Troppe scuole crollate, il governo apre un'inchiesta e il premier (con la tv) visita le zone colpite. C'è una opinione pubblica anche a Pechino
Simone Pieranni
Pechino
Il bilancio ufficiale del terremoto parla di 22mila morti accertati, ma il numero potrebbe arrivare a 50 mila. Quasi 5 milioni i senzatetto, mentre ieri una nuova scossa di assestamento ha provocato danni alle comunicazioni appena ripristinate. In Sichuan l'ecatombe è ufficiale, come ha detto il premier Wen Jiabao. Sulle cause del disastro il governo prende le prime decisioni: verrà aperta un'inchiesta - che partirà però solo dopo la normalizzazione della situazione - sulle numerose scuole distrutte dal terremoto. «Se dovessimo verificare che vi sono stati problemi legati alla costruzione degli edifici scolastici, tratteremo i responsabili senza alcuna tolleranza», ha detto un responsabile del ministero dell'Istruzione, Han Jin. In questo modo Pechino (anche il presidente Hu Jintao ha visitato le zone del disastro) risponde in modo fermo alle polemiche nate dalla constatazione che, a fronte della distruzione di scuole e case, altri complessi - palazzi del partito e del governo locale - avrebbero invece resistito. Alcuni sopravvissuti avevano già posto il problema, come la madre di una bambina deceduta nel collasso di una scuola: ««Mia figlia non è stata uccisa dal terremoto ma da una struttura derelitta. Non è un disastro naturale, è un disastro umano».
Oltre ai problemi legati alla tenuta delle dighe e ai laghi creati dai detriti, è allarme anche per le possibili fughe radioattive: il principale laboratorio di ricerca atomica della Cina si trova a Mianyang, proprio al centro della provincia più colpita, il Sichuan. Il portavoce del ministero degli esteri Qin Gang ha negato il problema ma l'attenzione resta alta: nel giorno stesso del terremoto il problema era stato affrontato in una riunione convocata dal ministro della protezione ambientale Zhou Shegxian. Secondo alcune fonti la zona del laboratorio è stata evacuata ed è stata una delle prime tappe del presidente Hu Jintao nelle zone disastrate.
Oltre ai problemi legati alla tenuta delle dighe e ai laghi creati dai detriti, è allarme anche per le possibili fughe radioattive: il principale laboratorio di ricerca atomica della Cina si trova a Mianyang, proprio al centro della provincia più colpita, il Sichuan. Il portavoce del ministero degli esteri Qin Gang ha negato il problema ma l'attenzione resta alta: nel giorno stesso del terremoto il problema era stato affrontato in una riunione convocata dal ministro della protezione ambientale Zhou Shegxian. Secondo alcune fonti la zona del laboratorio è stata evacuata ed è stata una delle prime tappe del presidente Hu Jintao nelle zone disastrate.
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