tempi normali. Mi domando però se questa posizione resterà ferma anche nel momento in cui il processo avrà inizio. Ogni previsione è azzardata ma una cosa è certa: la scelta dipenderà in larga misura da Draghi. È una partita cui sarà molto interessante assistere per raccontarla a dovere.
(27 agosto 2008)

22/08/08

don Pierluigi Di Piazza con i monaci del centro Cian Ciub Ciö Ling di Polava interverranno alla veglia di solidarietà per il popolo tibetano


Veglia di solidarietà per il popolo tibetano


Sabato 23 agosto
A partire dalle ore 21.00
Piazza S. Giacomo - Udine

La manifestazione fa parte del progetto Candle4Tibet
http://www.candle4tibet.org/it/

La sera prima della cerimonia di chiusura delle Olimpiadi, milioni di persone nelle piazze e nelle case di tutto il mondo accenderanno una candela per dimostrare che il Tibet non è solo.

Interverranno:
- don Pierluigi Di Piazza, fondatore e direttore del Centro di Accoglienza "E. Balducci" di Zugliano
- i monaci del centro Cian Ciub Ciö Ling di Polava
- altri ospiti

Chi non potesse partecipare alla veglia pubblica è invitato ad aderire comunque accendendo una candela sul proprio balcone il 23 Agosto alle ore 21.00.

Accendi una candela per il Tibet
Vuoi contribuire con un piccolo ma utilissimo gesto?
Vuoi lasciare un segno personale per le generazioni future?
Vuoi far attivamente parte di un evento che cambierà la storia?
Vuoi che la tua voce sia ascoltata?
Unisciti a 100,000,000 di persone nella più grande LIGHT PROTEST del mondo!

Cos'è una LIGHT PROTEST?
Una light protest è simile a una qualsiasi manifestazione di cui puoi aver notizia attraverso i comuni mezzi di informazione, ma con qualche differenza:
* Una LIGHT PROTEST coinvolge milioni di persone nel mondo
* Una LIGHT PROTEST invita le persone a compiere una semplice azione in un preciso momento per un fine unico
* Una LIGHT PROTEST è un nuovo mezzo mediatico globale che può aiutare una persona a prendere una posizione
* Una LIGHT PROTEST sarà sempre istituita per una nobile causa, come i diritti umani, la libertà di poter scegliere, la libertà di pensiero, di fede, e così via
* Una LIGHT PROTEST è una manifestazione pacifica e senza fini di lucro!

Ricorda, il buon esito di una LIGHT PROTEST dipende da ciascuno di noi, che agisce lo stesso giorno alla stessa ora, e che invita conoscenti e amici a far altrettanto.

Tanto semplice quanto efficace!

Lista di tutte le veglie
http://www.candle4tibet.org/it/august23

Visto lo scarso tempo a disposizione per pubblicizzare l'iniziativa, ti chiediamo cortesemente di darci una mano inoltrando questa e-mail a tutti i tuoi amici che pensi possano essere interessati.

Non permetteremo che il Tibet sia dimenticato!

Veglia per il Tibet - Sabato 23 agosto alle 8.30 in piazza San Giacomo a Udine




14/08/08

Governo Berlusconi - Perchè nessuno si lamenta più?

Per e due gli anni del governo Prodi l'attuale premier (avendo il controllo quasi totale dei mezzi di informazione), con l'aiuto di Confindustria e associazioni varie di commercianti, professionisti, camionisti, taxisti, farmacisti, ha martellato quotidianamente l'opinione pubblica sostenendo che Prodi aveva aumentato in modo opprimente le tasse e che queste sarebbero state ridotte e che queste sarebbero state ridotte dal governo di destra con eliminazione inoltre del bollo auto.
In questi giorni è stata presentata la Finanziaria 2009 dalla quale non c'è ombra di riduzioni impositive e ieri ho pagato pure il bollo auto!
Mi chiedo dove sono finiti tutti coloro che in questi due anni hanno fatto del terrorismo politico contro il governo di centro-sinistra. Perché non si lamentano più?
Forse che Prodi non poteva comportarsi diversamente per rispettare i parametri di stabilità economica dettati dalla Comunità europea visto il buco lasciato dal precedente governo dell'attuale premier?
Molti si dimenticano che negli ultimi otto anni l'Italia è stata governata per ben sei anni dalla destra e durante tale periodo si è verificato il raddoppio dei prezzi per i cittadini.
Credo che questa sia stata la vera odiosa tassazione che si è verificata in Italia in questi anni.
L'assordante silenzio del Partito Democratico su questi temi in nome di un dialogo ("paraculo"***) istituzionale mi preoccupa e dovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore la democrazia.
Vedo inoltre che Veltroni sta cercando nuove alleanze con l'UDC di Casini, e di Toto Cuffaro e di quel Clemente Mastella che con l'aiuto di Dini. ex ministri di destra ora già rientrato nelle file di Forza Italia (ora Partito delle Libertà!: 'loro' sì che sono Maestri della presa per il culo!***) dal suo azionista di riferimento, hanno da un lato attuato l'agguato che ha fatto cadere il governo Prodi e in precedenza impedito, visti i numeri risicati su cui si reggeva la maggioranza, di portare a termine il programma sottoscritto da tutta la coalizione su temi quali lavoro precario, diritti civili e lotta all'evasione fiscale.

Ultima considerazione: forse non ho sentito con attenzione i mezzi d'informazione in queste ultime settimane, ma mi chiedo: l'opinione pubblica è stata messa a conoscenza che l'attuale governo ha eliminato l'obbligo di presentare annualmente l'elenco clienti e fornitori e di effettuare i pagamenti ai professionisti con bonifici bancari su conti correnti dedicati al fine di garantirne la tracciabilità delle transazioni?
A me sembra un messaggio molto, molto, molto chiaro!


Anna maria F. (Ud) da Messaggero Veneto "Posta dei lettori" 12/08/08
***: commenti webrond

10/08/08

Ministro Brunetta! e gli 'assenti' al Parlamento e alla Camera?

... che facciamo Signor Ministro Brunetta?
lo vogliamo fare un bel controllo anche in parlamento e alla camera?
così, per coerenza democratica!
Se esistesse veramente la Democrazia, mandando i Carabinieri a verificare le presenze (che stanno di meno) scopriremo che non ha senso "mantenere" tutti questi "importanti Signori" che dovrebbero fare i nostri interessi, ma che al contrario, fanno i loro, derubando denari dalle nostre già povere tasche....
Allora Signor Ministro della Funzione Pubblica, lo vogliamo dare un bel "giro di vite" all'assenteismo parlamentare & C.?

... e qui voglio riportare i dati tratti dal "Grillo parlante":

I dipendenti pubblici hanno una cattiva fama. Su di loro si dice di tutto. Assenteisti, con il doppio lavoro, raccomandati dai politici, scortesi con i cittadini. Il ministro della Funzione Pubblica Brunetta ha deciso di dare un giro di vite all'assenteismo. La visita del medico fiscale sarà sempre obbligatoria anche nelle ipotesi di prognosi di un solo giorno. Nessuno potrà più sgarrare. Brunetta chiarisce che il medico potrà piombare a casa del dipendente pubblico a qualsiasi ora "al fine di agevolare i controlli". Ad ogni malattia si applica la decurtazione di "ogni indennità o emolumento, aventi carattere fisso e continuativo e trattamento economico accessorio" quantificabili nel 25-30% della retribuzione.
Brunetta mi piace, è uno tosto, che sa farsi rispettare, come Napoleone di cui ha la stessa statura. Le sue direttive, ne sono sicuro, colpiranno come la folgore anche i dipendenti pubblici per eccellenza, i parlamentari.
Da una elaborazione de Il Sole 24 Ore, con riferimento ai dati Camera e Senato a fine 2007, si può scoprire chi sono gli assenti alle votazioni parlamentari. Brunetta mandi subito un medico fiscale ad Arcore. Silvio Berlusconi è infatti il primo assoluto con il 98,5% di assenze alla Camera. Se non è primo non è mai contento. L'attuale portavoce del PDL, Capezzone, ha totalizzato il 67,6%. Nei primi 10 c'è Sandro Bondi, in settima posizione, con l'87,5% e in quinta l'ex piduista Cicchitto con l'89,9%. Tutti pidilellini in fuga dal lavoro. Brunetta li faccia pedinare, vorremmo tutti sapere dove vanno, cosa fanno, se incontrano Veltroni.
Al Senato per il PDL le cose non migliorano. La posizione numero uno è di Marcello Dell'Utri, 41,1% di assenze. Secondo assoluto il doppiolavorista Ghedini con il 38,7%. Un avvocato pagato dai cittadini con lo stipendio da parlamentare per difendere Berlusconi in tutti i tribunali d'Italia. Il re del doppiolavoro, un mito. Una soffiata per Brunetta: mandi subito un medico al tribunale di Milano, coglierà il Ghedini sul fatto mentre difende lo psiconano al processo Mills.
Se i dipendenti pubblici avessero le percentuali da desaparecidos dei parlamentari potremmo chiudere i ministeri e nessuno se ne accorgerebbe. Ma il Parlamento esiste veramente? Se un parlamentare non va a lavorare per un solo giorno Brunetta mandi il medico fiscale. Nel caso sia un condannato, un prescritto, un inquisito (quindi spesso) faccia accompagnare il medico dai Carabini
eri (per proteggerlo).



... e così, per coerenza, si parla tanto di antidoping qua antidoping là, antidoping a una "categoria" antidoping all'altra, per RISPETTO, perché non 'rassicurare' gli italiani facendo l'antidoping a TUTTI i governanti, parlamentari, forze dell'ordine in primi s? così per dare un bel buon esempio!

Ma questo è un altro discorso, vero?


TUTTO DA RIFARE ... AZZ!