22/04/09

All’opinione pubblica e a tutti coloro che mostrano interesse per la questione kurda - Popolo Kurdo - 4

Koma Civakên Kurdistan Peoples` Confederation of Kurdistan

In Turchia recentemente si sono svolte le elezioni comunali, segnate da un’intensa campagna elettorale come se si trattasse di elezioni per il Parlamento Nazionale.

Nella regione del Kurdistan le elezioni sono state seguite con grande interesse e vi era grande attesa per i risultati che hanno visto la vittoria della linea patriottico-democratica. Tutti gli ambienti politici e la stampa sia quella nazionale che internazionale, sia quella di partito che quella indipendente hanno avuto modo di constatare come il popolo kurdo rifiuti la politica verso i Kurdi dello Stato turco e del governo dell’AKP. Ed è stato chiaramente fatto riferimento al fatto che la questione kurda non può essere risolta ignorando Abdullah Öcalan, il PKK e il DTP. In seguito ai risultati elettorali è emersa nell’opinione pubblica straniera l’aspettativa che la questione kurda dovesse essere risolta facendo ricorso ad una nuova politica orientata decisamente ad individuare delle soluzioni.

Nonostante il clima repressivo nel periodo elettorale e i continui controlli della parte kurda è stata manifesta la volontà della popolazione kurda; in tutte le città, grandi e piccole del Kurdistan, si è assistito alla netta avanzata ed al successo del DTP. La popolazione kurda ha espresso votando per il DTP la sua volontà per una soluzione democratica della questione kurda. Se si vuole considerare la popolazione kurda una parte della popolazione della Turchia, i decisori politici in Turchia devono assumersi la responsabilità di considerare la volontà e le richieste della parte kurda. Tradurre tutto questo in fatti politici concreti è un imperativo morale e politico per uno Stato che ha la pretesa di essere uno Stato di diritto.

Le elezioni hanno fatto capire che la questione della democraticizzazione della Turchia e la questione kurda possono essere risolte per via democratica. I popoli della Turchia hanno conferito attraverso le elezioni ai decisori politici e principalmente all’AKP questo compito. Il popolo kurdo ha festeggiato il Newroz con gli slogan “Libertà per l’identità”, Libertà per Abdullah Öcalan, “ Autonomia democratica”. Il DTP ha formulato chiaramente questi slogan nella sua campagna elettorale e principalmente quello dell’“Autonomia democratica”. E che il popolo abbia espresso il suo consenso a questo programma è una grossa responsabilità anche per il nostro movimento.

Il movimento di liberazione kurdo ha sempre cercato di assumersi le proprie responsabilità e di rendere possibile una soluzione democratica, quando ha visto un clima politico favorevole e delle buone basi di partenza. Dal dicembre 2008 sino al 29 marzo 2009, data delle elezioni, ha assunto la posizione di rifiuto dei combattimenti dimostrando in questo modo che in Turchia è necessaria una soluzione politica e che è possibile lo svolgimento delle elezioni in un clima sereno, opponendosi così a coloro che non vogliono la soluzione della questione kurda ma solo guerra e repressione.

Che sino al 29 marzo non vi sono stati combattimenti è il risultato dell’atteggiamento del nostro movimento. E che in linea di massima anche l’esercito turco si sia adeguato a questa situazione ha fatto scaturire una situazione non conflittuale che tutti avevano auspicato e poi avvertito in Turchia. Per la prima volta si è pensato che un clima non conflittuale potesse mettere in moto un processo per una soluzione della questione kurda.

Il nostro movimento ha preso la decisione di proseguire in questo clima non conflittuale sino all’1. Giugno per offrire l’opportunità di una politica tesa alla soluzione della questione. La popolazione ha dato questo incarico alle forze politiche di tutti gli schieramenti. Anche il nostro presidente, detenuto in un carcere per una sola persona sull’isola di Imrali che si batte con risolutezza per la pace e per una soluzione democratica ha appoggiato la nostra scelta. La via è libera per un nuovo corso nel quale si può tracciare una politica democratica per una soluzione democratica.

E’ significativo e ci fa riflettere il fatto che proprio nella giornata in cui Abdullah Öcalan ha dichiarato il suo appoggio a questo nuovo corso, l’esercito turco abbia intrapreso operazioni militari a Sirnak e Dersim che hanno procurato pesanti perdite per l’esercito stesso. E’ difficile dare una giustificazione a queste operazioni militari, proprio dopo le elezioni che avevano dischiuso nuove possibilità e aspettative per una politica democratica. Allo stesso modo, le decisioni assunte dalle potenze che hanno preso parte all’incontro trilaterale a Baghdad non contribuiscono al processo di pace, anzi al contrario distruggono il clima positivo. Il massiccio dispiegamento di unità militari vicino al confine, la costruzione di nuove postazioni militari e i diversi preparativi alla guerra ignorano il clima positivo e spingono verso una soluzione di guerra e liquidatori.

Sia il prosieguo dei piani liquidatori a livello internazionale , sia, da dopo le elezioni, il crescente atteggiamento delle forze di sicurezza statali, l’ingiustificabile assassinio di due Kurdi a Halfeti, il gran numero di arresti e le operazioni militari non favoriscono un clima favorevole alla soluzione della questione. Marchiare il PKK come terrorista da coraggio a quelle forze che hanno come obiettivo il non voler risolvere la questione e trovare una via politica.

E’ oramai chiaro che, attraverso le quasi trentennali e continue operazioni militari, con una politica di repressione e violenza non si risolvono i problemi.

Non serve a nessuno il non voler risolvere la questione kurda, nemmeno alla Turchia. Gli interessi della Turchia e dei paesi della regione richiedono una soluzione politico-democratica della questione kurda, possibile solo attraverso il dialogo. A partire da questa considerazione dovrebbero la Turchia e i paesi della regione occuparsi della questione kurda e appoggiare con decisione la soluzione democratica per la quale si batte il nostro movimento. Se l’esercito turco fa in modo che non vi siano combattimenti e i decisori politici manifestano la loro volontà per una soluzione e per il dialogo, a breve si può rendere possibile la soluzione della questione kurda.

Il nostro movimento si aspetta che tutte le parti sociali s’impegnino con decisione per l’opzione democratica. E’ necessario che i responsabili in Turchia e le potenze internazionali sostengano il dialogo e gli sforzi per una soluzione democratica.

Pensiamo che la prevista Conferenza Nazionale del Kurdistan possa fornire il suo contributo per una soluzione democratica e pacifica della questione kurda. La Conferenza potrà creare il clima positivo per una soluzione , andando a definire le condizioni per una situazione senza più combattimenti. La Conferenza potrà facilitare il passaggio da una situazione senza più combattimenti ad una soluzione duratura che obbliga al rispetto le parti coinvolte.

Il DTP ha posto le sue richieste davanti all’opinione pubblica interna ed internazionale. “Libertà per l’identità”, Libertà per Abdullah Öcalan” e “Autonomia democratica”. E’ un progetto che è stato approvato chiaramente dalla popolazione kurda e che deve essere tradotto in una via democratica e politica. Non è più possibile intraprendere dei passi nella questione kurda senza parlare con i rappresentanti del popolo kurdo. Questi rappresentanti hanno chiaramente gettato le basi per una soluzione della questione. E anche più chiaramente è emerso dal risultato elettorale che la via più realistica è una soluzione nell’ambito di un’autonomia democratica e il dialogo con Abdullah Öcalan. Il movimento di liberazione crede che la questione possa essere risolta con il dialogo, con i metodi pacifici econ posizioni ragionevoli. E per rendere possibile tutto questo abbiamo preso la decisione di prorogare all’1. Giugno lo stop a ogni forma di combattimento. Se non vi saranno attacchi dei militari turchi e se non si userà questo periodo per assestare colpi al movimento di liberazione per liquidarlo, tradurremo in realtà concreta la nostra decisione di stop alle armi. Siamo disposti già da subito a voler sottoscrivere un progetto per la soluzione della questione.

Invochiamo lo Stato turco e tutte le forze coinvolte che si battono per la pace e la democrazia ad un’assunzione di responsabilità affinché vi sia un prosieguo di questo processo, fornendo, così, in questo modo, il nostro contributo per una soluzione.

Invitiamo l’opinione pubblica kurda e tutte le formazioni presenti in Kurdistan ad agire in modo fedele a questi principi e a fare di tutto affinché questo processo conduca ad una soluzione democratica. Invitiamo le potenze internazionali e quelle della regione, prima di tutte gli USA ad assumersi le loro responsabilità per favorire una soluzione pacifica della questione kurda.

12. Aprile 2009

La Direzione del Consiglio esecutivo del KCK






foto di E. Novajra

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