L'Italia che cambia, esempio mondiale d'onestà e correttezza e rispetto per i lavoratori ed immigrati, dove i politici e parlamentari e scassacazzi vari si riducono gli stipendi, che ora, a seconda delle cariche, vanno dai 1200 Euro ad un massimo di 8000 per le massime cariche; vendute 500.000 auto blu ai cinesi ad una media di 10.000 Euro caduna per un incasso complessivo di Euro 50.000.000.000! Gli aiutisti delle autoblu si riteovano ora molto più avantaggiati dei "normali" cassaintegrati/mobilitati/disoccupati, perchè con il pensionamento anticipato, possono comprarsi un pezzo di terra e qualche capra da allevare e sostenersi in vita sana in qualche terreno sequestrato alla mafia. Annullati i progetti Tav e ponte sullo stretto e reinvestiti i denari per mettere in sicurezza i territori disastrati e deturpati come quelli della Calabria e Sicilia, purificati tutti i mari e spiagge dell'Italia dai rifiuti tossici, annullati i progetti nucleari ed investiti i denari in energia pulita ed ora come d'incanto, con questi nuovi progetti sono stati creati 3.000.000 nuovi posti di lavoro. Rallentati i tempi di produzione alimentare, ora sana con progetti di degressione puntati all'allevamento e coltivazione di prodotti biologici. Nessuno paga più l'acqua, l'aria che respira è sana ed i nostri figli hanno l'istruzione garantita e gratuita. I centri commerciali trasformati i centri di scambio merci equosolidali. Con la totale responsabilizzazione della popolazione si sono svuotate le carceri per far spazio a mafiosi ealtri delinquenti asociali incalliti che però saranno impiegati in campi di lavoro sociale per un'eventuale futura re-integrazione... Ma allora l'Italia è diventata una società onesta e comunista? No cazzo! era solo un altro dei miei sogni impossibili! Peccato! stavo già meglio e più sereno, meglio tornare a dormire? No! Raconterò a tutti questo mio sogno perchè credo sia possibile quando tutti si sveglieranno dal rincoglionimento autodistruttivo manovrato da chi ci governa, per sottometterci, per i propri porci comodi ... Ma, scusate! il fascismo! non era fuori legge? (ma questo è un altro discorso)
Ieri in Grecia, oggi in Italia: milioni di lavoratori stanno scendendo nelle piazze chiedendo una politica economica diversa che faccia pagare la crisi soprattutto a chi con la crisi si è arricchito tanto. Come ci ha fatto sapere ieri la rivista Forbes (edita dal miliardario Steve Forbes) lo scorso anno i miliardari (con patrimonio superiore al miliardo) sono aumentati di oltre il 20%: da 793 a 1001. E tutti insieme posseggono una fortuna di 3.600 miliardi (quasi il doppio del PIL italiano) il 30% in più dell'anno precedente: Per loro la crisi è stata una benedizione. Ma come è possibile arricchirsi in un anno di crisi nel quale il Pil mondiale è diminuito di quasi il 4%? Semplice: facendola pagare ai lavoratori, riducendo ulteriormente la loro quota nella distribuzione dei redditi. Al tempo stesso proteggendo le enormi ricchezze depositate nelle banche, evitando di far fallire le banche. E stiamo parlando di "sussidi" per migliaia di dollari. Il tutto in base al principio che il capitale finanziario non può essere fatto fallire perché tutto il sistema economico gli crollerebbe dietro. Forse. Ma il risultato è evidente: decine di milioni di lavoratorihanno perso il posto di lavoro e il tasso di disoccupazione sfiora il 10%: Senza contare, come sostengono le Nazioni Unite, che il livello di povertà sta costringendo alla fame centinaia di milioni di persone. Nei paesi "arretrati", ma anche nel cuore dell'impero. E la crisi morde in profondità senza differenze nei paesi nei quali la flessibilità era massima (Stati Uniti e Spagna, tanto per fare un paio di esempi) e dove le garanzie per i lavoratori "erano" un pò più serie. Come in Italia. Erano, perché ora anche in Italia il lavoratore non ha più protezione: con l'abolizione di fatto dell'articolo "18" il capitale anche da noi ha ripreso il coltello dalla parte del manico, pronto a pugnalare. La Cgil che oggi scende in piazza (in maniera un pò sfrangiata e dando l'impressione di aver indetto lo sciopero di 4 ore solo per problemi di rapporti interni) ha posto al primo punto proprio lo smantellamento dell'articolo 18. Purtroppolo fa tardivamente: la mobilitazione andava fatta prima che il parlamento approvasse il progetto degli ex (tanto ex) socialiti Brunetta e Sacconi. Lo sciopero è stato proclamato anche per la difesa della democrazia, del potere d'acquisto dei lavoratori e dei pensionati e per la creazione di posti di lavoro. Il governo che due anni fa aveva lanciato l'elemosina della social card, ieri ha fatto di peggio: ha stanziato 300 milioni di euro per incentivare la ripresa dei consumi. Ogni italiano in media potrà ricevere 5 euro, ogni famiglia 15. Statistiche "false", ma che assumono significato quando si scopre che gli incentivi sono destinati anche per l'acquisto di motori per la nautica da diporto. Immaginiamo la fila di cassaintegrati Fiat o dei lavoratori Eutelia o dei piccoli imprenditori che fanno a pugni per gli incentivi! Ma non è finita: ieri la Bce ci ha detto che la ripresa è lenta e la creazione di nuovi posti di lavoro è rinviata al fututo. Poi ha lanciato un avvertimento ai governi: preparatevi a un "exit Strategy", cioè a ridurre i deficit di bilancio provocati dalla crisi. Visto che il 90% degli aiuti è finito in mani ricche, l'avvertimento potrebbe sembrare buono. ma non è così: quando gli "gnomi" di Francoforte parlano lo fanno a senso unico. Il loro modello sono i provvedimenti greci: il blocco delle pensioni, la riduzione dei salari. In più, privatizzazioni e flessibilità. Il dramma è che molti sono convinti che Menenio Agrippa col suo "apologo" avesse ragione e che un mondo diverso non è possibile: gli schiavi debbono rimanere schiavi e i padroni, padroni per sempre.
sono sempre più evidenti i collegamenti tra le aziende agricole e l'influenza suina spesso sporche, pericolose e disumane. Firma la petizione diretta all'OMS e alla FAO affinché indaghino e regolamentino queste minacce alla nostra salute:
Nessuno ancora sa se l'influenza suina l'influenza suina diventerà una pandemia globale, tuttavia è sempre più chiara la sua origine – quasi certamente da una grande azienda suinicolagestita da una multinazionale statunitense a Veracruz, in Messico.
Queste aziende agricole sono deplorevoli e pericolose, e si stanno moltiplicando a vista d'occhio. Migliaia di suini sono brutalmente stipati in sudicie porcilaie in cui vengono spruzzati cocktail di farmaci - il che rappresenta un rischio sanitario non solo per il nostro cibo -- i maiali stessi e i loro letamai costituiscono l'ambiente ideale per lo sviluppo di nuovi virus come quello dell'influenza suina. L'OMS e la FAO hanno il dovere di indagare e regolamentare queste aziende agricole per proteggere la salute pubblica.
Le grandi imprese del settore agroindustriale faranno di tutto per opporsi a tentativi di riforma, perciò abbiamo bisogno di una protesta massiccia che non possa essere ignorata dalle autorità sanitarie.Firma la petizione qui sotto e spargi la voce tra i tuoi amici e familiari noi la consegneremo alle agenzie dell'ONU. Se raggiungiamo 200.000 firme la consegneremo all'OMS a Ginevra con una mandria di maiali di cartone. Ogni mille firme aggiungeremo un maiale di cartone alla mandria:
La scorsa settimana non abbiamo parlato d'altro oltre l'influenza -- il Messico si è quasi paralizzato, e in tutto il mondo i leader di molti paesi hanno fermato i voli aerei, sono state bandite le importazioni di carni suine, e sono state prese misure drastiche col fine di mitigare la diffusione del virus. Ora che la minaccia sembra placarsi, rimane da scoprire dove si è originata e come poterla fermare nel caso si ripresenti.
La Smithfield Corporation, la più grande azienda suinicola del mondo, ora indagata come possibile origine della diffusione dell'H1N1 , nega qualsiasi collegamento tra i propri suini e l'influenza; inoltre le grandi imprese del settore agroindustriale investono ingenti somme di denaro nella ricerca per poter affermare che la sicurezza ambientale è garantita nella produzione industriale dei suini. Tuttavia sono anni che l'OMS dichiara che una nuova pandemia sarà inevitabile e gli esperti della Commissione Europea e della FAO hanno anticipato che il rapido passaggio dalle piccole aziende alle grandi industrie suinicole ha incrementato il rischio di sviluppo e trasmissione delle malattie epidemiche. Gli scienziati dei centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie dichiarano di non conoscere al momento gli effetti che queste aree infette potrebbero avere sulla salute umana.
Sono numerosi gli studi circa le condizioni raccapriccianti nelle quali versano i suini allevati in larga scala, e circa il devastante impatto economico che ciò provoca sui piccoli allevatori. La stessa Smithfield è stata precedentemente multata per 12.6 milioni di dollari e attualmente si trova sotto inchiesta federalenegli USA per danni ambientali derivanti dai liquami degli escrementi suini.
Nonostante queste prove schiaccianti, la combinazione tra l'incremento nel consumo di carne e una potente industria alimentata dal profitto scapito della salute umana fa sì che invece di essere chiuse - queste disgustose aziende agricole si stanno spargendo nel mondo senza che nessuno le fermi. Sulla scia della minaccia dell'influenza suina, facciamo in modo che le grandi industrie suinicole si prendano le proprie responsabilità. Firma la petizione in favore delle indagini e della regolamentazione:
Se fermiamo strenuamente questa crisi sanitaria globale ristabilendo il consumo e la produzione del cibo e richiediamo urgentemente un'inchiesta circa l'impatto delle aziende agricole sulla salute umana, potremmo regolamentare seriamente le pratiche agricole col fine di salvare la popolazione mondiale da potenziali pandemie originate dagli animali.
Alice, Pascal, Graziela, Paul, Brett, Ben, Ricken, Iain, Paula, Luis, Raj, Margaret, Taren e tutto il team di Avaaz e si associa CultCorner.info & l'Associazione Culturale PropitQmò.
Nelle TV via cavo, in questi giorni si sprecano le interviste alle persone che girano per negozi. Molti sembrano contenti perchè "dicono" questa crisi ha fatto abbassare i prezzi e quindi "finalmente" si compra bene. Alcuni di voi si sono sentiti presi per il culo da queste interviste, le hanno considerate un offesa senza ritegno a chi non arriva a fine mese, a chi è rimasto senza lavoro, e a quelli (tantissimi) che non possono permettersi nemmeno di fare la spesa al supermercato. Per questo, ci sono arrivate in redazione centinaia di segnalazioni. Niente paura. Anche noi andremo a verificare se le persone sono contente perchè si sono abbassati i prezzi, magari se troviamo un pulloverino color porta chiusa in "super offerta" lo prendiamo eh!
Sì al nucleare innovativo con piccole centrali senza uranio Ma non esiste un nucleare sicuro o a bassa produzione di scorie Rubbia: "Né petrolio né carbone soltanto il sole può darci energia" di GIOVANNI VALENTINI
GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare. Qui, a cavallo della frontiera franco-svizzera, nel più grande laboratorio del mondo, il professore s'è ritirato a studiare e lavorare, dopo l'indegna estromissione dalla presidenza dell'Enea, il nostro ente nazionale per l'energia avviluppato dalle pastoie della burocrazia e della politica romana.
Da qualche mese, Rubbia è stato nominato presidente di una task-force per la promozione e la diffusione delle nuove fonti rinnovabili, "con particolare riferimento - come si legge nel decreto del ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio - al solare termodinamico a concentrazione". Un progetto affascinante, a cui il premio Nobel si è dedicato intensamente in questi ultimi anni, che si richiama agli specchi ustori di Archimede per catturare l'energia infinita del sole, come lo specchio concavo usato tuttora per accendere la fiaccola olimpica. E proprio mentre parliamo, arriva da Roma la notizia che il governo uscente, su iniziativa dello stesso ministro dell'Ambiente e d'intesa con quello dello Sviluppo Economico, Pierluigi Bersani, ha approvato in extremis un piano nazionale per avviare anche in Italia questa rivoluzione energetica.
Prima di rispondere alle domande dell'intervistatore, da buon maestro Rubbia inizia la sua lezione con un prologo introduttivo. E mette subito le carte in tavola, con tanto di dati, grafici e tabelle.
Il primo documento che il professore squaderna preoccupato sul tavolo è un rapporto dell'Energy Watch Group, istituito da un gruppo di parlamentari tedeschi con la partecipazione di scienziati ed economisti, come osservatori indipendenti. Contiene un confronto impietoso con le previsioni elaborate finora dagli esperti della IEA, l'Agenzia internazionale per l'energia. Un "outlook", come si dice in gergo, sull'andamento del prezzo del petrolio e sulla produzione di energia a livello mondiale. Balzano agli occhi i clamorosi scostamenti tra ciò che era stato previsto e la realtà.
Dalla fine degli anni Novanta a oggi, la forbice tra l'outlook della IEA e l'effettiva dinamica del prezzo del petrolio è andata sempre più allargandosi, nonostante tutte le correzioni apportate dall'Agenzia nel corso del tempo. In pratica, dal 2000 in poi, l'oro nero s'è impennato fino a sfondare la quota di cento dollari al barile, mentre sulla carta le previsioni al 2030 continuavano imperterrite a salire progressivamente di circa dieci dollari di anno in anno. "Il messaggio dell'Agenzia - si legge a pagina 71 del rapporto tedesco - lancia un falso segnale agli uomini politici, all'industria e ai consumatori, senza dimenticare i mass media".
Analogo discorso per la produzione mondiale di petrolio. Mentre la IEA prevede che questa possa continuare a crescere da qui al 2025, lo scenario dell'Energy Watch Group annuncia invece un calo in tutte le aree del pianeta: in totale, 40 milioni di barili contro i 120 pronosticati dall'Agenzia. E anche qui, "i risultati per lo scenario peggiore - scrivono i tedeschi - sono molto vicini ai risultati dell'EWG: al momento, guardando allo sviluppo attuale, sembra che questi siano i più realistici". C'è stata, insomma, una ingannevole sottovalutazione dell'andamento del prezzo e c'è una sopravvalutazione altrettanto insidiosa della capacità produttiva.
Passiamo all'uranio, il combustibile per l'energia nucleare. In un altro studio specifico elaborato dall'Energy Watch Group, si documenta che fino all'epoca della "guerra fredda" la domanda e la produzione sono salite in parallelo, per effetto delle riserve accumulate a scopi militari. Dal '90 in poi, invece, la domanda ha continuato a crescere mentre ora la produzione tende a calare per mancanza di materia prima. Anche in questo caso, come dimostra un grafico riassuntivo, le previsioni della IEA sulla produzione di energia nucleare si sono fortemente discostate dalla realtà. Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia? "Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra". Eppure, dagli Stati Uniti all'Europa e ancora più nei Paesi emergenti, c'è una gran voglia di nucleare. Anzi, una corsa al nucleare. Secondo lei, sbagliano tutti? "Sa quando è stato costruito l'ultimo reattore in America? Nel 1979, trent'anni fa! E sa quanto conta il nucleare nella produzione energetica francese? Circa il 20 per cento. Ma i costi altissimi dei loro 59 reattori sono stati sostenuti di fatto dal governo, dallo Stato, per mantenere l'arsenale atomico. Ricordiamoci che per costruire una centrale nucleare occorrono 8-10 anni di lavoro che la tecnologia proposta si basa su un combustibile, l'uranio appunto, di durata limitata. Poi resta, in tutto il mondo, il problema delle scorie". Ma non si parla ormai di "nucleare sicuro"? Quale è la sua opinione in proposito? "Non esiste un nucleare sicuro. O a bassa produzione di scorie. Esiste un calcolo delle probabilità, per cui ogni cento anni un incidente nucleare è possibile: e questo evidentemente aumenta con il numero delle centrali. Si può parlare, semmai, di un nucleare innovativo". In che cosa consiste? "Nella possibilità di usare il torio, un elemento largamente disponibile in natura, per alimentare un amplificatore nucleare. Si tratta di un acceleratore, un reattore non critico, che non provoca cioè reazioni a catena. Non produce plutonio. E dal torio, le assicuro, non si tira fuori una bomba. In questo modo, si taglia definitivamente il cordone fra il nucleare militare e quello civile". Lei sarebbe in grado di progettare un impianto di questo tipo? "E' già stato fatto e la tecnologia sperimentata con successo su piccola scala. Un prototipo da 500 milioni di euro servirebbe per bruciare le scorie nucleari ad alta attività del nostro Paese, producendo allo stesso tempo una discreta quantità di energia". Ora c'è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole... "Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso". E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa? "Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità". Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti... "E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma". Il sole, però, non c'è sempre e invece l'energia occorre di giorno e di notte, d'estate e d'inverno. "D'accordo. E infatti, i nuovi impianti solari termodinamici a concentrazione catturano l'energia e la trattengono in speciali contenitori fino a quando serve. Poi, attraverso uno scambiatore di calore, si produce il vapore che muove le turbine. Né più né meno come una diga che, negli impianti idroelettrici, ferma l'acqua e al momento opportuno la rilascia per alimentare la corrente".
Se è così semplice, perché allora non si fa? "Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa".
Qualcuno bussa alla porta. Tu apri e tutto cambia. Il licenziamento è arrivato anche per te. Non fai più parte degli Schiavi Moderni tenuti in vita da uno stipendio miserabile. E neppure dei candidati alle Morti Bianche che però hanno un lavoro. Ora sei un Morto di Fame. Hai diritto alla social card. Uno dei due, forse tre, nuovi milioni di disoccupati del 2009. Il momento del distacco, dell'uscita dalla fabbrica o dall'azienda è uno stato di trance. Il cervello galleggia, tutto è in discussione. Chi l'ha vissuto o lo vive sa che è come un piccolo infarto. Ti senti perso nel nulla e non sai cosa fare. Il giorno prima i cancelli della fabbrica erano aperti e parlavi con i tuoi compagni di politica o di calcio. L'azienda poi chiude, senza un perchè, senza avvisare nessuno. Ti trovi alle 6 del mattino di fronte ai cancelli con i tuoi colleghi e con i celerini. Poca conversazione, molte manganellate. Se sei precario non hai protezioni. Se sei dipendente hai la cassa integrazione per qualche mese. Sei fuori dal sistema e questo lo capisci solo adesso. La disoccupazione è contagiosa. Se chiude una società, spesso chiudono anche i suoi fornitori. Se i disoccupati in un una zona aumentano, in quella zona chiudono negozi e supermercati. Il disoccupato, il Morto di Fame moderno, è un virus. Abita in un Paese governato dall'uomo più ricco, dai parlamentari più numerosi e più pagati, dalle pensioni a senatori e deputati dopo due anni e mezzo. In città è circondato da Suv, da evasori fiscali che frodano 250 miliardi di euro all'anno allo Stato, da dipendenti della criminalità organizzata, la prima azienda del Paese per fatturato. Lui non è un politico, un evasore, un criminale, per questo è disoccupato. E' vissuto in un mondo a parte in cui la parola onestà aveva un significato. Vedo persone dignitose chiedere la carità nelle stazioni o premere le gettoniere dei telefoni nelle metropolitane. Una signora mi ha chiesto qualche euro, non mi ha riconosciuto, non sapeva di parlare con un genovese, belin. Mi ha detto che aveva fame. Non era extracomunitaria, clandestina, zingara, era italiana e senza un lavoro. Era una nuova Morta di Fame. Il blog riceve ogni giorno storie di nuovi Morti di Fame, su come sono stati licenziati. Ho deciso di raccogliere le testimonianze in un libro che pubblicherò in formato digitale scaricabile gratuitamente dal blog. Raccontate le vostre storie e lucidate i vostri zoccoli. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.
Roma, Italia — "Il nucleare è una fonte costosa, rischiosa e basata su una risorsa, l'uranio, molto limitata. Una scelta scellerata che serve solo a pochi interessi di un settore che il mercato ha già bocciato". Così il direttore di Greenpeace Italia ha commentato l'accordo tra Francia e Italia sul nucleare. Un accordo a tutto vantaggio di Sarkozy, che sta cercando di tenere in piedi l'industria nucleare francese. All'Italia, invece, non offre nessuna garanzia di maggiore indipendenza energetica – tecnologia e combustibile arrivano dall'estero – ed è anzi contro gli obiettivi europei di breve termine.
Il Governo continua, infatti, a parlare di nucleare, mentre ha appena firmato accordi europei vincolanti per giungere a una quota del 35 per cento di energia elettrica da fonti rinnovabili al 2020. Il nucleare sottrarrà risorse allo sviluppo delle rinnovabili, oggi ferme al 16 per cento, e il risultato potrebbe essere una nuova procedura d'infrazione davanti alla corte Europea.
Il nucleare non ha risolto nessuno dei suoi problemi, da quello delle scorie alla sicurezza intrinseca alla proliferazione nucleare. Anche raddoppiando l'attuale numero di reattori - cosa che accelererebbe l'esaurimento delle risorse accertate di Uranio che, ai livelli attuali, non superano i cinquant'anni - il contributo del nucleare alla riduzione delle emissioni sarebbe marginale, non oltre il cinque per cento. Con gli stessi investimenti in maggiore efficienza energetica negli usi finali l'effetto di riduzione delle emissioni sarebbe fino a sette volte superiore.
La lobby nucleare cerca di evitare una crisi legata alla marginalizzazione di questa tecnologia che, nei mercati liberalizzati, come in USA, è sostanzialmente ferma da 30 anni. Gli unici investimenti effettuati, infatti, hanno riguardato il ripotenziamento e la manutenzione dei vecchi impianti.
Per la tecnologia francese EPR, esistono solo due cantieri: uno in Finlandia e uno in Francia, nessun impianto è già in funzione. In Finlandia i costi effettivi a metà della costruzione hanno già superato del 50 per cento il budget. L'autorità di sicurezza nucleare finlandese ha riscontrato 2100 non conformità nel corso della costruzione.
Il Presidente Sarkozy, in assenza di nuovi ordinativi, ha annunciato che la Francia, cioè lo stato, chiederà ad AREVA – società quasi interamente pubblica – di costruire un secondo reattore EPR in Francia. Un'implicita dimostrazione che nucleare e mercato non sono compatibili: a ordinare reattori dovrebbe essere un'azienda non lo stato.
Un grido d'allarme si leva per l'ondata di manifestazioni scatenata dagli effetti sociali del terremoto economico in atto. Dai cortei italiani e francesi alle insurrezioni studentesche in Grecia, dall'amaro risveglio nei paesi neofiti del capitalismo in Europa orientale al protezionismo salariale britannico, la conflittualità riesplode, ma quello che è cambiato davvero è la nuova paura dei «decisori» «La perdita dei posti di lavoro minaccia la stabilità in tutto il mondo» titolava in prima pagina il New York Times di domenica. È un grido d'allarme che riflette l'ansia con cui finanzieri e industriali - o, più pudicamente, «i mercati» - monitorizzano gli effetti politici e sociali della recessione in atto. La domanda è: quanto è giustificato questo allarme dalle proteste in corso, e quanto invece riflette il timore per quanto deve ancora avvenire? Abbiamo ancora negli occhi l'imponente corteo della Cgil di venerdì scorso a Roma. E certo, il riepilogo offerto dalla Reuters delle proteste scoppiate in giro per l'Europa non può non colpirci. Particolarmente inquieti sono i nostri vicini greci, a giudicare non solo dai blocchi stradali organizzati a gennaio dagli agricoltori (ancora in questo mese la polizia ha represso manifestazioni contadine a Creta), ma soprattutto dalle insurrezioni studentesche di dicembre, alimentate tanto dall'ottusa repressione governativa quanto dall'altissimo tasso di disoccupazione giovanile. Né sono più tranquilli i nostri vicini occidentali: a gennaio più di 2,5 milioni di francesi sono scesi in piazza per protestare contro la (non) risposta alla crisi data dal presidente Nicholas Sarkozy. Ma forse è sfuggito a molti che le proteste più violente si sono scatenate non sul territorio metropolitano francese, ma in quella parte di Francia che è situata nei Carabi, nell'isola di Guadalupe, paralizzata per tre settimane da uno sciopero generale contro l'alto costo della vita: i protestanti hanno bloccato strade, supermercati, pompe di benzina. Il malcontento serpeggia anche in Germania, come è dimostrato dal recente sciopero del settore pubblico e dagli avvisi di sciopero depositati nelle ferrovie (e a Lufthansa). Gli italiani hanno poi seguito con inquietudine le azioni degli operai inglesi che protestavano contro l'azienda francese Total che aveva assunto lavoratori italiani e portoghesi per ampliare una propria raffineria nel Lincolnshire: per la prima volta da anni è emerso qui un protezionismo non mercantile, ma salariale, un «protezionismo operaio». Per quanto il tasso di disoccupazione in Gran Bretagna (del 6,1%) sia ancora tra i più bassi in Europa, il suo aumento rappresenta una brusca inversione di tendenza rispetto al boom degli anni (1997-2007). E nella City la situazione è ancora peggiore, visti i licenziamenti a raffica del settore finanziario: martedì scorso i bancari hanno dimostrato di fronte a Whitehall. Interessante è il caso dell'Islanda: questa piccolissima nazione (286.000 abitanti) era assurta a perno della finanza mondiale, un ruolo spropositato con le sue risorse. Il crollo dell'autunno scorso ne ha fatto esplodere la bolla speculativa, e a gennaio l'isola dei ghiacci è stata scossa da manifestazioni, alcune insolitamente violente, tanto che il primo ministro Geir Haarde si è dovuto dimettere, sostituito da una coalizione di centrosinistra. Ma dove l'impatto si è rivelato più duro e il risveglio più amaro, è stato nei paesi neofiti, appena convertiti al capitalismo. In Bulgaria, dopo che il mese scorso una sommossa aveva già sconvolto Sofia, la settimana scorsa sono stati i poliziotti a protestare per ottenere un aumento salariale, mentre i contadini bulgari bloccavano l'unico ponte sul Danubio che collega con la Romania. In Montenegro, gli operai di un'impresa di alluminio di proprietà russa hanno chiesto a Podgorica la riapertura della fabbrica chiusa per la crisi, appoggiati dai coltivatori di tabacco e dai siderurgici di Niksic. Inverno caldo anche nelle repubbliche baltiche: a gennaio in Lituania la polizia ha sparato gas lacrimogeni contro dimostranti che tiravano pietre contro il parlamento (80 arresti e 20 feriti), mentre anche nella vicina Lettonia 10.000 manifestanti affrontavano la polizia per protestare contro gli annunciati tagli salariali. Anche i contadini hanno lanciato una serie di azioni sfociate il 3 febbraio con le dimissioni del ministro dell'agricoltura lettone. La lista può continuare: la protesta a Banja Luka dei metallurgici bosniaci della fabbrica di alluminio Birac; la sequela di proteste che dal mese scorso scoppiano un po' in tutte le città russe e la persistente agitazione degli importatori di auto usate a Vladivostok (vedi articolo accanto). Insomma, sembrerebbe davvero che la brace sta covando sotto una lunga cenere, che la recessione stia scuotendo inerzie decennali. Ma è davvero così? Per il momento è troppo presto per dirlo. Anzi, a scorrere le passate cronache degli scioperi nei vari paesi, si potrebbe persino sostenere che per il momento il livello di conflittualità non è più alto del solito: scioperi e proteste scoppiano ogni mese in qualche parte d'Europa e del mondo. Quel che è radicalmente cambiato è il livello di attenzione prestato dalle classi dirigenti alle azioni salariali. L'impressione è che i «decisori» (per usare il brutto termine coniato dagli eurocrati) si stiano impaurendo per le conseguenze di una crisi di cui non avevano misurato l'ampiezza. Come è noto, i «mercati» hanno un'idiosincrasia per la piena occupazione, quando la forza lavoro ha più margini di contrattazione e dispone di leve più forti, tant'è che a ogni aumento della disoccupazione le borse registravano storicamente un rialzo. Ma una cosa è l'occupazione «non-piena», altra cosa è il dilagare della disoccupazione di massa che si delinea all'orizzonte. Tanto più che continuano a piombare pessime notizie, come il crollo dell'economia giapponese il cui Pil è sceso del 12% in un solo anno, il calo peggiore dalla seconda guerra mondiale. O come i 20 milioni di immigrati nelle città che in Cina hanno dovuto riprendere la via delle campagne perché licenziati. Nell'ansia con cui trepidano gli organi di stampa del gran capitale s'intralegge anche un altro timore: quello di aver esagerato, di aver tirato troppo la corda (quella dello sfruttamento), di aver tanto lesinato sulle retribuzioni da distruggere ogni domanda al consumo.
[fonte: di Marco d'Eramo IL MANIFESTO INTERNAZIONALE 17.02.2009]
18/lug/2007 No ai licenziamenti! Alla Terim, un'industria di tre stabilimenti nella provincia modenese, sono state avviate le procedure di licenziamento per circa 300 dipendenti, in quanto la direzione dell'azienda vuole delocalizzare la produzione all'estero. Per questo motivo gli operai e i sindacati stanno lottando per mantenere il proprio posto di lavoro e il sito produttivo. Nel servizio sono raccolte le testimonianze di alcuni lavoratori durante una giornata di picchetto.
La Comedil, azienda che assembla gru per cantieri a Cusano Milanino (Mi), è oggetto di una dura lotta dei lavoratori per mantenere il proprio posto di lavoro e impedire la chiusura dello stabilimento. I 49 operai della fabbrica hanno sfidato la proprietà piantando una tenda permanente davanti ai cancelli dell’azienda per impedire l’ingresso ai camion che dovrebbero portare via le gru terminate.
Abbiamo intervistato Ambrogio Casati, delegato Fiom, che ci ha raccontato la storia sindacale degli ultimi anni dell’azienda e quali decisioni i lavoratori stanno mettendo in campo per lottare contro la chiusura.
Cominciamo dall’inizio. Quali sono le tradizioni sindacali della fabbrica? Per quasi 20 anni abbiamo sempre ottenuto ottimi contratti interni. Nel 2003 siamo riusciti a firmare un precontratto con un aumento superiore alla media nazionale, attraverso ben 3 giorni di fila di sciopero, picchetti davanti ai cancelli e 12 ore consecutive di trattativa. Riuscimmo a fare assumere anche due lavoratori interinali. Anche sul terreno degli straordinari abbiamo sempre siglato dei buoni accordi, mediamente superiori a quelli ottenuti a livello nazionale.
Per molto tempo siamo riusciti a superare i periodi di cassa integrazione e questa è una cosa importante, soprattutto se si pensa che lo stabilimento di Cusano è una filiale: la sede centrale è a Pordenone, dove si producono gru per cantieri di taglia e modello differente da quelle che produciamo qui.
Le prime avvisaglie della crisi si sono manifestate nel 2007: nella sede centrale di Pordenone c’erano molte più commesse e la direzione voleva aprire qui la cassa integrazione. Abbiamo sempre fatto molti sacrifici per mantenere i livelli produttivi dell’azienda: trovammo un accordo per cui, pur di evitare la cassa integrazione per questa sede, avremmo mandato quattro lavoratori su a Pordenone per colmare le mancanze di manodopera e colmare la produzione.
Il 19 dicembre del 2007 l’azienda ci comunicò l’intenzione di non riconfermare 4 lavoratori interinali e uno a tempo determinato: i padroni avevano ben studiato la mossa perchè avevano comunicato i licenziamenti il giorno della consegna del contratto interno. Tale decisione fu comunicata ai lavoratori il giorno seguente. Votammo e cominciammo uno sciopero ad oltranza: nella riunione di fine giornata approvammo la proposta di reintegro di tutti i licenziati non appena fosse ripartita la produzione, da sottoporre all’azienda. Ma i padroni fecero una chiusura totale nei confronti della nostra proposta e ci dissero che con 100 gru invendute in magazzino non avrebbero assunto proprio nessuno. Il ricatto era evidente: usare la crisi per strapparci un contratto interno più morbido.
Due dei cinque lavoratori hanno fatto causa al giudice che ha dato loro ragione: ora devono decidere se essere reintegrati.
Come è scoppiata la lotta attuale? Per tutto il periodo successivo, ossia dall’inizio del 2008, i padroni continuavano ad assicurarci che non avrebbero mai fatto uso della cassa integrazione fino a dicembre 2008. In realtà stavano solo prendendo tempo, utilizzando questa tattica per otto lunghi mesi.
L’azienda in questi anni ha prodotto tantissimo: la direzione, proprietaria delle azioni quotate a Wall Strett, ha fatto affari d’oro senza che un centesimo di queste rendite venisse riversato nelle tasche degli operai. Nonostante la crisi, i padroni continuavano a dirci che volevano mantenere la filiale di Cusano e che l’unico problema sarebbe stato quello di alzare i ritmi di lavoro: volevano che con lo stesso personale arrivassimo a 1000 gru all’anno attraverso l’impiego di un modello di sfruttamento del lavoro maggiore. Per presentarci questo modello toyotista, che loro chiamavano modello Tbs, i padroni americani sono addirittura arrivati fin qui.
In realtà non hanno fatto altro che usarci come cavie: applicare su di noi questi standard produttivi, consapevoli da tempo che avrebbero chiuso l’azienda, per poi svilupparlo da altre parti.
A giugno, con l’azienda che respirava aria di crisi, hanno addirittura cercato di scaricarci in busta paga le loro azioni, ormai senza valore. Che ipocrisia! Quando l’azienda fioriva non ci hanno mai offerto nulla.
Nel mese di ottobre del 2008 la direzione ha gettato la maschera e ha comunicato la volontà di aprire la cassa integrazione: siamo riusciti ad ottenere un buon accordo, attraverso l’apertura di una cassa integrazione a rotazione per 27 dipendenti. Anche questo lo abbiamo fatto pur di mantenere il sito produttivo e tutti i posti di lavoro.
L’accordo prevedeva la cassa integrazione a rotazione fino al 6 febbraio 2009. A dicembre ci hanno convocato all’Assolombarda per comunicarci che avrebbero chiuso lo stabilimento di Cusano e che tutto il lavoro sarebbe stato portato a Pordenone.
Come è stata sviluppata la trattativa? Fin dall’inizio realizzammo come la crisi fosse stata un pretesto per la direzione che aveva deciso di chiudere la filiale molto tempo prima. Infatti quando fummo convocati per la seconda volta all’Assolombarda non si presentò nemmeno un membro della direzione. Ci ritrovammo a trattare con l’avvocato dei padroni e il funzionario dell’Assolombarda.
Fin dall’inizio abbiamo fatto causa per comportamento antisindacale: la direzione ha violato l’accordo che prevedeva la cassa ordinaria per 13 settimane. Avremo l’udienza il 5 febbraio: in caso di vittoria deve continuare la cassa integrazione e va riaperta successivamente la trattativa .
Il lavoro di certo non ci manca e siamo sicuri che arriveranno ancora ordini.
Devo dire che stiamo ricevendo la solidarietà di molti lavoratori ed anche delle istituzioni: la tenda della Protezione Civile è stata fornita dal comune. Noi prima dormivamo in macchina per preservare le gru finite e quelle da finire: qui infatti assembliamo e non abbiamo grandi macchinari da difendere, ma il valore degli ordini terminati è molto alto ed è la nostra forma di pressione più grande. Non deve uscire nulla da qui.
E’ una lotta dura: qui vi sono anche lavoratori con problemi di salute – qui interviene Mario, 54 anni, che ci spiega come abbia preso per mesi 500€ di stipendio perchè ha formalmente superato la soglia della malattia. L’azienda ha a disposizione il fondo Inps per la patologia ma stanno facendo di tutto per rinviare il problema, come se la malattia fosse un fastidio per loro e una colpa per l’operaio. Cosa avete intenzione di fare adesso? Il presidio serve a non fare uscire le gru. Siamo determinati ad andare fino in fondo per riottenere il nostro posto di lavoro: è in gioco il futuro di 45 lavoratori, delle loro famiglie e di una fabbrica all’avanguardia. La nostra lotta è innanzitutto per il mantenimento del posto di lavoro: se non riusciamo a salvare questa fabbrica i padroni devono trovarci un altro posto di lavoro.
Abbiamo ancora molto materiale in azienda e molte gru da terminare: il lavoro non mancherebbe, nè mancherebbero gli ordinativi. Voglio ricordare che questa azienda, nonostante la crisi, ha terminato l’anno in attivo. La direzione sta chiudendo solo perchè ha guadagnato un po’ meno.
Ci è stato comunicato dal comune che l’area avrebbe un interesse commerciale se l’azienda dovesse chiudere. Visto che quest’anno ci saranno le elezioni speriamo davvero che non vinca la destra.
Ci sono altre aziende in crisi nella zona? La Metalli Preziosi, a Paderno, ha una crisi che si protrae ormai da diversi anni: sembra che ora abbiano trovato un acquirente. Stiamo cercando di coordinarci come aziende in crisi: per adesso noi della Comedil siamo in contatto con i lavoratori della Metalli Preziosi e della Innse. Cerchiamo di tenerci in contatto per le assemblee, per i presidi, anche se non siamo propriamente organizzati: cerchiamo di fare le cose a mano a mano che si sviluppano.
Questa vertenza può diventare un esempio: quali passi si possono fare per rompere l’isolamento di queste aziende in crisi? Abbiamo cominciato con l’aprire fin da subito una cassa di resistenza. In generale, pensiamo che le istituzioni debbano impegnarsi tanto quanto ci stiamo impegnando noi per salvare la fabbrica. Certo, la Provincia ha avuto un incontro con l’azienda: forse però il problema è stato permettere l’insediamento di questa multinazionale nelle aziende del territorio senza alcuna forma di controllo.
Siamo ancora tutti uniti: stiamo votando democraticamente ogni passo della vertenza, dalle parole d’ordine della trattativa ai turni nella tenda. Stiamo sfruttando tutti i canali di comunicazione a nostra disposizione: dai volantinaggi ai mercati all’apertura di un blog (il blog ha il seguente indirizzo: http://terexusaegetta.blogspot.com). I padroni americani temono moltissimo la cattiva pubblicità, soprattutto in un periodo di forte turbolenza finanziaria. Mercoledì 28 gennaio andremo davanti ai cancelli della fabbrica di Pordenone a far sentire le nostre ragioni.
In fabbrica facciamo tutto noi: non esiste nessun aspetto dell’assemblaggio che non passi dalle nostre mani.
Ma a parte questo, siamo noi che mandiamo avanti ogni aspetto della fabbrica ogni giorno.
Questo aumenta la nostra volontà ad andare avanti tutti insieme per mantenere la fabbrica e il posto di lavoro di ognuno di noi
Lavoratori Terex/Comedil Cusano Milanino
La completa solidarietà di CultCorner.info a tutti gli operai che si trovano nella situazione dei compagni della Comedil Terex e della INNSE (vedi su questo blog Firma la nostra petizione "Giù le mani dalla INNSE" ); non vogliamo far diventare questo blog un bollettino di guerra, anche se è evidente che lo sia, ma informare il più possibile, con la speranza di ri-formare le coscienze... lotteremo con voi!
[fonte: blog di Beppe Grillo - commento finale dell'autore di questo blog]
Eluana non c'entra. E' un pretesto per sfiduciare la Presidenza della Repubblica. La sua funzione di controllo e di garante della Costituzione. E' un braccio di ferro, forse un braccio di merda. Lo psiconano non vuole più nessuno che lo intralci nella sua marcia di occupazione delle istituzioni. Napolitano non ha firmato il decreto legge. Il Consiglio dei ministri allora lo scavalca con un disegno di legge identico al decreto. Dovremo ricordarci chi lo ha votato. Un giorno potremmo procedere contro di loro per attentato contro lo Stato.
Il disegno di legge verrà proposto al Parlamento dei burattini di Arcore che lo approverà. Il disegno di legge è incostituzionale? Si cambierà la Costituzione! Nessun primo ministro europeo farebbe, direbbe quello che dice, quello che fa questa bombetta a orologeria della democrazia. Eluana potrebbe procreare? Eluana potrebbe sopravvivere per tre, quattro giorni al digiuno forzato come Pannella? Io sono un comico, ma chi pronuncia queste parole è solo un pover'uomo.
Schifani è stato contingentato in una corsa contro il tempo per l'approvazione del disegno di legge al Senato. Il Presidente del Senato agli ordini dello psiconano. Ma non vi rendete conto che è una farsa? Che Eluana è un'informazione di distrazione di massa? Ogni giorno una nuova, pessima notizia. Non è sufficiente difendersi dal crollo dell'economia, occuparsi dei mille problemi quotidiani. Non basta. Ogni giorno che Dio manda in terra dobbiamo difenderci da una nuova legge, un decreto, un emendamento, un esproprio dei nostri diritti civili.
I nostri dipendenti operano senza sosta per mettersi al sicuro dalla magistratura e dalla resa dei conti. E' spossante e anche umiliante per un cittadino vivere in Italia. In tutto il mondo si cerca di fronteggiare la crisi, questi politicanti, ex fascisti, ex leghisti, piduisti a tempo pieno usano la crisi per rafforzare il loro potere ed eliminare gli altri, dalla magistratura, al Parlamento, alla Corte dei conti, alla presidenza della Repubblica.
Hanno fretta, una maledetta fretta. Sentono gli zoccoli dei bisonti, la cascata del Niagara che aspetta l'Italia. non vogliono fare la fine di Ceaucescu, ma neppure quella di Bottino Craxi. Il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato "prospettive tetre" per l'Italia. Tetre, un termine da Dario Argento, da film dell'orrore. Vogliono mettere l'esercito sul ponte del Titanic e fuggire con le scialuppe di salvataggio.
Loro non molleranno mai (ma gli conviene?).Noi neppure.
e questo è quel che ci dice il nostro caro Beppe ed è veramente un peccato che solo pochi possano ascoltarlo o leggerlo perchè è uno dei pochi che lotta contro questa situazione "tipicamente" italiana, di farsi abindolare da chiunque sappia "entrare" in politica, sfruttando l'ignoranza stessa politica degli italiani, politicanti da bar, voto e poi mi sbatto le balle! E' tutto da rifare, ricreando una Vera cultura del rispetto, della dignità e dell'onestà, dell'antimafia, dell'anticrimine, dell'antifascismo, della fratellanza e quindi cominciare col licenziamento di TUTTI i politici e azzeramento totale di tutti i privilegi acquisiti (in mobilità con 120 euro al mese in social card senza PIN come a molti bisognosi è successo, ma che per dignità ed orgoglio se ne sono stati zitti, ma anche per paura!) Non è uno sfogo ma una convinzione! M.Londeroaka webrond
"Ducj i oms a nassin libars e compagns come dignitât e dirits... ... cence nissune distinzion par vie di gjernazie, colôr, mascjo o femine, lenghe, religion, di impinion politiche o alcaltri, di çoc nazionâl o sociâl, di ricjece, di nassite ... ...ogni individui al à dirit a la vite, a la libertât
... (dai articui 1, 2, 3, de Declarazion Universâl dai Dirits dal Om, 1948)
Richard Falk, il professore di diritto internazionale della Princeton University e inviato speciale Onu nei territori palestinesi, ha accusato Israele di violare la legge internazionale, le leggi umanitarie internazionali e la convenzione di Ginevra. Egli ha descritto le politiche di Israele contro i palestinesi e l'assedio di Gaza come " crimini di guerra", "tendenze genocide", " risvolti da Olocausto", e " Olocausto in corso". Egli ha esortato il Tribunale Criminale Internazionale ad indagare la possibilità di incriminare i leader israeliani per crimini di guerra.
Il professor Falk conosceva già i crimini nazisti di Israele e le sue violazioni di diritti umani quando si è diretto in Israele la scorsa domenica 14 dicembre 2008 per visitare la Cisgiordania occupata e la striscia di Gaza per riferire sul rispetto israeliano degli standard dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale. Gli israeliani hanno detenuto il professor Falk all'aeroporto, lo hanno trattato come criminale e come una minaccia per lo Stato, lo hanno umiliato e deportato il giorno dopo a Ginevra.
Nonostante le forti dichiarazioni di Israele sul fatto che ogni ebreo al mondo ha la garanzia di ricevere automaticamente la piena cittadinanza israeliana con tutte le protezioni che questa implica, e nonostante sia un ebreo egli stesso, al professor Falk non sono state risparmiate le umiliazioni e la crudeltà cui Israele tratta i propri nemici.
A seguire: "Parlamentare ebreo britannico accusa Israele di comportarsi come i nazisti" (Uruknet)
Accanto al titolo: la vignetta pubblicata da VG, il maggiore quotidiano norvegese
Rafforzata dalla cecità e dal cieco supporto dell'America, lo spavaldo Israele voleva additare pubblicamente Falk e le Nazioni Unite che egli rappresenta, dichiarandosi al di sopra delle leggi internazionali e al di sopra di qualunque critica sui crimini e le sue violazioni di diritti umani, persino se tali critiche provengono da un ebreo. Una tale sfacciata umiliazione dell'organismo politico mondiale serve ad allontanare l'Onu, e perciò il mondo intero, dall'Olocausto che Israele sta perpetrando contro un milione e mezzo di palestinesi a Gaza e tutti gli attuali crimini di guerra contro il resto di palestinesi in tutta la Palestina.
Le accuse da parte di Falk di crimini da Olocausto nazista non sono differenti da quelle mosse da John Dugard, il suo predecessore, in diversi rapporti sulle condizioni della Palestina occupata. Molti personaggi politici coscienziosi, così come normali cittadini, di tutto il mondo, hanno descritto le politiche di Israele nella Palestina occupata in particolare, e in Medioriente in generale, come crimini di guerra e una minaccia alla pace mondiale.
Paragonando l'attuale Israele con la Germania nazista si scopre che la maggior parte delle politiche israeliane sono la copia esatta delle politiche naziste. La Germania nazista aveva invaso i suoi vicini europei dall'Inghilterra alla Russia. Anche Israele ha invaso tutti i suoi paesi confinanti: Egitto, Giordania, Siria e Libano. E' anche coinvolto pesantemente nell'invasione dell'Iraq e dell'Afganistan. I suoi tentacoli hanno anche raggiunto paesi africani come Sudafrica, Somalia, Sudan, Angola e Sierra Leone.
Le macchine da guerra naziste erano solite invadere le città che resistevano, allineare gli uomini al centro della città e ucciderli a sangue freddo, distruggere poi l'intera città come esempio deterrente per qualunque altra possibile città disposta a resistere. Peggio dei nazisti le forze israeliane hanno invaso pacifiche città palestinesi, ucciso uomini, donne e bambini a sangue freddo ovunque e in qualunque posto li incontrassero, hanno fatto esplodere le loro case con i residenti dentro e infine hanno demolito intere città per fare spazio a nuove colonie israeliane. In tutto il 1948-1949 gli israeliani hanno commesso 70 orribili massacri contro villaggi palestinesi, distrutto totalmente 675 città e villaggi palestinesi comprese chiese e moschee. Tali massacri e demolizioni hanno seguito un disegno prestabilito, sono stati ripetuti in un villaggio dopo l'altro indicando un piano genocida premeditato.
Come detto dal defunto generale israeliano Moshe Dayan: " la dichiarazione dello stato di Israele nel 1948 è stata fatta alle spese della pulizia etnica di 513 villaggi palestinesi, creando più di 700.000 rifugiati palestinesi, espropriando le loro terre, case e negozi per il 78% della Palestina... Non c'è un solo posto costruito in questo paese che non avesse una precedente popolazione (palestinese)."
Israele sta, ancora oggi, compiendo questi crimini genocidi da Olocausto nazista soffocando gradualmente un milione e mezzo di palestinesi a Gaza con la fame, la sete, la mancanza di carburante e le malattie. L'esercito israeliano sta demolendo 40 villaggi palestinesi nel deserto del Negev. I bulldozer dell'esercito distruggono quotidianamente le case palestinesi in tutte le maggiori città della Palestina quali Gerusalemme, Betlemme, Hebron, Ramallah, e Nablus.
L'esercito nazista perpetrò molti massacri contro i prigionieri di guerra. Erano soliti giustiziare i prigionieri e gettarli in fosse che precedentemente i prigionieri erano stati ordinati di scavare per se stessi. L'esercito israeliano ha seguito lo stesso metodo di giustiziare i prigionieri di guerra, specialmente durante le guerre tra Israele ed Egitto del 1956 e del 1967. Ciò è stato riferito dal quotidiano israeliano Haaretz il 27 giugno del 2000. Il segretario generale dell'organizzazione egiziana per i diritti umani, Muhammad Munib, ha pubblicato un rapporto che conferma che Israele aveva uccisotra i 7000 e i 15000 prigionieri di guerra egiziani del 1956 e del 1967. Il rapporto identificava anche l'ubicazione di 11 fosse nel Sinai e in Israele in cui erano stati sepolti migliaia di prigionieri egiziani.
Il più grande di questi massacri fu quello di El-Arish, in cui le forze israeliane uccisero almeno 150 prigionieri di guerra egiziani. Alcuni dei prigionieri furono investiti più volte dai carri armati israeliani, un crimine che è ancora praticato dall'esercito israeliano specialmente nella striscia di Gaza. La storia del massacro fu inizialmente riferita da testimoni oculari israeliani sul quotidiano Yediot Ahronot e successivamente dal giornalista Ran Adelist sulla tv israeliana. Fu anche riportato dallo Washington Report di maggio/giugno 1996 alle pagine 27 e 28. Il massacro fu anche registrato dalla nave di pattuglia americana USS Liberty che navigava a 12 miglia dalla costa di Gaza. Questo massacro era un grave crimine di guerra e potrebbe essere stata la principale ragione per l'attacco israeliano contro la Liberty.
Peggio dei nazisti l'esercito israeliano ha adottato la politica di colpire giovani bambini palestinesi nel tentativo di "incoraggiare" le famiglie palestinesi a lasciare il paese per garantire un futuro ai figli e/o per esaurire le loro risorse economiche con le cure e l'assistenza ai loro figli feriti e disabili, vittime dei cecchini israeliani. Dall'inizio della seconda intifada palestinese, settembre 2000, le forze israeliane hanno assassinato 1050 bambini nella striscia di Gaza e in Cisgiordania; vedete anche il Guardian del 21 ottobre 2008 e Al-Jazeera, 22 ottobre 2008. Un documentato rapporto del Palestinian Centre for Human Rights, con testimonianze oculari, riferisce che almeno 68 bambini sono stati uccisi dall'esercito israeliano durante 12 mesi dal giugno 2007 al giugno 2008 prima dell'accordo di tregua. Il numero delle vittime tra i bambini è salito drammaticamente durante i primi sei mesi del 2008 con il massiccio assalto dell'esercito israeliano contro la striscia di Gaza denominato "Operation Winter Heat". I bambini venivano direttamente presi di mira dai cecchini israeliani mentre camminavano per le strade, mentre stavano di fronte alle loro case e persino mentre stavano nelle aule di scuola, così come sono stati colpiti da missili comandati a distanza mentre giocavano nei cortili. Essi sono anche le vittime indirette del deliberato prendere di mira da parte di Israele di aree residenziali densamente popolate (Gaza è densamente popolata) che comprendono scuole, ospedali e mercati.
L'età media dei bambini colpiti è di 10 anni secondo un documento di 1000 pagine di Save the Children. La maggioranza di questi bambini erano innocenti passanti che non partecipavano ad alcuna attività "ostile" e che non costituivano alcuna minaccia ai soldati israeliani pesantemente armati. Nell'80% dei casi di bambini colpiti, Israele ha impedito che le vittime ricevessero cure mediche. Il rapporto documenta anche che più di 50.000 vittime minorenni hanno avuto bisogno di cure mediche per ferite che comprendono colpi di arma da fuoco, inalazione di gas lacrimogeni e fratture multiple. Un bollettino intitolato " omicidio deliberato" pubblicato nel 1989 dalla Israeli League for Human and Civil Rights riferiva che soldati e cecchini israeliani, provenienti da unità speciali e che prendevano di mira bambini palestinesi avevano "accuratamente scelto" le vittime, che furono colpiti alla testa o al cuore morendo istantaneamente (Mike Berry & Greg Philo, 'Israel and Palestine-Competing Histories’, Pluto Press, London, 2006, pp. 86-87).
Secondo la quarta convenzione di Ginevra del 1949, secondo la Convenzione Onu sui Diritti del Bambino del 1989 (firmate da Israele) ai bambini deve essere fornita speciale protezione durante i conflitti armati internazionali. Israele ha violato e continua violare queste leggi internazionali.
Come la Germania nazista, che ha sviluppato e utilizzato ogni tipo di nuova arma compresi i razzi V2 e il gas nervino, Israele ha utilizzato ogni tipo di armi, comprese armi nuove e sperimentali, contro i civili palestinesi. Queste comprendevano i proiettili esplosivi Dumdum, il gas nervino, armi sperimentali chimiche e biologiche, velivoli comandati a distanza e DIME (Dense Inert Metal Explosive, esplosivi a metalli inerti e densi) e le ultime mitragliatrici ad alta potenza e controllo remoto ("seer shots", vedi filmato sotto n.d.t.) installate sulle alte torri del muro di prigionia ("muro di separazione") e gestite da soldatesse adolescenti in lontane stanze di controllo come se fossero giochi di guerra al computer. Israele è anche noto per possedere armi nucleari ed è solita suggerire che la userebbe se/quando si sentisse minacciato.
I nazisti tedeschi avevano subito un lavaggio del cervello ed erano guidati da un'ideologia sociale suprematista della superiore Razza Ariana. Essi credevano di essere superiori agli altri popoli e che avrebbero dovuto governare il mondo. In modo simile gli israeliani hanno subito un lavaggio del cervello e sono guidati da un'ideologia religiosa suprematista di un popolo scelto da Dio nella terrà promessa da Dio, e credono che sia loro dovere religioso (mitzvah) ripulire la terra dai gentili e stabilire un governo ebraico in preparazione dell'arrivo del Messia. Un'ideologia estremista simile viene insegnata ai bambini israeliani sin dall'infanzia.
Moshe Feiglin, che ha raggiunto una rispettabile posizione nella lista di candidati del Likud alla Knesset per le prossime elezioni, è un ammiratore di Hitler e della sua ideologia superiore. In un'intervista col quotidiano Ha’aretz nel 1995 e gli ha descritto Hitler come un genio militare e un grande costruttore della nazione. "Hitler era un genio militare senza pari. Il nazismo aveva trasformato la Germania da un basso ad un fantastico status fisico e ideologico. La gioventù stracciona si trasformò in una parte pulita e ordinata della società e la Germania ricevette un regime esemplare, un sistema di giustizia appropriato e un ordine pubblico.... Non era un branco di delinquenti. Essi semplicemente utilizzarono delinquenti e omosessuali". La sua soluzione da olocausto al problema palestinese, secondo il suo sito Manhigut ha’Yehudit (" leadership ebraica"), è di ordinare "la completa interruzione di acqua, elettricità e comunicazioni" ai 4 milioni di palestinesi in Cisgiordania e a Gaza.
Feiglin esprime i sentimenti profondi di ogni leader politico israeliano ad iniziare dal primo Primo Ministro Ben Gurion sino a Tzipi Livni, l'ultimo primo ministro facente funzione e ministro degli esteri, che hanno chiesto l'uccisione e il trasferimento di palestinesi al di fuori della terra di Israele promessa da Dio (Eretz Israel). Le loro vere politiche diventano ovvie e più evidenti nella loro retorica da campagna elettorale.
Tali tendenze genocide sono nutrite, incoraggiate e richieste dei maggiori rabbini e leader politici israeliani. Rabbi Yousef Obadia, il maggiore leader religioso israeliano, Rabbi Yisrael Rosen, direttore dello Tsomet Institute, Rabbi Mordechai Eliyahu, la maggiore autorità religiosa nella corrente nazionalista religiosa israeliana ed ex capo di "Eastern rabbi for Israel", Rabbi Dov Lior, presidente del consiglio dei rabbini di Giudea e Samaria (la Cisgiordania), Rabbi Shmuel Eliyahu, il rabbino capo di Safed e candidato al posto di rabbino capo di Israele, Rabbi Eliyahu Kinvinsky, la seconda autorità per anzianità nella corrente religiosa ortodossa, Rabbi Israel Ariel, uno dei più prominenti rabbini nelle colonie della Cisgiordania, e Rabbi Yitzhaq Ginsburg, un importante rabbino israeliano, insieme a molti altri leader religiosi estremisti, chiedono ripetutamente il totale sterminio e il trasferimento dei palestinesi.
Gli israeliani ipnotizzati e fuorviati, specialmente i fondamentalisti religiosi, attaccano regolarmente le città palestinesi, le loro chiese, moschee e cimiteri con slogan come " morte agli arabi", " gasiamo gli arabi" e " Maometto è un maiale" occupando la terra palestinese dopo avere cacciato con la forza i proprietari, attaccato i contadini, bruciato i raccolti, tagliato i loro alberi da frutto, avvelenato i loro pozzi d'acqua, ucciso i loro animali, distrutto le proprietà, saccheggiato i negozi, terrorizzato civili e bambini e sparato alla gente. Cercate su YouTube "Israeli settlers violence" e vedrete centinaia di video che mostrano il terrorismo dei coloni israeliani [un esempio qui sotto n.d.t.].
Una notevole somiglianza tra Israele e i nazisti è data dai loro gruppi terroristici appoggiati dallo Stato. Secondo gli articoli "Eichmann Tells His Own Damning Story" ["Eichmann racconta la sua maledetta storia"], Life Magazine, Volume 49, Numero 22, (28 Novembre 1960) pp. 19-25, 101-112, e "Eichmann’s Own Story: Part II" ["La storia di Eichmann: parte II"], Life Magazine, 6 Dicembre 1960 pp. 146-161, Adolf Eichmann affermò come i leader sionisti fossero idealisti come i leader nazisti, disposti a sacrificare centinaia di migliaia di persone del loro stesso sangue per raggiungere uno scopo politico. Lenni Brenner spiega nel suo libro "Zionism in the Age of Dictators", [" il sionismo nell'età dei dittatori"], capitolo 25, che Eichmann si riferiva ad un accordo che i nazisti strinsero con i leader sionisti, come l'ungherese Rezso Kastner, per salvare poche migliaia di sionisti appositamente scelti e ricchi ebrei, che sarebbero immigrati in Palestina, in cambio della consegna di 750.000 ebrei ungheresi e di altri milioni di ebrei europei destinati alla morte per rendere gli ebrei le "vittime legittime" in modo che l'Organizzazione Sionista Mondiale avesse poi il "diritto" di andare " al tavolo delle trattative a cui sarebbero state divise nazioni e terre alla fine della guerra... perché solo con il sangue (ebraico) noi (sionisti) otterremo la terra".
[Un altro esempio di legame tra sionisti e nazisti: la lettera del 1941 con cui il gruppo armato sionista Lehi, di cui faceva parte il futuro primo ministro israeliano Yitzhak Shamir, offriva collaborazione alla germania nazista. Vedi storia su Wikipedia.]
I nazisti crearono il Police Battalion 101, un gruppo terroristico il cui solo scopo era dare la caccia a cittadini ebrei, ucciderli e saccheggiare e distruggere le loro proprietà. Daniel Jonah Goldhagen afferma nel suo libro "Hitler’s Willing Executioners" ["I volenterosi carnefici di Hitler"] che il Battalion 101 fu responsabile per " la deportazione e l'orribile massacro di decine di migliaia di uomini, donne e bambini ebrei in Polonia".
Israele sotto il terrorista Ariel Sharon, che dopo divenne primo ministro d'Israele, ebbe la sua esatta copia del Battalion 101 chiamata Unit 101. Sotto la leadership di Sharon la Unit 101 adottò gli stessi metodi criminali per terrorizzare i palestinesi. Sviluppò anche quelli che divennero noti come "jeep raids"; guidare jeep, con mitragliatrici montate davanti e dietro, dentro le città palestinesi uccidendo abitanti, bombardando case e bruciando campi. Sin dai primi anni 50 la Unit 101 fu responsabile per massacri di palestinesi in città quali il campo profughi di Bureij, Qibya, Idna, Surif, Wadi Fukin, Falameh, Rantis, Gerusalemme, Budrus, Dawayima, Beit Liqya, Khan Younis e Gaza.
Israele ha sempre fatto ricorso ad attacchi terroristici contro gli ebrei in altri paesi, specialmente paesi arabi come paesi nordafricani, Iraq, Libano e Giordania, per incoraggiare i residenti arabi ebrei ad emigrare in Israele. L'affare Lavon è solo un famoso episodio terroristico di questo tipo avvenuto in Egitto.
Il 29 gennaio 1999, in un articolo sul quotidiano Ha’aretz, Gideon Spiro, ex membro del battaglione 890, affermò che la Unit 101 era un prototipo iniziale e primitivo per le più sofisticate unità di liquidazione Duvdevan e Shimshon costituite durante l'intifada. Le loro operazioni erano caratterizzate "dall'uccisione di mucchi di civili e da poco vero combattimento".
Israele è l'unico paese al mondo con molti primi ministri che sono stati membri di organizzazioni terroristiche o di terrorismo di Stato coinvolte nel massacro di civili. Questi personaggi includono Golda Meir, Yitzhak Rabin, Menachem Begin, Yitzhak Shamir, Ehud Barak, Ariel Sharon, e Shimon Peres.
Arnold Toynbee scrisse che " è stata una tragedia suprema che la lezione imparata dagli ebrei dall'incontro con la Germania nazista sia stata non di rifuggire ma di imitare alcune delle malvagità che i nazisti avevano commesso contro gli ebrei".
Gli israeliani e gli ebrei del mondo hanno inseguito senza sosta per decenni i criminali di guerra nazisti per i loro crimini commessi durante la seconda guerra mondiale. Hanno inseguito criminali di guerra nazisti per il resto delle loro vite, anche quando erano vecchi e prossimi alla morte, perché pagassero per i loro crimini. Non ho alcun dubbio che, a loro volta, i criminali di guerra israeliani saranno perseguiti e condannati per i loro crimini di guerra commessi contro gli arabi.
Il Dr. Elias Akleh, redattore di MWC (Media With Coscience), è uno scrittore arabo di origine palestinese nato nella città di Beit Jala. La sua famiglia fu dapprima espulsa da Haifa dopo la "Nakba" del 1948. poi espulsa da Beit Jala dopo la "Nakseh" del 1967. Oggi vive negli USA, e pubblica su internet i suoi articoli sia in arabo che in inglese.
Titolo originale: "Nazi Israel … Indeed"
Fonte: http://desertpeace.wordpress.com Link 22.12.2008
PARLAMENTARE EBREO BRITANNICO ACCUSA ISRAELE DI COMPORTARSI COME I NAZISTI
DI SETFREE68 Uruknet
"Israele è nato dal terrorismo ebraico, il padre di Tzipi Livni era un terrorista". Incredibili affermazioni alla House of Parliament. Sir Gerald Kaufman, un veterano dei parlamentari laburisti, ieri ha paragonato le azioni delle truppe israeliane a Gaza ai nazisti che costrinsero la sua famiglia a scappare dalla Polonia.
Durante un dibattito alla Camera dei Comuni sui combattimenti a Gaza, egli ha esortato il governo a imporre un embargo delle armi a Israele.
Sir Gerald, che è stato cresciuto come ebreo ortodosso e sionista, ha detto: "Mia nonna era malata nel suo letto quando i nazisti entrarono nella sua casa e un soldato tedesco le sparò uccidendola mentre era a letto."
"Mia nonna non è morta per fornire una copertura ai soldati israeliani che uccidono le nonne palestinesi a Gaza. L'attuale governo israeliano sfrutta cinicamente e spietatamente la perpetua colpa dei gentili per il massacro degli ebrei nell'Olocausto come giustificazione per la sua uccisione dei palestinesi".
Egli ha detto che l'affermazione che gran parte delle vittime palestinesi fossero militanti "era la replica dei nazisti" e ha aggiunto: "Suppongo che gli ebrei che combattevano per la loro vita nel ghetto di Varsavia sarebbero potuti essere qualificati come militanti".
Egli ha accusato il governo israeliano di cercare la conquista e ha aggiunto: "non sono semplicemente dei criminali di guerra, sono dei pazzi".
Titolo originale: "Video: UK Jewish MP: Israel acting like Nazis in Gaza"