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09/03/10

Alla fine cancelleranno anche le elezioni

di Raniero La Valle

Se non ci sono i giornalisti che scoprono gli operai sui tetti e i giudici che scoprono i reati, anche un delinquente può governare e il governo può raccontare la sua Italia immaginaria


In una democrazia normale, all’approssimarsi delle elezioni, si istituirebbero alla TV apposite trasmissioni di approfondimento e di dibattito politico. Così si faceva nel regime democristiano, nel quale furono istituite le “Tribune elettorali”, che ebbero grande successo. La mia piccola fama cominciò quando, giovane giornalista, feci a Togliatti una domanda a cui non seppe rispondere. C’era anche un giornalista socialdemocratico, che si chiamava Mangione, che era così aggressivo e sguaiato, che poteva prefigurare Ghedini.

Nell’Italia di oggi, invece, all’approssimarsi delle elezioni le trasmissioni di approfondimento e di dibattito politico si tolgono. Intanto si tolgono quelle, poi, se non stiamo attenti, si toglieranno anche le elezioni.

La motivazione ufficiale di questo digiuno politico-televisivo (del resto siamo in Quaresima) è che tali trasmissioni violerebbero la “par condicio”, cioè il fatto che tutti possano dire tutto. Ma le nostre trasmissioni di approfondimento politico, da Vespa a Santoro a Floris, sono ammalate proprio di par condicio; sulla base dell’ideologia secondo la quale tutte le idee sono eguali, e che a vincere debba essere il più scaltro e il più forte, i nostri “talk-show”, cioè i dibattiti spettacolarizzati, sono una zuffa senza esclusione di parole (e anche di occhiatacce e di smorfie di reciproco disgusto) dove tutto si può fare tranne che offrire una varietà di opinioni rispettabili ad edificazione e informazione dei telespettatori. Si tratta, peggiorata, dell’ideologia delle tavole rotonde, dove non si fa cultura, perché non c’è cultura dove non c’è né capo né coda, ma è assemblato un assortimento di prodotti, come negli scaffali dei supermercati, quando non c’è nessuna seria ragione per scegliere, a partire dalle etichette, un prodotto invece che un altro. Al contrario, nelle trasmissioni o nei discorsi considerati di parte, dove si segue un orientamento dichiarato, dove si offre un’argomentazione e si segue un filo, non ci sarà il battibecco paritario, ma almeno l’encefalogramma non è piatto.

Dunque non è perché non rispetterebbero la par condicio che le trasmissioni censurate non possono andare in onda. La ragione è esattamente l’inversa; Berlusconi ha sempre detto che un partito grosso e un partito piccolo non dovrebbero avere spazi uguali, ma differenziati secondo la rispettiva forza, in modo che i grossi diventino sempre più grossi e i piccoli sempre più piccoli, fino a scomparire. E quanto ad apprezzare la parità, non se ne parla nemmeno, dato che egli si è definito come un “primus super pares”: i pari sono gli altri, lui è il primo e sta sopra tutti: la parola sovrano – superanus – viene da lì, significa che sta sopra e non c’è nessun altro al di sopra di lui. Perciò è sciolto da ogni vincolo: assoluto.

Ma il togliere la politica dalle chiacchiere televisive (come nel fascismo la politica era interdetta nelle chiacchiere da bar) non è solo un atto di ordinaria censura: un furto di informazione, come dicono tutti quelli che protestano. È, ancora di più, la rivelazione del vero tarlo, della vera ossessione del presente regime: il rifiuto del controllo. In questo senso la stampa è esattamente come la magistratura; Berlusconi nega il potere di controllo dei magistrati, esattamente come nega il potere di controllo della stampa; e la ragione è molto semplice; se non ci sono i giudici che “dicono la giustizia” (giurisdizione) e nominano i reati con le inchieste, i processi e le sentenze, questi non esistono, e anche i fuorilegge possono governare; e se non ci sono i giornalisti che scoprono gli operai sui tetti, gli aquilani con le carriole e la spazzatura nel mar Tirreno, allora l’Italia non c’è, e il governo può raccontare un’altra Italia, la sua: un’Italia dove non c’è la crisi economica, non ci sono i licenziamenti, i terremotati sono contenti con le loro finte casette e non sono esuli da una città che Bertolaso non ha visto e che resterà distrutta, e la spazzatura è gloria del governo averla tolta di mezzo per sempre. E nemmeno si verrà a sapere che se la destra non presenta come si deve le liste, facendo cadere i propri stessi candidati, non è per un complotto dei nemici, ma perché in un finto partito unico la lotta tra gli “amici” è spietata.

Questo è il significato della crociata berlusconiana contro tutti i poteri di controllo, la magistratura, il Parlamento, la Corte Costituzionale, il Presidente della Repubblica, la stampa, la televisione non sua, tutti faziosi, tutti comunisti: non solo dominare la realtà col potere, ma negare la realtà per fondare e preservare il potere.

Raniero La Valle ha diretto, a soli 30 anni, L’Avvenire d’Italia, il più importante giornale cattolico nel quale ha seguito e raccontato le novità e le aperture del Concilio Vaticano II. Se ne va dopo il Concilio (1967) quando inizia la normalizzazione che emargina le tendenze progressiste del cardinale Lercaro. La Valle gira il mondo per la Rai, reportages e documentari, sempre impegnato sui temi della pace: Vietnam, Cambogia, America Latina. Con Linda Bimbi scrive un libro straordinario, vita e assassinio di Marianela Garcia Villas (“Marianela e i suoi fratelli”), avvocato salvadoregno che provava a tutelare i diritti umani violati dalle squadre della morte. Prima al mondo, aveva denunciato le bombe al fosforo, regalo del governo Reagan alla dittatura militare: bruciavano i contadini che pretendevano una normale giustizia sociale. Nel 1976 La Valle entra in parlamento con Sinistra Indipendente; si occupa della riforma della legge sull’obiezione di coscienza. Altri libri “Dalla parte di Abele”, “Pacem in Terris, l’enciclica della liberazione”, “Prima che l’anno finisca”, “Agonia e vocazione dell’Occidente”. Nel 2008 ha pubblicato “Se questo è un Dio”. Nel 2008 è stato promotore del “Manifesto per la sinistra cristiana” nel quale propone il rilancio della partecipazione politica e dei valori del patto costituzionale del ’48 e la critica della democrazia maggioritaria.

09/12/09

Un titolo azzeccato: paese di merda - (dal palco del nobday)

di Ascanio Celestini
L'INTERVENTO DAL PALCO
Un titolo azzeccato: paese di merda
Il leader della sinistra incontra il leader della destra per discutere di regole democratiche. Se davvero gliene importasse qualcosa le rispetterebbero e basta. Invece si incontrano per legittimarsi a vicenda, in un paese dove la politica è delegittimata. Il governo di destra ha fatto la riforma Biagi? e quello di sinistra invece di cambiarla come aveva dichiarato nel programma ha fatto il condono alle aziende che precarizzano il lavoro. Il governo di destra ha fatto le leggi ad personam? E quello di sinistra né le ha modificate né ha risolto il conflitto di interessi. Il governo di destra ha portato l'Italia in guerra? E quello di sinistra ha aumentato i finanziamenti all'eroica impresa militare alla faccia dei pacifisti. Da un governo all'altro non è cambiato nulla. Bene. Sono felice di vivere ancora in un paese di merda. Da dove deriva questa mia felicità? Mi presento: io sono un industriale di merda, produco merda, distribuisco merda, vendo merda all'ingrosso e al dettaglio.
Mi è bastato osservare quanta merda c'è nel mondo, esso è un elemento presente a ogni livello della nostra società: ci sono presone che vivono in quartieri di merda, abitazioni che lasciano la mattina per andare a fare lavori di merda alle dipendenze di padroni di merda. Per molti la vita stessa è una vita di merda e tutta questa merda è in balia degli eventi. Così io l'ho raccolta e ne ho fatto un prodotto tutelato. Oggi la merda ha un marchio e io sono il padrone. Forse avrete fatto caso che abbiamo già incominciato da tempo a sostituire numerosi oggetti, concetti, realtà con concetti, oggetti, realtà di merda. Vi ricordate come era la scuola qualche anno fa? Be', adesso è diventata una scuola di merda. Vi ricordate come erano gli ospedali? Oggi sono ospedali di merda. Io sono un industriale di merda, io produco merda, io distribuisco merda, vendo merda al dettaglio e all'ingrosso. La merda da me prodotta è ovunque. Tra pochissimo tempo sarà indispensabile come ora è il petrolio e come il petrolio io incomincerò a produrne sempre di meno e ad applicare restrizioni e controlli in maniera da far salire il prezzo: 50 dollari un barile di merda, 60, 70, 80, 100 dollari un barile di merda. Servirà sempre più merda per fare prodotti di merda, da trasportare su strade di merda, con automobili e camion e aeroplani di merda che producono un'aria di merda. Finanzieri e politici di merda gestiranno banche di merda e assicurazioni di merda, con i quali la gente perderà capitali e dignità. Il contribuente affogherà nei propri debiti, sarà con la merda fino al collo. E ciò, tutto ciò accadrà nel sofisticato silenzio della confusione mediatica. Ci sarà un momento che qualcuno dovrà fermarsi, ma non lo farà. Non lo faranno gli intellettuali che parlano un linguaggio di merda, né i giornalisti pagati dagli editori di merda per scrivere su giornali di merda. La merda sarà ovunque e sarà indispensabile per fare ogni cosa. Allora noi chiuderemo il rubinetto. Sarà complicato, perché la merda a differenza del petrolio è inesauribile e prodotta da tutti. Ovviamente la chiesa sarà al nostro fianco: una schiera di sacerdoti, stregoni, dai maggiori monoteismi ai più piccoli animismi e superstizioni di carattere etnico e regionale saranno con noi. Parleranno ai poveri, li convinceranno a usare cinture di stiticità, mutande blindate che occludono l'ano, li convinceranno a non cagare come li hanno convinti a non farsi le pippe. Diranno: chi caga diventa cieco. Col tempo la razza si evolverà e continueranno a cagare soltanto i ricchi. Chi continuerà a detenere il potere della defecazione diventerà la nuova aristocrazia, una classe che avrà nel proprio stesso corpo una zecca inesauribile. Produrrà capitale ogni mattina dopo il caffè e la sigaretta. Saranno i nuovi nobili e come nel passato si distingueranno per una decisa peculiarità naturale e organica. Una volta era il sangue blu, da quel momento sarà la merda. I poveri invece non avranno accesso a questo prezioso capitale, i poveri nasceranno senza culo. Ricordo una vecchia battuta, diceva: la vita è come la scaletta delle galline, corta corta e piena di merda. E allora vi annuncio che anche io ho fondato un nuovo partito e quella scaletta sarà la nostra bandiera, il nostro simbolo. Quelle galline cafone saranno il mio staff elettorale, la futura classe dirigente. Gioite, il futuro è una merda e lo stiamo costruendo per voi.

07/10/09

Adolfo Perez Esquivel - Dalla lotta contro le dittature alla salvaguardia del creato

Non c’è primo, secondo, terzo o quarto mondo, c’è un unico mondo, i diritti sono uguali per tutti. Dobbiamo combattere le ingiustizie e le dittature usando gli strumenti della nonviolenza e le istanze giuridiche internazionali. Ma il nostro impegno oggi si deve allargare anche alla difesa di tutto il Creato. Questo in estrema sintesi il messaggio lanciato a Trento dal premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel, che ha parlato ieri in una sala Depero gremita di pubblico. "Sulle rotte del mondo", quest'anno alla sua prima edizione, si sta confermando - anche grazie all'apprezzamento che i trentini riservano a tutti gli eventi pubblici della manifestazione - un vero e proprio "festival della solidarietà", con tante voci che si incrociano e dialogano in libertà, a partire naturalmente da quelle dei missionari.

Visita il sito: www.missionetrentino.it


26/06/09

Il governo si prepara a criminalizzare 600 mila badanti

Bocciato l'emendamento che proponeva una sanatoria. Previste sanzioni anche per le famiglie che le ospitano
Decine di migliaia di badanti irregolari che da anni vivono e lavorano nel nostro paese rischiano adesso di ritrovarsi disoccupate e di precipitare nella clandestinità. Una situazione drammatica, che inevitabilmente finirà per ripercuotersi - anche dal punto di vista penale - sulle famiglie che le ospitano e che proprio alle loro mani hanno affidato la cura e l'assistenza di anziani, familiari malati e bambini.
E' quanto accadrà tra pochi giorni, quando il Senato avrà definitivamente approvato il disegno di legge sicurezza che, tra le altre cose, introduce anche il reato di clandestinità. Per scongiurare questa possibilità, che da settimane angoscia migliaia di famiglie e di lavoratrici, nei giorni scorsi il Pd aveva presentato un emendamento in cui si chiedeva una sanatoria per le circa 600 mila persone, tra badanti, colf e baby sitter che già oggi lavorano in Italia. Emendamento bocciato ieri dalle commissione Giustizia e Affari costituzionali al cui esame si trova il testo di legge, e dove sull'esigenza di mettere fine a una situazione paradossale, visto che riguarda persone fondamentali per l'assistenza familiare, ha prevalso quella di procedere il più velocemente possibile all'approvazione del ddl tanto caro alla Lega. Un voto favorevole alla sanatoria avrebbe infatti comportato un nuovo passaggio alla Camera (il quarto) ritardando così ulteriormente l'approvazione del provvedimento. «Oggi si poteva compiere un primo passo verso la legalità - commenta la senatrice Emanuela Baio, presentatrice dell'emendamento bocciato -, ma nonostante l'evidenza dei dati e l'importanza anche economica che la regolarizzazione delle badanti avrebbe comportato, la maggioranza preferisce il lavoro nero».
Le conseguenze, drammatiche per le lavoratrici straniere, non saranno leggere neanche per le famiglie che le ospitano. Sempre secondo quanto previsto dal ddl, infatti, chi ospita un immigrato irregolare rischia l'arresto da 6 mesi e 3 anni e una multa fino a 5 mila euro. «Ironia della sorte vuole che molte famiglie hanno chiesto ormai, una o due volte, di regolarizzare la posizione di queste collaboratrici - conclude Baio - ma il governo preferisce che siano clandestine».
Da settimane ormai ai centralini di associazioni come le Acli arrivano telefonate di persone preoccupate per quanto potrebbe accadere. Sono 600 mila le lavoratrici domestiche iscritte all'Inps, e si calcola che almeno altrettante siano in una situazione di irregolarità, pur lavorando stabilmente presso una famiglia. «Le conseguenze di questa situazione potrebbero essere drammatiche», spiega Raffaella Maioni, responsabile nazionale delle Acli-Colf. «Stando alla nostra esperienza le famiglie non rinunceranno comunque all'aiuto offerto da queste persone, ma è chiaro che il clima di terrore che si è creato intorno agli stranieri potrebbe creare reazioni difficili da prevedere. Stiamo pagando una gestione non coscienziosa dei decreti di ingresso - prosegue Maioni - mentre servirebbe la programmazione di un nuovo decreto flussi».
E dire che solo poche settimane fa era stata il ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna a chiedere di non criminalizzare le badanti. Richiesta accolta da Roberto Maroni, che aveva promesso un suo impegno in tal senso. «Terremo conto - aveva detto alla festa della polizia il titolare del Viminale - delle situazioni che hanno un forte impatto sociale come quella delle badanti». Ma si trattava solo di promesse elettorali.

di Carlo Lania - ROMA

e come direbbe il Berly/papi:" ma agli italiani non interessano queste badanti eversive e comuniste, meglio pensare a regolarizzare delle brave ragazze che lavorano e col loro lavoro fanno sì che anche noi, Popolo della LIBERTA' possiamo meglio lavorare, lavorare per voi che state con noi, perchè gli altri, non vanno nemmeno presi in considerazione.
(Prossima LEGGE: Detassazione e libero arbitrio della professione da escort per il bene del popolo della libertà anticomunista e per la giusta causa della dnaturale degradazione della femmina in quanto in quanto tale e nulla di più, come puro strumento culturale di divertimento naturale, biologico, o come area attrezzata al giusto compenso del maschio in quanto legittimo gestore assoluto del potere ) .. ed io, non mi drogo, ... io!
W la LIBERTA'.

23/06/09

SABATO 27 GIUGNO 2009 MANIFESTAZIONE REGIONALE A UDINE PER DIRE

Ø NO ad un welfare regionale che discrimini minori, studenti e famiglie in base alla loro provenienza
Ø NO ai contenuti demagogici del DdL Sicurezza
Ø NO a razzismo, xenofobia e discriminazioni
Ø SI' ad un welfare che promuova l’integrazione e la coesione sociale, i diritti alla protezione dell’infanzia, il diritto allo studio e al sostegno alle famiglie, che sono diritti di tutti
Ø SI' ad ogni diritto di cittadinanza
Ø SI' ad un’Italia che rispetti il diritto d’asilo
Ø SI' ad una Regione e ad un Italia in cui la sicurezza sia un bene per tutti e si garantisca con la crescita culturale di ciascuna e ciascuno.

PARTECIPA
SABATO 27 giugno 2009 – UDINE
ore 16.00 ritrovo in Piazza San Giacomo;
ore 16.45 corteo attraverso il centro fino a Piazzale Venerio, con interventi di migranti, associazioni, sindacati e del Sindaco di Udine


Iniziativa promossa dalla Rete Diritti di Cittadinanza FVG, Centro Balducci, CGIL, ACLI, RdB-CUB, Associazione Immigrati di Pordenone, Donne in Nero-Ud, Associazioni “La Tela” e “Officina del Mondo”-Ud

Prime adesioni: ALEF FVG, ANPI prov. Ud, ARCI prov. Ud, ASEF FVG, ASGI FVG, Associazioni “Bhairab” e “Bimas”-Monfalcone, Associazione Ce.Si.-Ud, Associazion Culturâl "el tomât" di BUJE, Associazione dei Serbi Nicola Tesla FVG, Associazione “ICARO”, Associazione “PSII” – Ud, Associazione “Mediatori di Comunità”, Associazione Tricolorul di Romania, Associazione UNITA' ex URSS, Associazione “Vicini di casa”, Bande Garbe, CACIT - TS, Casa Internazionale delle Donne di Trieste, CIAM, Circolo Mediatori Culturali-Linguistici dell’Acli, Cobas Scuola, Comitato “Noi non segnaliamo” PN, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Comunità “Arcobaleno” - GO, Conferenza Volontariato Giustizia del FVG, GR.I.S. FVG – SIMM, ICS – TS, Nigerian Association FVG, Radio Onde Furlane, UIL – FVG, Partito della Rifondazione Comunista FVG, Partito Democratico FVG, Partito Umanista FVG, Sinistra e Libertà FVG, Associazione Culturale PropitQmò


24/04/09

Ora e sempre

1945, 2009, italia
25 aprile
venerdì 24 aprile, dalle ore 17.00,
COMMEMORAZIONE IN BORGO VILLALTA,
Udine sabato 25 aprile, dalle ore 9.30 in Piazza Primo Maggio a Udine, CORTEO DELLA GIORNATA DELLA LIBERAZIONE
"La grande differenza tra i valori proclamati e i valori reali della società, l'omologazione, fanno pensare veramente a una società totalitaria. Quello che importerà nel futuro sarà il comportamento della più grande forza mai conosciuta: la massa omologata dei consumatori, la stragrande maggioranza degli esseri umani, non più l'ingegno delle élites culturali o l'attività dei politici.

L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza è infatti falsa, perché in realtà nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia non ha mai conosciuto.

Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una «mutazione» della classe dominante, è in realtà - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente l'Italia: si tratta dunque di un'omologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre.

Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare".

Pier Paolo Pasolini, 1962

14/03/09

Ho fatto un lungo sogno... e sono andato a rubare!


… dove si scopriva che "Il disegno di legge del senatore Franco Orsi "

serviva soprattutto per tenersi buoni i cacciatori ed anzi aumentare il numero (ottime guardie padane), ed incentivare la vendita di armi, favorendo quegli imprenditori che avevano “donato” il voto; un flash del sogno dove entro in armeria: per armarmi anch'io? No!! per acquistare dei costosissimi giubbetti antiproiettile per me e per i miei cani, sì, perché a noi ci garba tantissimo andare a camminare e giocare nei campi, all'aria aperta. Alla cassa la sorpresa quando consegno fiducioso il bancomat: non ho soldi! Sì perché sono già tre o quattro mesi che sono in cassa integrazione, ma non hanno ancora versato i soldi sul conto; ok niente giubbetti cari amici cani, vuol dire che ce ne staremo barricati in casa! Anzi ora devo vedere se trovo qualche lavoretto in nero, così, per poter sopravvivere, faccio un paio di telefonate e vedrete che combino... cazzo non ho credito sul cellulare! L'auto? Siii ! E la benza? .. intanto con senso di sconfitta me ne torno a casa, oh! Ma quanta posta! 4 bollette, tre solleciti di pagamenti e... LO SFRATTO! È chiaro, me l'aspettavo, se non lavoro, come faccio a pagar l'affitto?

Ed il sogno cambia episodio:

sono dentro un cartone, impaurito, i miei cani abbaiamo impauriti anche loro, la barba incolta e lurida mi prude, ma dove sono? Che ci faccio lì in un cartone sotto un ponte? Perché ho paura? Vedo quel SUV nero, scendono dei ragazzi con dei bastoni! I cani urlano! Io sono impietrito, qui finisce male, non ho nemmeno la forza di scappare, ma per mia fortuna se la prendono con quel ragazzo che poco prima m'ha regalato una sigaretta, un cinque euro ed un sacchetto di pane vecchio, ma buono, quel caro ragazzo che non ha fatto nulla di male, dai modi gentili, anche un po' effeminato, ma per me non fa differenza, perché è una brava persona, che ci aiuta a tirar avanti donandoci quel che può ed ora è a terra e non riesce a parare tutti quei colpi inferti con inaudita violenza da quei ragazzi senza volto, vestiti di nero ed io che non riesco a fare nulla e penso, poi toccherà a me?

Toccherà a me ma nel sogno mi salvo, perché l'episodio cambia, ma il sollievo dura poco, ora sono in corteo insieme a tanti operai, studenti, vecchi, bambini, ci sono famiglie al completo, tutti uniti per protestare, bandiere colorate di pace e rosse di protesta, i cori, i tamburi, gli striscioni, ora ve ne leggo qualcuno... ma non faccio in tempo perché c'è la carica della polizia! Ma che fate? E' un corteo di protesta popolare, non vedete? Non capite? Siamo gente come voi e lo facciamo anche per voi! Anche voi siete scontenti e sottopagati... ma non riesco a finire il pensiero che mi trovo davanti un agente in assetto antisommossa che mi prende per il collo della giacca e prima di colpirmi, mi dice: “mi dispiace Marco” e giù!

Ora sono sveglio, non ho nemmeno sentito il colpo, ma ora sento l'angoscia! Anche questa è violenza, come è violenza quotidiana sentire e leggere di quante famiglie si riducono alla fame per aver perso il lavoro prima e poi la casa e la dignità. La sofferenza di pensare a quale futuro dei figli, dei nipoti e mi viene da pensare che questa situazione non è molto chiara a tutti, ma solo ad una minoranza e ora c'è anche la maggioranza che vuole infierire col colpo finale: vuole costruire le centrali nucleari!!!! Sicuramente sarà un business molto proficuo per le loro tasche in cambio della forse così non più lenta autodistruzione del pianeta; e poi perché autodistruzione? Io non lo voglio, allora questo è assassinio! Stanno assassinando la democrazia ed il pianeta! Che ore sono? Quasi le dieci? Ora penso che molti di questi Signori che allegramente decidono per la nostra morte e per quella dei loro figli, per la morte della dignità della gente onesta, ora, si stanno avviando con la famiglia riunita dentro il SUV, alla Santa Messa,

amen

Solidarietà ai compagni della Comedil-Terex: guardate bene questo video, per capire bene come stanno andando le cose: questa è la realtà e non quella che ci viene propinquata ogni strafottuto giorno sui giornali e televisione di regime! SVEGLIA CAZZO!!! SVEGLIATETEVI TUTTI!!!




01/03/09

Più che alla Corte di Strasburgo però, gli italiani, dovrebbero appellarsi a se stessi ....

di Daniela Preziosi
LA POLEMICA
Più che a Strasburgo appelliamoci a noi
E se domani l'alta Corte di Strasburgo condannasse l'Italia perché si tiene alla presidenza del consiglio dei ministri un signore dalla dubbia buona educazione e dal discutibile buon gusto e che soprattutto, come sostengono le parlamentari democratiche Paola Concia e Donata Gottardi, emette «continue e ripetute dichiarazioni di disprezzo sulla vita e la dignità delle donne»?
Sarebbe una vera beffa, per le italiane e gli italiani che appunto se lo tengono e in ogni occasione possibile se lo votano (l'ultima volta è successo in Sardegna due settimane fa). Sarebbe, più che verso Silvio Berlusconi, una sentenza nei confronti della soglia di civiltà di questo paese. Non è un caso che uno dei cavalli di battaglia di Walter Veltroni, il fuggitivo ex segretario del Pd, era convincere che «gli italiani sono migliori del loro governo». Una tesi consolatoria, ma ancora tutta da verificare.
Naturalmente la denuncia di Concia e Gottardi è legittima e, a spanne, più che motivata. Per la stampa democratica è persino desolante essere costretta alla cronaca delle trivialità machiste del premier, che hanno trasformato il nostro paese in una specie di catalogo di barzellette internazionali. Dalle volgarità verso la presidente finlandese, ai limiti del caso diplomatico, al consiglio alla precaria di sposare un miliardario, alla storia del militare per ogni «bella donna» per evitare gli stupri, e giù via scendendo fino alle irripetibili parole nei confronti di Eluana Englaro, Berlusconi incarna la versione untuosa e macchiettistica, ma non per questo meno violenta, del vecchio satiro che considera le donne l'apposita appendice utile a far risultare meglio le proprie qualità, politiche e di incantatore s'intende. Non è un caso che qualche commentatore dei costumi nazionali sostiene che questo gallismo indietrista piace agli elettori, e compiace persino le elettrici, che come cenerentole frustrate si identificano nella fortunata di turno che riceve la galanteria come graziosa testimonianza di esistenza. E rispondendo a questo suo archetipo (e con la perfidia grossolana di chi per vincere deve stravincere) ha scelto come ministra delle pari opportunità una bella donna, bella e bellamente incompetente. Costretta tristemente, da quand'è al suo dicastero, a marcare «a donna» tutte quelle che lamentano i comportamenti del suo premier e imprenditore politico.
Più che alla Corte di Strasburgo però le italiane, ma anche gli italiani, dovrebbero appellarsi a se stessi, interrogarsi sul perché sopportano pazientemente un premier (e già che ci siamo, anche la coordinata ministra, e poi tutti gli altri della partita). Temendo di scoprirne la risposta.



08/02/09

Eluana e la fine della democrazia: nuovo fascismo italiano.

[fonte: blog di Beppe Grillo - commento finale dell'autore di questo blog]

Eluana non c'entra. E' un pretesto per sfiduciare la Presidenza della Repubblica. La sua funzione di controllo e di garante della Costituzione. E' un braccio di ferro, forse un braccio di merda. Lo psiconano non vuole più nessuno che lo intralci nella sua marcia di occupazione delle istituzioni. Napolitano non ha firmato il decreto legge. Il Consiglio dei ministri allora lo scavalca con un disegno di legge identico al decreto. Dovremo ricordarci chi lo ha votato. Un giorno potremmo procedere contro di loro per attentato contro lo Stato.
Il disegno di legge verrà proposto al Parlamento dei burattini di Arcore che lo approverà. Il disegno di legge è incostituzionale? Si cambierà la Costituzione! Nessun primo ministro europeo farebbe, direbbe quello che dice, quello che fa questa bombetta a orologeria della democrazia. Eluana potrebbe procreare? Eluana potrebbe sopravvivere per tre, quattro giorni al digiuno forzato come Pannella? Io sono un comico, ma chi pronuncia queste parole è solo un pover'uomo.
Schifani è stato contingentato in una corsa contro il tempo per l'approvazione del disegno di legge al Senato. Il Presidente del Senato agli ordini dello psiconano. Ma non vi rendete conto che è una farsa? Che Eluana è un'informazione di distrazione di massa? Ogni giorno una nuova, pessima notizia. Non è sufficiente difendersi dal crollo dell'economia, occuparsi dei mille problemi quotidiani. Non basta. Ogni giorno che Dio manda in terra dobbiamo difenderci da una nuova legge, un decreto, un emendamento, un esproprio dei nostri diritti civili.
I nostri dipendenti operano senza sosta per mettersi al sicuro dalla magistratura e dalla resa dei conti. E' spossante e anche umiliante per un cittadino vivere in Italia. In tutto il mondo si cerca di fronteggiare la crisi, questi politicanti, ex fascisti, ex leghisti, piduisti a tempo pieno usano la crisi per rafforzare il loro potere ed eliminare gli altri, dalla magistratura, al Parlamento, alla Corte dei conti, alla presidenza della Repubblica.
Hanno fretta, una maledetta fretta. Sentono gli zoccoli dei bisonti, la cascata del Niagara che aspetta l'Italia. non vogliono fare la fine di Ceaucescu, ma neppure quella di Bottino Craxi. Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato "prospettive tetre" per l'Italia. Tetre, un termine da Dario Argento, da film dell'orrore. Vogliono mettere l'esercito sul ponte del Titanic e fuggire con le scialuppe di salvataggio.
Loro non molleranno mai (ma gli conviene?).Noi neppure.
e questo è quel che ci dice il nostro caro Beppe ed è veramente un peccato che solo pochi possano ascoltarlo o leggerlo perchè è uno dei pochi che lotta contro questa situazione "tipicamente" italiana, di farsi abindolare da chiunque sappia "entrare" in politica, sfruttando l'ignoranza stessa politica degli italiani, politicanti da bar, voto e poi mi sbatto le balle! E' tutto da rifare, ricreando una Vera cultura del rispetto, della dignità e dell'onestà, dell'antimafia, dell'anticrimine, dell'antifascismo, della fratellanza e quindi cominciare col licenziamento di TUTTI i politici e azzeramento totale di tutti i privilegi acquisiti (in mobilità con 120 euro al mese in social card senza PIN come a molti bisognosi è successo, ma che per dignità ed orgoglio se ne sono stati zitti, ma anche per paura!) Non è uno sfogo ma una convinzione!
M.Londero
aka webrond

"Ducj i oms a nassin libars e compagns come dignitât
e dirits...
... cence nissune distinzion par vie di gjernazie, colôr, mascjo o femine, lenghe, religion, di impinion politiche o alcaltri, di çoc nazionâl o sociâl, di ricjece, di nassite ...
...ogni individui al à dirit a la vite, a la libertât

... (dai articui 1, 2, 3, de Declarazion Universâl dai Dirits dal Om, 1948)


19/01/09

Le elezioni in Sardegna di Berlusconi a spese dello Stato

Postato da Beppe Grillo sul suo Blog il 18.01.09 12:56

Lo psiconano è in campagna elettorale in Sardegna. Con che auto blu? Con che risorse? Con che guardie del corpo? Con che stipendio? Con che elicotteri? Con quali concessioni televisive abusive? Con quale tempo, visto che è pagato per fare il presidente del Consiglio? Con quale faccia, visto che, per la sua carica, dovrebbe rappresentare tutti gli italiani? Con quale aerei dello Stato? Con quali funzionari dello Stato che percepiscono uno stipendio pubblico? Con quali pressioni sull’ENI per un’occupazione di stampo elettorale in Sardegna? Con quali assenze dal Parlamento dove non è mai presente? Chi gli paga cappuccino e brioches a Cagliari? Sono anche quelli a rimborso spese?
Un Presidente del Consiglio non può fare campagna elettorale con le risorse pubbliche. Un presidente del Consiglio non dovrebbe occuparsi a tempo pieno delle elezioni regionali, in Abruzzo prima e in Sardegna ora. Un Presidente del Consiglio dovrebbe impegnarsi a risollevare un Paese ormai allo stremo, non usare le risorse degli italiani per fare campagna elettorale permanente.
La Corte dei Conti non ha nulla da dire? E la Corte Costituzionale? E Morfeo Napolitano non monita? Brunetta, così attento e feroce con l’assenteismo dei dipendenti pubblici, lo sa che il suo capo non si presenta mai alla Camera e usa le pubbliche finanze per fare il piazzista? Ne proporrà il licenziamento? Quanti ministri si è portato in Abruzzo Berlusconi per dare sostegno alla testa di legno Chiodi? Quanti ne porterà in Sardegna? Tremorti che parla ai pastori. I ministri a cercare voti invece di lavorare per l’Italia… In modo così sfacciato non si era mai visto.
Un presidente del Consiglio in campagna elettorale è in grado di fare ogni promessa e imporre al Governo di mantenerla. Il suo avversario non può. Che senso hanno delle elezioni immorali? Una pagliacciata degna di un piazzista? Lo psiconano si batte usando TUTTE le risorse della Nazione (non le sue). Soru solo la sua reputazione. Fortza Paris!
L'Italia di Berlusconi


Gli amici di Berlusconi

07/01/09

Gaza / Italia e la lotta per la liberazione - 25 aprile!!!

ALLORA MIO PADRE ERA UN TERRORISTA! guerra di liberazione partigiana (poco più di sessantanni fa)

GAZA: 60 anni di OCCUPAZIONE!!!
60 anni di lotta e compromessi e promesse mai mantenute da parte NOSTRA! Si, perché NOI [occidente] siamo complici dei CAPI Israeliani e dei Governi che SEMPRE hanno sostenuto la loro causa di OCCUPAZIONE e violazione dei diritti umani, sbandierando continuamente, facendosi scudo con lo STERMINIO NAZISTA nei confronti del POPOLO EBREO!
Basta! non serve sprecare altro fiato e mi sento solo di dire che ognuno di noi sarà RESPONSABILE DI QUESTO MASSACRO e che OGNUNO DI NOI DEVE ORA PRENDERE POSIZIONE su questa SPORCA GUERRA ( di sterminio da parte di Israele) (partigiana, da parte dei PALESTINESI)

.. mio padre é stato partigiano, non c'é più ora... ma so che non é felice........

Gaza/Italy and the struggle for liberation - april the 25th!!!

THEN MY FATHER WAS A TERRORIST!
partisan war for liberation (few more than sixty years ago)

OCCUPATION!!!
60 years of fighting and compromise and promises WE never kept!
that's so because WE (the West) are partner in crime with the Israeli LEADERS and the Governments that have been claiming their OCCUPATION and VIOLATION OF HUMAN RIGHTS campaign since ever, nonstop touting and shielding themselves behind the NAZI EXTERMINATION against the JEWISH PEOPLE

THAT IS ENOUGH! ain't no use in spreading more words, I say but EACH OF US will be RESPONSIBLE FOR THIS SLAUGTHER and EACH OF US MUST TAKE A STAND NOW on this FILTHY WAR (of extermination from Israel) (partisan from the Palestinians)

...my father was a partisan, now he is no more...but I know he's not happy...

13/12/08

Basta con le lezioni di democrazia impartite da farabutti e da pregiudicati grazie alla copertura dei media

11 Dicembre 2008 dal Blog di Beppe Grillo
La rana nella pentola

Il popolo italiano è una rana nella pentola. All'inizio l'acqua era tiepida, quasi rinfrescante. Un grado alla volta e in vent'anni siamo arrivati al punto di cottura. La rana è intorpidita e non si accorge che viene bollita viva. Basta ancora qualche fiammata e sarà cotta e defunta. Un attacco alla Costituzione, il controllo della magistratura, il bavaglio alla Rete e il programma della P2 è realizzato.
L'informazione è ormai sotto controllo. Le inchieste Why Not e Poseidon insabbiate. La Procura di Salerno, che indagava sulla Procura di Catanzaro su denuncia di Luigi De Magistris, è stata commissariata. I media cialtroni e servi equiparano Catanzaro e Salerno, parlano di Guerra delle Procure. Ma è una sola, quella di Salerno, che indagava sull'altra, in quanto competente per legge. I media tacciono sulle inchieste di De Magistris e sui NOVEMILIARDIDIEURO delle nostre tasse, trasformati in fondi europei con un giro conto, inghiottiti ogni anno dai partiti e dalle mafie nel Sud. Il Paese si inabissa e noi sentiamo un teporino. Siamo abituati alla febbre a 40 gradi.
I 98 miliardi di euro di sanzione alla concessionarie delle slot machine non sono stati citati da nessun telegiornale. Neppure per dieci secondi. Quanti politici ci sono dietro a quei soldi? Taranto muore. La diossina provoca migliaia di tumori all'anno con 1.300 morti. C'è più diossina a Taranto che in Austria e Svizzera messe insieme. E nel frattempo lo psiconano si rifiuta di firmare l'accordo europeo sull'ambiente. I giornali parlano del maiale alla diossina, ma noi siamo avanti, abbiamo i bambini alla diossina. Respirano, si diossinano e muoiono.
Ieri sono entrato in un negozio. Offrivano due raccolte a dispense insieme ai giornalini e alle riviste, una sui discorsi di Mussolini con piatto del Duce da esposizione in regalo e una sulla storia del fascismo con un orologio di Mussolini con l'elmetto. La gente si abitua. La temperatura sale di due decimi, si può sopportare. Qual è il limite? Il punto in cui l'italiano è cotto?
Si vuole riabilitare il pregiudicato Craxi. Si rendono più uguali delle altre quattro persone che non si vergognano della loro impunità e si fanno vedere in giro come se niente fosse. La banda dei quattro: NapolitanoBerlusconiSchifaniFini. Licio Gelli, condannato per tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna, la più grave nella storia della Repubblica, ci dà lezioni. Viene fatto passare da saggio. Tiene programmi televisivi. Il calore aumenta. Il Meetup di Sanremo e la Casa della Legalità lo hanno costretto a entrare dalla porta di servizio a un suo comizio/intervista. Gelli è stato protetto dalla Polizia. Grandi ragazzi! Se non vogliamo finire bolliti dobbiamo muoverci. Basta con le lezioni di democrazia impartite da farabutti e da pregiudicati grazie alla copertura dei media.
Una, cento, mille Sanremo! Più Meetup, più democrazia. Diffondetevi e moltiplicatevi

15/11/08

Comunicato Antifascisti fiorentini

Questa mattina tutta la Firenze antifascista ha risposto in maniera attiva all’ iniziativa populista promossa dai fascisti di CasaPound.
Nascosti nelle vesti di “bravi ragazzi”, quelli che lo scorso 30 ottobre con spranghe e cinghia alla mano hanno picchiato decine di ragazzi inermi in Piazza Navona, e gli stessi che pochi giorni dopo, davanti alla realtà dei fatti non hanno trovato di meglio che irrompere all’interno della sede RAI per tentare di bloccare la diffusione dei video che li vedeva protagonisti, oggi alla ricerca di una legittimità nel territorio erano pronti a regalare il pane come risposta al problema del carovita.

Peccato che però hanno trovato la risposta di un centinaio di compagni e compagne, militanti antifascisti dei centri sociali e delle case occupate, che coinvolgendo decine di abitanti del quartiere del Galluzzo, che con una azione decisa e compatta ha impedito che l’iniziativa si svolgesse.
Con questa azione, che tutti noi rivendichiamo, vogliamo mandare un chiaro messaggio a tutti i vecchi e i nuovi fascisti che vorrebbero rialzare la testa : oggi come ieri noi non dimentichiamo, oggi come ieri per sempre antifascisti!
FUORI I FASCISTI DAI NOSTRI QUARTIERI…
. ORA E SEMPRE!
ANTIFASCISTI SEMPRE
Volantino distribuito al galluzzo
NESSUNO SPAZIO PER VECCHI E NUOVI FASCISTI, NESSUNO SPAZIO PER CASAPOUND
Fanno ridicole iniziative contro il carovita, cercano di strumentalizzare le lotte degli studenti, cercano di legittimarsi nelle lotte sul territorio, organizzano spedizioni squadriste e hanno come nemico principale e dichiarato gli antifascisti…….. ma chi sono e che cosa è CASAPOUND?
CASAPOUND è un associazione neofascista e neosquadrista fondata da ex appartenenti alla Fiamma Tricolore.
Vecchi ideali fascisti con una riverniciata di “giovinezza”.
Il vero problema è che questa “finta associazione-realmente fascista” sta cavalcando un periodo che per xenofobi-razzisti-qualunquisti- neofascisti di qualunque sorta è particolarmente favorevole: il razzismo strisciante, l’attacco costante ai valori della Resistenza, il malessere di molte periferie, tutto fomentato da un governo amico (che li ha indecentemente difesi per i fatti di Piazza Navona, ad esempio) e con cui già parlano di accordi elettorali.
I recenti fatti di Piazza Navona sono emblematici per capire come questa feccia nera cerca di insediarsi nelle piazze e nelle strade.
Attraverso il Blocco Studentesco (una loro diretta emanazione) hanno cercato di porsi alla testa della protesta studentesca contro la Legge Gelmini.
Ovviamente lo hanno fatto cercando di mascherarsi dietro slogan qualunquisti e apolitici (“Nè rossi né neri ma liberi pensieri”) salvo poi farsi largo a cinghiate tra gli studenti che, conoscendoli, non volevano farsi guidare da noti neofascisti e neonazisti romani.
Dopo aver fatti diversi feriti tra studenti, Cobas e Antifascisti hanno inscenato quella provocazione con i bastoni tricolori a cui opportunamente i compagni hanno risposto nell’unico modo possibile: cacciandoli dalla piazza.
I fatti di Piazza Navona sono emblematici perché mostrano chiaramente come i nuovi fascisti siano in realtà molto simili ai vecchi fascisti, marionette (più o meno consapevoli) manovrate dai vari Cossiga, Gelli, Berlusconi,…….
per ridurre tutte le questioni sociali ad un problema di ordine pubblico.
Come i vecchi fascisti anche i nuovi fascisti sono pronti a presentarsi in maniera subdola e mascherata quando sono in minoranza e in modo molto più arrogante e aggressivo quando la situazione glielo consente.
Come i vecchi fascisti i nuovi fascisti possono vantare ottimi rapporti con le Forze dell’Ordine (5 minuti di scontri con i bastoni in Piazza Navona il giorno di un corteo senza un poliziotto per poi essere chiamati per nome dai funzionari Digos…..”Dai Francesco levati…vai via….
” la dicono lunga sulle frequentazioni di questi personaggi e su chi sia a “gestirli” nei loro atteggiamenti “eroici”.
Possono travestirsi, possono cambiare nome, vestiti, slogan non possono però cancellare la memoria di chi ancora crede e pratica l’antifascismo.
Troveranno sempre nelle piazze e nelle strade chi non scorda i partigiani e la resistenza, chi non scorda la strategia della tensione e i suoi sporchi esecutori, chi non scorda i compagni accoltellati e uccisi dalle carogne in nero: Dax antifascista ucciso a Milano da tre neonazisti, Renato Biagetti accoltellato a morte da neofascisti all’uscita da una festa, Nicola Tommasoli ucciso a Verona perché non abbastanza remissivo davanti all’arroganza di quattro squadristi,……………
FUORI I FASCISTI DAI NOSTRI QUARTIERI…..ORA E SEMPRE!!
Antifascisti sempre

02/11/08

Abilità nella costruzione della menzogna e della calunnia.

.... pensieri ...
"Quando emerge la consapevolezza di assistere alle gravi crisi all’interno della nazione e che le guerre in medio oriente fanno parte di una trasformazione profonda non solo della politica americana, ma anche qui da noi e dell’intero ordine mondiale, quando la stragrande maggioranza dei giornalisti non ne parlano perché costretti o volutamente complici del 'sistema' , giornalisti (perché chiamarli così!) privi di ideali, che non vogliono far sapere, per non danneggiare i loro padroni, allora si può benissimo parlare di Politica – Menzogna, e si potrebbero portare alla luce le migliaia di analisi fatte "dai pochi" sulle menzogne propagandistiche fabbricate negli ultimi anni e che continuiamo ad assistere giornalmente vomitate attraverso i media di proprietà dell'amministrazione governativa che, senza remore, riflette con tono tagliente e beffardo l'ostinata volontà di manipolare i dati che attestano le reali dimensioni dei disastri sociali che giorno per giorno stanno loro stessi creando anche attraverso i finanziamenti a se stessi e alle banche e con emendamenti assurdi che di certo non giovano alla nostra società. Lo scopo di queste menzogne, per giunta, non sono certo per vincere le le elezioni visto che al governo già ci sono, ma per procurarsi il consenso dell'opinione pubblica e salvare la faccia, per continuare con gli inganni e far credere ad un immagine di (quasi) superpotenza affiancata e complice fedele degli USA, per far credere che siamo (che sono) nel giusto più assoluto ed aggiungerei ora che chi non è d'accordo è un 'fuorilegge'.

Il vero scandalo quindi, secondo me, è che quella coltre di falsità sia stata ideata e costruita a tavolino pezzo per pezzo, strato su strato, con la precisa intenzione di trascurare i fatti. E, per giunta, non in nome della salvaguardia degli interessi del popolo, ma soltanto per salvare le apparenze.

La politica, nel mio pensiero, è l’ambito in cui le persone agiscono insieme ed è - o almeno dovrebbe essere – l’unico campo in cui gli uomini possono essere veramente liberi, perché la libertà deriva direttamente dall’azione. Ma l’azione ha notevoli affinità con la menzogna, perché entrambe presuppongono una relativa libertà dalle circostanze nelle quali viviamo, e scaturiscono dalla stessa facoltà, l’immaginazione. Una caratteristica dell’azione umana è la capacità di dare sempre inizio a qualcosa di nuovo, ma ciò non significa che si cominci ogni volta ab ovo (dall'inizio), creando ex nihilo (Dal nulla non proviene nulla ). Per fare posto all’azione, qualcosa che prima era presente deve essere rimosso o distrutto, e le cose mutano rispetto a come erano prima. Un tale cambiamento sarebbe impossibile se non fossimo in grado di astrarci mentalmente dal luogo in cui ci troviamo e di immaginare che le cose potrebbero essere diverse da come in effetti sono.

Dunque, tra azione politica e menzogna si prospettano delle connessioni che sembrano confermare tale compatibilità. La menzogna può apparire addirittura utile alla politica: infatti, se dallo scontro tra verità e politica emerge la naturale antipoliticità della prima, la menzogna, negando la verità, non fa che facilitare l’agire politico eliminando un ostacolo fastidioso. Del resto, nessuno ha mai dubitato del fatto che verità e politica siano in rapporti piuttosto cattivi l’una con l’altra e nessuno, che io sappia, ha mai annoverato la sincerità tra le virtù politiche. Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista. Non posso quindi che constatare come l’origine della menzogna, nella politica come nella vita, stia nel carattere contingente dei fatti, nella loro intrinseca fragilità, che permette di negarli proprio grazie all’immaginazione. Per cui le verità fattuali non sono necessariamente vere nel senso in cui è necessario che due più due faccia quattro. I fatti possono essere deformati da testimoni infedeli, o manipolati allo scopo di affermare qualche interesse. Si può ingannare e si può finire con l'auto ingannarsi ingannando. Questo succede ora ai problem solver, gli esperti – tecnici governativi, che a poco a poco hanno messo in piedi questo processo irreversibile di educazione alla sottomissione popolare, vivendo in un mondo defattualizzato, sì, ma sono talmente sicuri di se stessi che le loro certezze non hanno bisogno dell’autoinganno per resistere ai frequenti errori di giudizio. Infatti, più che giudicare, come dovrebbero fare gli esseri umani, procedono basandosi esclusivamente sui calcoli, ragionando come computer. Manipolano le informazioni fornite dal lavoro di intelligence sul 'campo' come fossero mere opinioni, perché la sola verità in cui credono è quella razionale delle probabilità, dei numeri e delle percentuali, e – ormai incapaci di distinguere il vero dal falso - trattano le loro teorie e le loro ipotesi come se fossero realtà, sostituendo, attraverso la menzogna sistematica, un vero e proprio mondo fittizio a quello reale. Ovviamente, però, la logica matematica è del tutto inutile per risolvere davvero i problemi in questione.

Intravedo dietro questo processo di falsificazione l’ombra del totalitarismo, con la sua costitutiva tecnica di rimozione dei dati di fatto ritenuti scomodi. Un totalitarismo senza dubbio ben diverso da quelli di matrice nazista, fascista o stalinista che molti hanno già analizzato, ma che anche in una democrazia moderna e avanzata potrebbe ancora riprendere corpo dalle ceneri del dominio totale, da quelle ceneri che non sono state spazzate via completamente dalla scena politica con la sconfitta storica dei regimi degli anni Trenta.

Il mio pensiero corre ora automaticamente alla guerra in Iraq, anche se indubbiamente ci sono differenze notevoli tra come si è mentito a proposito del Vietnam e a proposito dell’Iraq, perché se, a mio avviso, allora, nessuna finzione poteva essere tanto grande da occultare totalmente la realtà, ai nostri giorni abbiamo le prove che è vero l’esatto contrario, e cioè che le finzioni mediatiche hanno realmente efficacia politica. Non era vero che l’Iraq era in possesso di armi di distruzione di massa, come non era vero che Saddam Hussein aveva rapporti con Bin Laden. E se ci vollero anni per mettere completamente a nudo il complesso di menzogne montato ai tempi del Vietnam, nel caso iracheno sono stati sufficienti pochi mesi. Infatti, già nel 2003, Paul Wolfowitz – all’epoca vicesegretario alla Difesa, oggi presidente della Banca Mondiale – ammetteva che l’esistenza delle armi di distruzione di massa, lungi da essere la principale motivazione della guerra, serviva soltanto a mettere d’accordo tutti. Del resto era stato sempre lo stesso Wolfowitz, pochi giorni dopo l’attacco al World Trade Center, a dire a Bush che a quel punto c’erano buone chance di occuparsi dell’Iraq. Non va dimenticato, infatti, che il sostegno dell’opinione pubblica americana alla guerra è stato ottenuto più con il paziente lavoro dell’Ufficio di pianificazione speciale del Pentagono (OSP) che grazie alla chiarezza delle argomentazioni del Presidente. Creato dopo l’11 settembre 2001, questo piccolo gruppo di consiglieri, collegati direttamente a Wolfowitz, aveva il compito di influenzare le decisioni della Casa Bianca nei confronti dell’Iraq e di influenzare per l’appunto l’opinione pubblica. La missione dell’ufficio speciale era quella di fornire a Rumsfeld e Wolfowitz gli elementi di appoggio per sostenere le loro accuse di fronte a Bush. Per raggiungere lo scopo, questi analisti – e qui il parallelismo con i problem solver di cui parlavo prima, è lampante - contraddicevano sistematicamente alcuni servizi segreti americani, i cui esperti si mostravano in privato ben più scettici sull’esistenza del presunto arsenale di Baghdad e sugli eventuali legami del regime con Al Qaida. L’abilità dell’ufficio consisteva nel presentare ipotesi, supposizioni e illazioni come fatti verificati, procedendo secondo il principio che tutto ciò che non è provato potrebbe essere vero.

Il dato più sconcertante è che, anche se le menzogne sulle armi di distruzione di massa sono state svelate, ciò non ha portato alla resa dell’amministrazione Bush. Come mai? Fra le risposte possibili ce n’è anche una di ordine filosofico, particolarmente rilevante ai fini della nostra argomentazione: buona parte dei neoconservatori dell’amministrazione Bush – tra cui lo stesso Wolfowitz - sono allievi di Leo Strauss (1899-1973), filosofo ebreo tedesco vissuto per molti anni in America, discepolo di Nietzsche, Heidegger e Schmitt, ma anche dei filosofi esoterici ebrei. E il fondamentale insegnamento di Strauss è quello che potremmo condensare nel concetto di doppia verità: dal momento che la natura della verità è oscura e sordida, può essere rivelata solo a una élite, mentre la massa deve continuare a credere ai miti e alle illusioni. Questo significa che esiste un pensiero comunicabile a tutti e un altro solo a pochi. Il paladino della civiltà, per raggiungere i suoi scopi superiori, il sapiente – quello che Strauss chiama il filosofo legislatore - deve celare le sue intenzioni di dominio alle orecchie e agli occhi della massa, fingendo di credere anche lui a quei miti e a quelle illusioni. Dall’affermazione della doppia verità alla menzogna, funzionale alla realizzazione di una “missione importante”, di certo il passo è breve.

Alla luce di quanto detto fin qui, l’invito a riflettere in modo critico sugli effetti perversi delle finzioni è quanto mai attuale, e quanto detto fin qui ha il pregio di fornirci una chiave di lettura del presente ancora valida. Qui ora si parla qui di P2, Regime, Mafia...

ah!!!, un "caloroso" applauso ed un "bentornato" (ci mancavi solo tu!) al Signor Licio Gelli, ... sei venuto a dar manforte? bravo! bravi!" (cazz.. ed è tornato pure CoSSiga!)

28/04/08

Sul filo del tempo - Il racconto della prima staffetta partigiana

A chi le chiedeva di raccontare la sua esperienza nel campo di concentramento, l'ex partigiana triestina Ondina Peteani rispondeva scherzando:<Ah, poveri noi che abbiamo tanto ... soffritto>. L'ironia era un modo per proteggersi da "fango di Auschwitz" che le covava dentro e che infine l'avrebbe soffocata. Nata a Trieste il 26 aprile 1925 e scomparsa in quella stessa città il 3 gennaio 2003, Ondina Peteani è stata, secondo alcuni protagonisti della storia locale, la prima staffetta partigiana d'Italia. A ricostruire la biografia di Ondina (1)- <una vita tra la lotta partigiana, deportazione e impegno sociale> - è Anna Di Gianantonio, autrice di diverse monografie sul lavoro femminile operaio e saggi sulla Resistenza, responsabile dell'Archivio del Consorzio culturale del Monfalconese.

Ondina inizia, giovanissima, l'attività antifascista al cantiere navale di Monfalcone dove lavora come operaia. Il cantiere navale è un luogo di resistenza politica anche negli anni9 di massimo consenso a Mussolini, è facile dunque che si venga chiamati a fare la propria parte e reclutati. In quella zona agiscono nuclei clandestini comunisti e socialisti, nel 1935 gli operai lanciano manifestini contro la guerra coloniale all'Etiopia, nel '37 si alza in cielo un pallone con la scritta "Viva l'Urss. Morte ai criminali fascisti". Dal'36, è attivo un fondo comune, raccolto fra i lavoratori, che serve ad aiutare le famiglie di chi è colpito dalla repressione, si chiama Soccorso rosso.

Ondina partecipa alle riunioni che si tengono nelle case operaie, fa parte di una cellula del Partito comunista e della Brigata Fratelli Fontanot. Fra i suoi compiti c'è quello di portare agli operai di Padova e Udine le copie clandestine dell'Unità. Allora ha 15 anni. Quando è catturata dai nazisti, l'11 febbraio '44, ne ha 19. Da qualche tempo è diventata la partigiana Natalia, raccoglie cibo e armi per il famoso Battaglione triestino, e ha già subito il carcere: nel Friuli Venezia Giulia - ricorda la biografia di Ondina-, la resistenza armata al nazifascismo non prende corpo dopo l'8 settembre, ma esiste già dal 1942. E fin dal maggio 1941, nel quadro dei confini orientali italiani di allora, modificati dall'invasione italo-tedesca della Jugoslavia, tra il Friuli e la Slovenia occupata, icomunisti italiani combattono a fianco dei partigiani sloveni dell'Osvoboldina Fronta che lottano per liberare il loro Paese dal fascismo. In quel febbraio '44, Ondina-Natalia viene prima rinchiusa presso il comando delle SS di Trieste, poi trasferita nel carcere del Coroneo. A fine marzo dello stesso anno, è deportata ad Auschwitz, poi nel campo di Rawensbruck, e in seguito in una fabbrica di produzione bellica nei pressi di Berlino. Nella primavera del '45, nel corso di una marcia forzata che porta a Rawensbruck, fugge con "cinque compagne disperate e pronte a tutto" e raggiunge il piccolo paese di Ronchi solo a luglio, "dopo aver attraversato con treni di fortuna la Cecoslovacchia, l'Ungheria e la Jugoslavia".

E siamo all'immediato dopoguerra. A Trieste, nel Pci di Vittorio Vidali, stalinista di lungo corso, si riflette la rottura tra Tito e Stalin, del giugno '48. La politica divide le amicizie, anche quelle di Ondina. Anna Di Gianantonio racconta l'impegno politico dell'ex partigiana Natalia, prima nel Pci e poi nel Pds, la sua attività di promozione culturale nell'agenzia libraria degli Editori riuniti, luogo d'incontro per politici e intelettuali. Tirare il filo di una vita, cogliendo nell'atto pubblico anche il peso dell'elemento intimo non sempre è facile. Di Gianantonio cerca di farlo con rigore e con tatto, mostrando senza fronzoli l'aspetto di genere nell'impegno di Ondina -benchè lei non si deffinisse femminista. Cerca, la biografa, soprattutto di restituire il senso e la scommessa del comunismo storico novecentesco in quel contesto duro, generoso di frontiera. Come molti suoi coetanei, Ondina Peteani vive un'adolescenza di guerra e di scelte continue e drammatiche: dare la morte o riceverla, subire o ribellarsi, decidere a volte per gli altri. E molti sono gli spunti di riflessione che il libro suggerisce:< E' bello vivere liberi>, dice Ondine poco prima di morire. L'esperienza del lager -per la biografa "un vero spartiacque da cui si diparte un prima e un dopo" nella vita di Ondina -, le ha lasciato delle "pesanti eredità: sterilità, anoressia, depressione e calcificazioni polmonari", a cui ha cercato di reagire lavorando come ostetrica, occupandosi dei bambinidegli altri e poi adottando il figlio Gianni.
Ma il fango di Auschwitz le è comunque rimasto dentro: alla morte del marito, la depressione -sempre tenuta abada di misura- prenderà il sopravvento. Dopo la morte -scrive Anna Di Gianantonio- "il viso non era disteso, ma duro e contratto". Sul polso si leggeva il suo numero di deportata ad Auschwitz: 81672. Come ricorda il figlio Gianni, "quella era la cifra del suo estenuante male".
GERALDINA COLOTTI
(1)Anna Di Gianatonio, E' bello vivere liberi. Ondina Peteani, Una vita tra lotta partigiana, deportazione ed impegno sociale. Introduzione di Don Andrea Gallo, Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, 2008, 15 euro (Trieta; e-mail: irsml@irsml.it)

23/03/08

Metti tre giorni a Bolzaneto

Metti tre giorni a Bolzaneto. Metti una caserma in collina, all’ingresso di Genova. Metti Fini, vice presidente del Consiglio, in cabina di regia. Nella sala operativa della questura. Metti Castelli, ministro della Giustizia, in visita guidata notturna alla caserma. Metti che veda ragazzi nella posizione del cigno. Gambe divaricate, braccia al muro. Metti che dopo vada a dormire.
Metti la polizia che tortura ragazzi e ragazze inermi. Italiani e stranieri. Metti braccia spezzate, denti spaccati, mandibole rotte. Metti donne costrette a spogliarsi di fronte ai poliziotti. Metti minacce di stupro. Metti manganelli in mezzo alle gambe. Metti detenuti costretti a gridare: “Che Guevara figlio di una puttana”. Metti persone inermi a terra. Metti costole rotte a calci. Metti teste spaccate. Metti gente terrorizzata, senza sonno, senza cibo.
Metti politici italiani che propongono la moratoria per la pena di morte. Metti la Bonino e D’Alema contenti come dei bambini. Metti l’Italia che non ha ratificato dopo ventuno anni la convenzione dell’ONU che vieta la tortura. Metti un’Italia in cui non è punibile il reato di tortura. Metti i torturatori di Bolzaneto accusati solo di abuso di ufficio. Metti l’abuso di ufficio prescritto nel 2009. Metti l’Europa che ci considera una nazione di buffoni, di neo fascisti e di post comunisti.
Metti Berlusconi e Fini che fanno un nuovo G8 ad Arcore. Metti cittadini, molti cittadini, che vogliono partecipare. Metti il reato di tortura non ancora introdotto in Italia. Metti Castelli svegliato nel cuore della notte per controllare. Metti i responsabili politici dei fatti di Bolzaneto puniti dalla legge. Metti il Parlamento che introduce il reato di tortura.
Metti un treno di mezzanotte che ci porta lontano, in un paese civile. Un’aria leggera dal finestrino aperto.
V-day 25 aprile. Informazione libera in libero Stato.
Postato da Beppe Grillo sul suo Blog il 22.03.08 13:37 | |

16/03/08

Figlia di desaparecidos denuncia i genitori adottivi


ARGENTINA

È la prima vittima dei golpisti a portare in tribunale la famiglia

Figlia di desaparecidos denuncia
i genitori adottivi: «Ladri di bambini»

«Voglio per loro 25 anni di carcere»

Fonte: Corriere della Sera


Quelli che pensi siano i tuoi genitori, irascibili e violenti ma comunque la tua famiglia, un giorno scopri che sono dei «ladri», che t'hanno sottratto neonata a una donna rinchiusa in un centro clandestino di tortura «per soddisfare il desiderio egoista di avere un figlio»: «In nome di tutti i bambini nelle mie condizioni, nell'interesse dell'intera società» María Eugenia Sampallo Barragán vuole adesso — ed è il primo caso in Argentina — che quella coppia sia riconosciuta colpevole di sequestro e negazione di identità, e condannata al massimo della pena, 25 anni di galera. Gli stessi chiesti ieri dal pm. Più o meno il periodo che lei, ora trentenne, ha passato a casa dei due impostori, la signora Gómez e il signor Rivas, con la finta madre che non faceva che gridare e una volta — così ha testimoniato in aula una vicina — arrivò a dirle: «Se sei tanto ribelle devi essere figlia di una guerrigliera...». Comunque non sua. Il 24 luglio del 2001 l'esame del Dna ha provato definitivamente che María Eugenia è nata da due militanti comunisti, Mirta Mabel Barragán e Leonardo Ruben Sampallo, operai attivi nel sindacato e per questo nel 1977 sequestrati e fatti sparire dalle squadre al servizio dei militari golpisti. Rinchiusa nel centro di tortura Club Atlético e poi a El Banco, Mirta viene tenuta in vita fino al '78: è incinta, e la bimba che dà alla luce a febbraio di quell'anno può rientrare nel «traffico» di figli di dissidenti (almeno 500, calcolano le Nonne di Plaza de Mayo, 88 ritrovati finora) affidati a famiglie vicine al regime. È la sorte di María Eugenia. Grazie all'intervento dell'ex capitano Berthier — coimputato dei finti genitori nel processo in corso a Buenos Aires — vecchio amico della Gómez, la coppia a maggio del '78, riceve la neonata e usando un falso certificato di nascita la registra come figlia propria. «Un oggetto — accusa l'avvocato della ragazza —. Rivas e Gómez non sono mai stati una famiglia per lei. La trattarono come un oggetto, cancellarono la sua identità e la privarono del legame con la sua famiglia, che l'ha cercata per 24 anni».

Certamente l'ha fatto la nonna Barragán. Ma anche un fratello maggiore, nato dalla precedente unione della madre, come nella trama del film Hijos (figli) dell'italoargentino Marco Bechis si è impegnato tanto per ritrovarla. I primi dubbi a María Eugenia vengono già da bambina e sono gli stessi genitori a instillarglieli. Quando la piccola ha 7 anni, Rivas e Gómez le confessano che è stata adottata, inventando però via via delle storie sempre più perverse: che i suoi veri genitori sono morti in un incidente d'auto, che sua madre è una domestica che ha regalato loro la bambina, anzi no, che è un'hostess rimasta incinta in Europa in seguito a una relazione extraconiugale... Una marea di bugie, unite a liti furibonde e maltrattamenti, che nel 2000 — María Eugenia già è andata via di casa da due anni — convincono la ragazza a bussare alla porta della Commissione nazionale per il diritto all'identità (Conadi), istituita presso il ministero della Giustizia argentino.

A riceverla è Claudia Carlotto, coordinatrice della Conadi — nonché figlia della leader delle Nonne di Plaza di Mayo, Estela — che l'aiuta ad avviare le ricerche per l'identificazione dei veri genitori (è proprio lei a comunicarle il nome della madre), e a impostare il processo ora arrivato alla fase del dibattimento. Un percorso faticoso e commovente per María Eugenia, raccontano, fatto anche di pressioni psicologiche, di telefonate mute e intimidazioni, soprattutto da parte di quel capitano Berthier, l'intermediario coimputato, il vecchio e ambiguo amico di famiglia. «María Eugenia è una ragazza molto coraggiosa — dice al telefono Estela Carlotto —, la prima vittima in Argentina a portare in tribunale i "ladri" che l'hanno sequestrata. Ci auguriamo che la condanna sia esemplare».

Alessandra Coppola 13 marzo 2008

info by Ass. Argentina "Vientos del Sur" Udine-Italia
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Anniversario del

Colpo

di Stato

In Argentina

Concerto con

Lino straulino

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Luciano Marangone

“Fûr dai dincj"

Con Introduzione di Voci Narranti

29 Marzo 2008

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Dall’Argentina alla Carnia