13/02/09

«Farò della Sardegna il più grande giardino d'Europa»

Berlusconi, una partita in prima persona
Questione nazionale
«Farò della Sardegna il più grande giardino d'Europa». Di promesse, in questa campagna elettorale, Silvio Berlusconi ne ha fatte tante. Ma quella di trasformare l'isola in una gigantesca propaggine del parco di Villa Certosa, la sua dimora in Costa Smeralda, rende meglio di tutte le altre lo spirito proprietario con il quale il Cavaliere affronta il duello diretto con Renato Soru. Proprietario innanzitutto, il leader del centrodestra, del Partito della libertà, al quale ha imposto un candidato debole, Ugo Cappellacci, figlio di uno dei suoi commercialisti, perché la partita deve essere giocata da lui in prima persona. I sondaggi, da sempre bussola neanche tanto nascosta delle scelte del capo del governo, davano l'Obama di Sanluri (come chiamano spregiativamente il governatore uscente quelli del centrodestra) vincente contro tutti i possibili leader locali del Pdl. E allora l'unico modo per farcela era quello di scendere in campo in prima persona. Da quando la campagna elettorale è cominciata Berlusconi ha trascorso in Sardegna quasi tutti i week end. Compreso l'ultimo, in piena crisi istituzionale per lo scontro con il capo dello stato sul caso di Eluana Englaro.
Ma non è soltanto per scelta del Cavaliere che le elezioni regionali in Sardegna (si vota questa domenica e il prossimo lunedì) hanno finito per assumere una connotazione nazionale. Il fatto è che Renato Soru, nel marasma politico del Pd, ha finito per diventare un leader non solo locale. S'è dimesso perché una parte (la metà) del suo partito non voleva che fossero estesi alle zone interne dell'isola i vincoli di tutela ambientale già imposti sulle coste, in un momento in cui in Abruzzo e a Napoli Veltroni doveva fare i conti con la scarsa trasparenza di comportamento di alcuni leader locali del Pd e le devastanti iniziative della magistratura. È così che l'Obama di Sanluri, con i suoi modi bruschi, con il suo vellutino etnico indossato quasi per sfida al posto di giacca e cravatta, con la sua crociata moralizzatrice contro i comitati d'affari trasversali che puntano alla cementificazione delle coste, è diventato pasto appetibile per i media nazionali. Non s'era mai visto un candidato alla carica di presidente in una regione (neppure centrale) finire sulle reti televisive pubbliche e private in programmi di grande audience, intervistato più come personaggio a tutto tondo che come candidato alla carica di governatore della Sardegna. Per non dire delle pagine intere dedicategli sui quotidiani a maggiore diffusione, con annesse ipotesi di una sua possibile scalata ai vertici del Pd autorizzate dall'intervista all'Espresso in cui l'ex presidente di Tiscali rivalutava l'esperienza dell'Ulivo prodiano e diceva che senza una solida alleanza con ciò che si muove a sinistra del Pd non è possibile né vincere né governare.
In Sardegna la sfida è diventata allora tra un Berlusconi sicuro di poter far vincere qualunque candidato del centrodestra solo con il ricorso alla sua capacità di trascinamento dell'elettorato e un Soru che i sostenitori dentro il Pd dipingono come il vero uomo nuovo, il leader che ha dimostrato che «riformismo» non è una parola vuota, come ha detto qualche giorno fa il capogruppo alla Camera Antonello Soro. E in queste settimane il confronto è andato avanti senza esclusioni di colpi. Berlusconi ha accusato il suo avversario di essere un «fallito»: come imprenditore perché anche Tiscali con la crisi è in difficoltà, e come politico perché, secondo il Cavaliere, la Sardegna durante gli ultimi anni si è drammaticamente impoverita. Il governatore uscente replica dicendo che non s'era mai visto un capo del governo impegnarsi in prima persona in elezioni amministrative e che il leader del Pdl non conosce i veri problemi dell'isola, sulla quale sbarca con atteggiamenti da colonizzatore. Berlusconi, aggiunge Soru, si fa scudo del lodo Alfano per insultare e per mentire impunemente e usa a suo vantaggio l'arma dei tg Rai, che dedicano ai blitz sardi del Cavaliere uno spazio spropositato.
Sullo sfondo di tutto ciò i problemi di una regione dove le conseguenze della crisi economica cominciano a farsi sentire in maniera pesante. A Portovesme, il polo metallurgico per la lavorazione dell'alluminio, di proprietà dei russi della Rusal, rischia la chiusura, con 400 possibili licenziamenti. Ma va male anche al petrolchimico di Porto Torres, anello debole della filiera produttiva Eni. Per non parlare dell'agricoltura, con migliaia di agricoltori indebitati sino al collo con le banche. Contenuti che restano, appunto, sullo sfondo. Prevale altro: la partita elettorale si gioca tutta sul terreno della sfida mediatica tra i leader.
di Costantino Cossu - CAGLIARI
[fonte: Il Manifesto 10/02/09]

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