07/01/08

Rifiuti - immondizia .2

Pacifico Un oceano di scorie

La plastica che uccide
Dopo 10 anni di osservazione delle correnti oceaniche nel Pacifico, la Algalita Marine Research Foundation (Amrf) ha pubblicato uno studio sconvolgente: i rifiuti provenienti dalle coste e dai litorali fluttuano per anni spinti dalle correnti e si raggruppano in due larghe zone soprannominate «la placca dei rifiuti del Pacifico dell'est» e «la placca dei rifiuti del Pacifico dell'ovest».
Si tratta di una massa di immondizia che si è triplicata nel giro di venti anni e ha raggiunto i 3,43 milioni di chilometri quadrati (un terzo della superficie dell'Europa) per un peso di 3,5 milioni di tonnellate. I rifiuti organici sono sempre stati decomposti dai microrganismi del mare, ma con l'arrivo della plastica la situazione è degenerata: oggi costituisce il 90% dei rifiuti che galleggiano nell'oceano. Secondo una stima Onu, su un tratto di mare di 2,5 km2 per una profondità di 30 metri si trovano in media 46 mila pezzi di materia plastica: in alcuni punti la plastica è superiore al plancton. Greenpeace sostiene che su 100 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno il 10% finisce nell'oceano, e di questo il 10% affonda mentre il resto galleggia spinto dalle correnti (perché scompaia del tutto occorrono da 500 a 1.000 anni). L'inquinamento da plastica, secondo l'associazione ambientalista, provoca la morte di 1 milione di uccelli e di 100 mila mammiferi marini. Rimedi? Quasi nessuno. Secondo Marcus Eriksen, direttore dell'Armf, «possiamo solo cercare di ridurre il danno...».

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