di Maurizio Galvani da Il Manifesto pg.9 del 26/01/08
L'ultimo rapporto Eurispes fa un'analisi «spietata» della società italiana. Come già hanno fatto altri istituti di ricerca o di statistica - quali il Censis e l'Istat - descrive «un'Italia sempre più povera nella quale due famiglie su tre non arrivano alla fine del mese; raddoppiano dal 5% al 10% le famiglie che ricorrono ai prestiti personali e solo il 13,6% riesce a risparmiare qualcosa».
Si delinea una nazione di consumatori oculati che fanno lunghe file davanti ai supermercati per comprare prodotti di qualità ma di basso costo, sempre più comprano a rate «frigoriferi, televisori, abbigliamento». L'uso della carta di credito non è più un optional e ci si fa sempre più ricorso, la vendita a saldi è anticipata o si «corre» al discount per fare la spesa.
Nelle sei sezioni tematiche, il rapporto analizza il distacco tra la politica e cittadini (cosa sempre più ovvia e più scontata!), la richiesta di sicurezza che nasce dalla impressione comune di essere esposti al crimine, la preoccupazione per il futuro che si associa «alla crisi dei subprime e dei mutui facili che ha intaccato la convinzione tutta italiana della stabilità finanziaria».
Eurispes scopre con un certo ritardo la categoria dei nuovi poveri, «i working poors», ovvero coloro che hanno un'occupazione ma «hanno un tenore di vita simile al disoccupato». Per arrivare alla fine del mese svolgono il doppio lavoro (6 milioni) per integrare il reddito fino ad almeno 1.330 euro mensili. Tra i già poveri e quelli che rischiano di diventarlo in Italia si contano 5,1 milioni di nuclei famigliari per un numero complessivo di 15 milioni di individui.
«Il Bel paese (come viene comunemente chiamata l'Italia) attraversa - secondo il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara - un periodo difficile sia dal punto di vista della legalità, della situazione politica, ambientale e delle comunicazioni». Stanno sempre «peggio» i cittadini ed emerge un quadro allarmante di una nazione dove si lavora sottopagati e nel sommerso.
Venti milioni di lavoratori sarebbe il numero dei sottopagati e quel che risalta di più è che «in Italia si guadagna il 10% in meno dei tedeschi, il 20% in meno degli inglesi e il 25% meno dei francesi. Esplode il settore del sommerso che ha raggiunto quota 549 miliardi euro. L'economia sommersa e quella al nero sono diventate nel corso dell'anno la metà della ricchezza prodotta in Italia: secondo l'Eurispes si tratta di almeno 549 miliardi di euro nel 2007, una cifra che equivale ai Pil di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messi insiemi.
Non è compito dell'istituto di ricerca lanciare formule o programmi, certo la fotografia consegnata ieri è uno scatto impietoso del paese. «Nel 2006, il trend negativo dell'Italia si è ulteriormente accentuato occupando la penultima posizione tra i paesi europei - per quanto riguarda redditi e retribuzioni - superiore solo al Portogallo».
Si delinea una nazione di consumatori oculati che fanno lunghe file davanti ai supermercati per comprare prodotti di qualità ma di basso costo, sempre più comprano a rate «frigoriferi, televisori, abbigliamento». L'uso della carta di credito non è più un optional e ci si fa sempre più ricorso, la vendita a saldi è anticipata o si «corre» al discount per fare la spesa.
Nelle sei sezioni tematiche, il rapporto analizza il distacco tra la politica e cittadini (cosa sempre più ovvia e più scontata!), la richiesta di sicurezza che nasce dalla impressione comune di essere esposti al crimine, la preoccupazione per il futuro che si associa «alla crisi dei subprime e dei mutui facili che ha intaccato la convinzione tutta italiana della stabilità finanziaria».
Eurispes scopre con un certo ritardo la categoria dei nuovi poveri, «i working poors», ovvero coloro che hanno un'occupazione ma «hanno un tenore di vita simile al disoccupato». Per arrivare alla fine del mese svolgono il doppio lavoro (6 milioni) per integrare il reddito fino ad almeno 1.330 euro mensili. Tra i già poveri e quelli che rischiano di diventarlo in Italia si contano 5,1 milioni di nuclei famigliari per un numero complessivo di 15 milioni di individui.
«Il Bel paese (come viene comunemente chiamata l'Italia) attraversa - secondo il presidente di Eurispes, Gian Maria Fara - un periodo difficile sia dal punto di vista della legalità, della situazione politica, ambientale e delle comunicazioni». Stanno sempre «peggio» i cittadini ed emerge un quadro allarmante di una nazione dove si lavora sottopagati e nel sommerso.
Venti milioni di lavoratori sarebbe il numero dei sottopagati e quel che risalta di più è che «in Italia si guadagna il 10% in meno dei tedeschi, il 20% in meno degli inglesi e il 25% meno dei francesi. Esplode il settore del sommerso che ha raggiunto quota 549 miliardi euro. L'economia sommersa e quella al nero sono diventate nel corso dell'anno la metà della ricchezza prodotta in Italia: secondo l'Eurispes si tratta di almeno 549 miliardi di euro nel 2007, una cifra che equivale ai Pil di Finlandia, Portogallo, Romania e Ungheria messi insiemi.
Non è compito dell'istituto di ricerca lanciare formule o programmi, certo la fotografia consegnata ieri è uno scatto impietoso del paese. «Nel 2006, il trend negativo dell'Italia si è ulteriormente accentuato occupando la penultima posizione tra i paesi europei - per quanto riguarda redditi e retribuzioni - superiore solo al Portogallo».
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